ICAIC
Sigla dell'Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos, creato il 24 marzo 1959, con legge nr. 169 e con sede a L'Avana. Come suo direttore fu nominato dal governo rivoluzionario Alfredo Guevara. Il primo dei 18 articoli della legge dota l'Istituto di personalità giuridica e statuto autonomo, con la finalità di organizzare, stabilire e sviluppare l'industria cinematografica, di produrre e distribuire i film cubani e in coproduzione. Nelle sue premesse la legge stabiliva che l'Istituto avrebbe fondato e tutelato la propria condizione di arte libera da ogni vincolo e servitù, avrebbe contribuito a lottare contro l'ignoranza e, attingendo alla storia del Paese, avrebbe provveduto alla formazione di una cultura nuova e di un nuovo pubblico, il cui gusto appariva compromesso dal cinema commerciale fino allora dominante sugli schermi. Il gruppo fondatore dell'ICAIC proveniva in maggioranza dalla società culturale Nuestro Tiempo, fondata nel 1951 e attiva, con una Sezione Cinema, negli anni della lotta clandestina contro il regime batistiano. In grado di realizzare lungometraggi di fiction erano, nel 1959, solo Julio García Espinosa e Tomás Gutiérrez Alea, diplomati in regia nel 1953 presso il Centro sperimentale di cinematografia di Roma e già autori di documentari. All'attività informativa e formativa si affiancò la produzione e realizzazione di film e documentari. Nello stesso 1959 García Espinosa iniziò le riprese del primo lungometraggio prodotto dall'ICAIC: Cuba baila (1960), cui seguì Historias de la revolución (1960) di Gutiérrez Alea, che fu il primo a uscire nelle sale. Santiago Álvarez, il futuro maestro della originale scuola documentaristica cubana, iniziò a dirigere il Noticierio ICAIC Latinoamericano. Venne creata la Cinemateca di Cuba come dipartimento culturale dell'Istituto e fu nominato suo direttore Hectór García Mesa, il cui lavoro promozionale per un cinema di qualità è proseguito poi grazie al suo successore, lo scrittore Rejnaldo Gonzales. Nel 1960 l'ICAIC pubblicò la rivista "Cine cubano", organo di informazione, di scambio internazionale e di elaborazione teorica. L'originale attivazione e produzione di un Istituto che nasceva da una Rivoluzione e che anticipava e stimolava i movimenti del nuovo cinema latinoamericano suscitò presto l'interesse e la collaborazione di numerosi cineasti e critici di altri Paesi. Tra i primi vi furono l'italiano Cesare Zavattini, i francesi Georges Sadoul, Chris Marker e Agnès Varda, il nederlandese Joris Ivens, il russo Roman L. Karmen, il georgiano Michail K. Kalatozov, il poeta russo Evgenij A. Evtušenko e il danese Theodor Christensen, che realizzarono documentari e dettero importante impulso alla formazione dei cineasti cubani. Zavattini fu il nume tutelare del gruppo ICAIC, confermando il Neorealismo italiano come modello iniziale della cinematografia cubana. Un'originale e proficua iniziativa di Guevara, direttore dell'Istituto, fu quella di assegnare un periodo sabbatico ai registi e ai tecnici, affidando loro una cinepresa, una piccola équipe e il finanziamento necessario per 'girare' nell'isola. L'iniziativa consentì ad autori e tecnici di conoscere meglio il proprio Paese e di cimentarsi con il mezzo, sperimentarlo. L'attività documentaristica fu il vero laboratorio dei registi e dei tecnici cubani. Venne anche curata la diffusione, gestita dalla Cinemateca, di cineclub nelle varie province, con la distribuzione di un cinema di qualità e con cine-dibattiti popolari. Da qui nacque la tradizionale competenza e passione per il cinema del pubblico isolano.
