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Balzac, Honore de

di Remo Ceserani - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Balzac, Honoré de

Remo Ceserani

Scrittore francese (Tours 1799 - Parigi 1850). Alla grande voga di D. nell'Ottocento francese non si sottrasse neppure l'opera di B.: egli richiamò nel titolo stesso della sua Comédie humaine il titolo del poema dantesco, alluse in molti luoghi dei suoi romanzi a D., a Francesca, a Beatrice, all'Inferno e al Paradiso, introdusse addirittura D. fra i personaggi della Comédie, facendolo protagonista del romanzo breve Les Proscripts.

Benché il titolo della Comédie humaine (1842) non sia stato mai da B. collegato esplicitamente con quello del poema di D., tutti i critici hanno messo in rilievo il legame fra i due titoli e la contrapposizione fra l'inferno della città moderna di B. e l'inferno medievale di D. che si riscatta nel paradiso divino (ma il rapporto va inteso in senso largamente allusivo). Sull'origine vera e propria del titolo, le testimonianze sono contrastanti: alcuni studiosi ritengono che esso fosse suggerito al B. dal giovane amico Auguste de Belloy, appena tornato dall'Italia pieno di ammirazione per D.; il Baldensperger ha invece avanzato l'ipotesi che il suggerimento fosse venuto dal giovane inglese Henry Reeve il quale, in una lettera a un amico scritta nel 1835, dopo aver riferito di essere stato presentato a B. e di aver appreso da lui il grande piano dell'opera in costruzione, aggiunge: " Se Balzac ha bisogno di un titolo per questa grande opera... mi permetterei di suggerirgli la parodia della Divina Commedia di Dante, perché questa commedia moderna è tutta diabolica, la Diabolique Comédie du sieur de Balzac " (Memoirs and letters, I, Londra 1898, 39).

Dagli elenchi che gli studiosi hanno compilato delle reminiscenze dantesche nell'opera di B., risulta che esse sono molto frequenti. Già in Wann-Chlore ([1824]; cfr. L'Oeuvre de B., a c. di A. Béguin e J.-A. Ducourneau, Parigi 1950-53, XV 1583) egli cita in italiano tre versi del canto di Francesca (If V 82-84): R. Guise riferisce che sul manoscritto, a questo punto, il B., dopo avere invano tentato di tradurre i tre versi, scrisse: " Le Dante est intraduisible ". Al canto di Francesca egli si richiama molte altre volte e c'è anche un suo tentativo di libera traduzione dei vv. 127-138, che è tra le poche poesie da lui scritte: Un lendemain (cfr. Baldensperger, Orientations étrangères..., pp. 165-167). Molto frequente è anche il riferimento al passo iniziale del c. III dell'Inferno, citato anche in italiano (cfr. per es. Le curé de Tours [1832], in La comédie humaine, a c. di M. Bouteron, Parigi 1935-1959, III 822: " Dans la città dolente des vieilles filles... "). Questi riferimenti sono prova di un contatto diretto del B. non solo con le traduzioni francesi dell'Inferno, ma anche con qualche passo del testo italiano. Per il resto i suoi richiami all'opera dantesca sono generici e spesso imprecisi e per lo più si riferiscono o all'atmosfera infernale nel suo insieme o al personaggio di Beatrice come ispiratrice d'amore (per es. in La Femme de trente ans [1831-34], in Comédie, cit., II 837: " Le visage de Madame d'Aiglemont était une de ces poésies terribles, une de ces faces répandues par milliers dans la Divine Comédie de Dante Alighieri... ", e in Le lys dans la vallée [1835-36], in Comédie, cit., VIII 883: " Elle devint ce qu'était la Béatrix du poète florentin, la Laure sanstache du poète vénitien, la mère des grandes pensées, la cause inconnue des résolutions qui sauvent, le soutien de l'avenir, la lumière qui brille dans l'obscurité comme le lys dans les feuillages sombres... "). Un caso particolare è quello della Fille aux yeux d'or (1834-35), un romanzo che è come un viaggio attraverso i cerchi dell'inferno parigino e ha fatto pensare a molti critici, fra cui il Curtius (che cita anche un giudizio in proposito di Hoffmansthal), il Bardèche e il Lugli, a un'atmosfera tipicamente dantesca (c'è anche, in quest'opera - cfr. Comédie, cit., X 309 - un'allusione alla ‛ donna schermo ', interessante perché allora la Vita Nuova non era ancora stata tradotta in francese).

