Psichiatra e psicanalista statunitense (Norwich, New York, 1892 - Parigi 1949). Cofondatore della scuola di psichiatria di Washington e fondatore della rivista Psychiatry, S. può essere considerato, insieme a K. Horney e a E. Fromm, il massimo esponente della tendenza culturalista neo-freudiana negli USA. Ebbe una grande influenza nell'ambiente scientifico specie per l'idea che egli aveva del disturbo mentale (Conceptions of modern psychiatry, 1947; trad. it. 1961) e per il suo modo di impostare il rapporto con il paziente (The psychiatric interview, 1954; trad. it. 1967).
Dal 1923 al 1930 lavorò presso l'univ. del Maryland compiendovi notevoli studî sulla schizofrenia; fu, nel 1936, tra i fondatori della scuola di psichiatria di Washington e nel 1938 diede vita alla rivista Psychiatry, che divenne poi l'organo di diffusione delle sue posizioni teoriche. L'importanza degli aspetti sessuali, fortemente sottolineata dai freudiani più ortodossi, si attenua in S. per fare spazio a un'impostazione che pone invece l'accento sulla situazione interpersonale, sia nella vita del paziente sia nell'interazione terapeutica, in cui il medico svolge un ruolo di osservatore partecipe. Particolare attenzione ha dedicato al fenomeno dell'angoscia, vista come reazione conseguente alla frustrazione dei bisogni primarî, compreso quello della sicurezza, e alla sua interferenza con i dinamismi dell'Io. Nella sua teoria della personalità S. ha messo in luce come specifici meccanismi di difesa soprattutto la dissociazione e la disattenzione selettiva (il sostituto sullivaniano della rimozione), sviluppando altresì un'originale categorizzazione delle modalità organizzative dell'esperienza umana (prototassi, propria dei primi mesi di vita; paratassi, modo di pensiero tendente a porre in rapporto causale gli eventi sulla base della semplice simultaneità; sintassi, la forma di pensiero più evoluta, che raggiunge una validità consensuale). Vasta eco nell'ambito della psichiatria e della psicanalisi statunitensi ebbero la sua concezione del disturbo mentale (visto funzionalisticamente come comportamento inadeguato e regressivo) e la messa a punto di specifiche modalità di approccio al paziente (colloquio psichiatrico) secondo l'impostazione interpersonale.
Tra le altre opere, quasi tutte postume, si ricordano: The interpersonal theory of psychiatry (1953; trad. it. 1962); Clinical studies in psychiatry (1956; trad. it. 1965); The fusion of psychiatry and social science (1964) e la raccolta di articoli Schizophrenia as a human process (1962).