L'autonomia creativa e gestionale dell'ICAIC per un cinema non commerciale, di coerenza rivoluzionaria e di intransigente difesa dell'arte come libera e critica espressione, vide in vari momenti l'intero Istituto impegnato in accese polemiche con l'apparato burocratico e con il dogmatismo ideologico presente in una parte della critica. Nel 1964, in seguito alla programmazione dei film Smultronstället (1957; Il posto delle fragole) di Ingmar Bergman, La dolce vita (1960) di Federico Fellini, Accattone (1961) di Pier Paolo Pasolini e L'eclisse (1962) di Michelangelo Antonioni, l'ICAIC subì un forte attacco pubblico, ma l'Istituto mantenne con decisione e compattezza la propria linea operativa e teorica. E anche all'inizio degli anni Settanta, durante il cosiddetto quinquennio grigio, quando l'intransigenza dogmatica prevalse, in un difficile momento per tutte le espressioni artistiche, l'ICAIC conservò la sua autonomia e creatività con opere di rilievo e di libera espressione. Nel 1970, organizzato dall'Istituto, venne inaugurato il programma televisivo 24 por Segundo del critico Enrique Colina che ha insegnato a 'vedere' il cinema programmando, a tutt'oggi, cinema internazionale e facendo seguire un'attenta analisi dei film.
Nel 1982 Guevara lasciò la direzione dell'Istituto e della rivista "Cine cubano". In quello stesso anno il film di Humberto Solás Cecilia (1982) suscitò un'altra forte polemica che mise in discussione la politica culturale dell'ICAIC; il film fu comunque sostenuto dall'Istituto e presentato al Festival di Cannes.
La nuova direzione dell'ICAIC fu assunta da García Espinosa, regista e acuto teorico. Nel decennio della sua direzione, che si protrasse fino al 1991, quando su-bentrò nuovamente Guevara, si aprì la Escuela Internacional de Cine y TV di San Antonio de Los Baños, centro residenziale adeguatamente edificato e attrezzato, a trenta chilometri da L'Avana, per la formazione di registi e tecnici. Nel 1988 l'ICAIC strutturò al suo interno tre 'gruppi di creazione' condotti rispettivamente da S. Álvarez, Solás e Manuel Pérez, organizzati con totale autonomia nelle scelte dei progetti e nella realizzazione. Nei primi tre anni di attività tale iniziativa produsse diciannove film di fiction. Nel 1991 il film Alicia en el pueblo de maravillas di Daniel Díaz Torres, provocò un'acuta polemica che vide l'ICAIC e la sua direzione messe ancora una volta in di-scussione dal versante dogmatico. La reazione al film, ritenuto eccessivamente critico nei confronti del sistema, fu in buona parte esasperata dalla situazione che incombeva sull'isola. Iniziava infatti, con la crisi dell'Unione Sovietica, quello che fu definito il período especial. L'improvvisa interruzione delle risorse primarie e la conseguente drammatizzazione del blocco economico voluto dagli Stati Uniti, mise l'ICAIC nelle stesse difficoltà di gestione e di sopravvivenza sopraggiunte nell'intero Paese. Si ridusse a zero la produzione di film e si iniziò a operare solo attraverso coproduzioni. Fino al 1990 l'ICAIC aveva prodotto 161 film, 1082 documentari, 262 cartoons, 1490 notiziari. Figure originali di autori continuarono a emergere, come Orlando Rojas, il giovane Arturo Sotto Díaz, Juan Carlos Tabío, mentre si ebbe la conferma della forte personalità di Fernando Pérez.
Attraverso le coproduzioni, già prevalenti negli anni Novanta, l'originalità e l'autonomia dell'ICAIC si sono cimentate nel difficile prosieguo di un cinema indipendente e ancora una volta nuovo. Il compito arduo di rendere il cinema cubano concorrenziale sul mercato internazionale governato dalle nuove tecnologie, mantenendo la propria tradizione creativa rivoluzionaria, è stato affidato nel 2000 allo scrittore Omár Gonzales, alla direzione dell'ICAIC. L'apertura alle tecnologie digitali è avvenuta con il primo Festival internazionale del 'Cine pobre' e con la proiezione del film Miel para Oshún (2002) diretto da Solás, realizzato in video digitale.
J.G. Espinosa, Cinco preguntas al ICAIC, in "Cine al Dia", 1971, 18.
M.E. Douglas, La tienda negra, La Habana 1996.
P.A. Paranaguá, America Latina: appunti su una storia frammentaria, in G.P. Brunetta, Storia del cinema mondiale, 4° vol., Torino 2001.