L'atteggiamento di B., come quello di molti altri scrittori francesi dell'epoca romantica, è di curiosità viva per l'opera dantesca, ma egli ha una conoscenza assai superficiale di quello che a lui pare " le gigantesque labyrinthe de la Divine Comédie " (L'enfant maudit [1831], in Comédie, cit., IX 691). A quelle citate bisogna però aggiungere alcune altre testimonianze, dalle quali risulta un contributo più originale di B. alla voga dantesca in Francia: una curiosa aggiunta ‛ romanzesca ' alla mitologia di D. personaggio e un insolito e personale interesse per l'aspetto mistico della Commedia. Nei tre romanzi che fecero parte del Livre mystique - e sono, nella Comédie humaine, tra gli Études philosophiques: Les proscripts (1831), Louis Lambert (1832) e Séraphîta (1834-35) - è dato a D. un rilievo particolare. Di Les proscripts egli è addirittura il protagonista del quale viene raccontato il presunto viaggio a Parigi (ne aveva parlato di recente A. de Montor) e l'incontro con Sigieri di Brabante: D. è presentato come un uomo dall'aria fosca e misteriosa e dall'occhio penetrante; Sigieri (il cui nome in quel tempo era noto solo ad alcuni cultori di scienze esoteriche) è raffigurato come un precursore di Swedenborg. Anche negli altri due romanzi B. insiste sull'analogia fra la struttura dell'universo dantesco (che egli però dimostra di conoscere in modo approssimativo) e la visione dell'universo a cerchi concentrici di Swedenborg (cfr. Louis Lambert, in Comédie, cit., X 381; Séraphîta, in Comédie, cit., X 513; anche la visione con cui si chiude Séraphîta sembra avere un'impronta dantesca, ma B., in una lettera a Madame Hanska [cfr. Lettres à l'étrangère, i, Parigi 1899, 172] dichiara di avere avuto in mente Raffaello). In Aventures administratives d'une idée heureuse (1834, incompiuto) D. è ricordato, sempre nella stessa vena mistica, per la sua capacità di riunire in sé le qualità contraddittorie dell'Occidente terrestre e giocoso e dell'Oriente voluttuoso, simbolico e celeste: " Dante seul a soudé ces deux natures d'idées. Son poème est un pont hardi jeté entre l'Europe et l'Asie, un Poul-Sherro sur lequel les générations des deux mondes défilent avec la lenteur des figures que nous rêvons sous l'empire d'un cauchemar ".

A partire dal 1839 interviene qualcosa di nuovo nell'atteggiamento di B. verso D.: i riferimenti a Beatrice, che viene chiamata anche " Bice ", diventano più precisi (cfr. per es. Massimilla Doni [1839], Comédie, cit., IX 381-382; Béatrix [1839-45], in Comédie, cit., II 418-420, 463 e 500); un verso del Paradiso (XXVII 9), tipicamente ‛ balzacchiano ', viene insistentemente citato: " senza brama sicura ricchezza " (Mémoires de deux jeunes mariees [1841-42], Comédie, cit., I 217; Béatrix, in Comédie, cit., II 469); viene in più occasioni sostenuta la superiorità del Paradiso sull'Inferno (cfr. Modeste Mignon [1844], in Comédie, cit., I 436, e in vari altri luoghi, anche della corrispondenza). È probabile che il nuovo atteggiamento e la migliore conoscenza dell'opera dantesca siano una conseguenza dei viaggi di B. in Italia (1836-38) e dei contatti avuti con letterati italiani a Milano e Roma (forse anche dei contatti con Stendhal). A Roma, in particolare, egli assisté ad alcune riunioni in cui Michelangelo Caetani teneva lezioni sull'opera dantesca. Di quest'episodio è conservato ricordo nella dedica allo stesso Caetani di Les parents pauvres (1846; Comédie, cit., VI 133-134: " Jusq'à ce que je vous eusse entendu, la Divine Comédie me semblait une immense énigme... ").

Bibl. - Oltre alla bibl. generale citata alla voce Francia (particolarmente i contributi di A. Counson), Si vedano specificamente sui rapporti tra B. e D.: G. Gigli, B. in Italia, Milano 1920, 199; F. B[Aldensperger], Une suggestion anglaise pour le titre de la " Comédie humaine " de B., in " Revue littér. comp. " I (1921) 638-639; E.R. Curtius, B., Bonn 1923 (traduz. franc. Parigi 1933); ID., Wiederbegegnung mit B., in Kritische Essays zur europäische Literatur, Bonn 1950, 95-119 (traduz. franc.: Essais sur la littérature européenne, Parigi 1954; traduz. ital.: Studi di letteratura europea, Bologna 1963); M. Pisani, L'Italia nella " Commedia umana ", Napoli-Genova-Città di Castello 1927, 33 e 85-88; F. Balden-Sperger, Orientations étrangères chez H. de B., Parigi 1927, 165-167; M. Bardèche, B. romancier, ibid. 1940; P. Arcari, B., Brescia 19492, 141-150; V. Lugli, D. e B. con altri italiani e francesi, Napoli 1952, 11-37; E. Borne, Note sur la pensée politique de D. et de B., in " Terre humaine " aprile 1953, 69-79; F. Zulli, Dantean allusions in " La comédie humaine ", in " Italica " XXXV (1958) 177-187; R. De Cesare, L'italianismo di B. e l'influenza di Stendhal, in " Studi francesi " VII (1963) 450-461; VIII (1964) 50-66; ID., B. a Roma, in Studi in onore di C. Pellegrini, Torino 1963, 609-648; R. Guise, B. et D., in " L'année balzacienne " 1963, 297-319 (lo studio più esauriente sull'argomento); ID., B., l'" italien ", in " Rivista di letter. mod. e contemp ". XVII (1964) 51-65.

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