Storico dell'arte svizzero (Winterthur 1864 - Zurigo 1945), figlio di Eduard. Rappresentante della corrente della pura visibilità, propose nella sua opera Kunstgeschichtliche Grundbegriffe (1915) un sistema critico per una storia dell'arte 'senza nomi' impostato su coppie di simboli contrapposti (lineare - pittorico; forma chiusa - forma aperta ecc.) attraverso le quali analizzare l'evoluzione degli stili artistici.
Professore (dal 1893) di storia dell'arte all'univ. di Basilea, successe in quella cattedra al suo maestro J. Burckhardt; passò poi (dal 1901) all'univ. di Berlino, a Monaco (dal 1912) e infine (dal 1924) a Zurigo. Sulla formazione di W. agirono da una parte la diretta educazione burckhardtiana alla storia della cultura, dall'altra le recenti formulazioni teoriche della pura visibilità di C. Fiedler e le conseguenti applicazioni storico-critiche che da esso aveva tratto A. von Hildebrand.
Dopo aver pubblicato Renaissance und Barock (1888; dopo un soggiorno in Italia, 1886-88) e Die klassische Kunst (1899), nei Kunstgeschichtliche Grundbegriffe W. elaborò un vero e proprio sistema critico impostato su cinque simboli di pura visibilità che segnano l'evoluzione dello stile: il passaggio dal lineare al pittorico, dalla visione in superficie alla visione in profondità, dalla forma chiusa alla forma aperta, dalla molteplicità all'unità, dalla chiarezza assoluta alla chiarezza relativa degli oggetti. Tali simboli, pur utilissimi per interpretare in termini concreti alcuni fenomeni artistici (e sono infatti tuttora sfruttati nell'analisi estetica anche nel campo musicale e letterario), hanno tuttavia il loro limite nella loro stessa schematicità rigorosa, che rischia di trascurare gli aspetti più sottili e meno appariscenti, e perfino di sottovalutare la componente umana nella genesi dell'arte. Lo stesso W. sottopose (1933) i suoi schemi a una sia pur cauta revisione. Tra le altre sue opere: Die Kunst A. Dürers (1905); Italien und das deutsche Formgefühl (1931).