INGELHEIM
(Engelhaim, Ingylemhem, Ingilinhaim, Ingulenheim, Engilenheim nei docc. medievali)
Città della Germania (Renania Palatinato), oggi divisa in Nieder I. e Ober I., posta lungo il corso del Reno fra Magonza e Bingen, in origine insediamento merovingio, quindi residenza di Carlo Magno e delle dinastie ottoniana e salica.I. è menzionata negli Annales regni Francorum, per la prima volta nel 774 in occasione di un soggiorno di Carlo Magno di ritorno da un viaggio in Italia; lo stesso sovrano vi trascorse il Natale del 787 e la successiva ricorrenza pasquale. Ancora nel 788, nel palazzo di I. fu convocata la dieta imperiale dinanzi alla quale il conte di Baviera Tassilone III fu dichiarato colpevole di alto tradimento. I soggiorni di Carlo a I. si diradarono dopo il 793, anno in cui Aquisgrana fu scelta come residenza invernale, ma ancora nell'807 l'imperatore vi tenne un importante placitum con numerosi vescovi e conti (Chronicon Moissacense). Eginardo (770-840) indica espressamente il sovrano come committente della residenza sul Reno: "Inchoavit et palatia operis egregii, unum haud longe a Mogontiaco civitate, iuxta villam cuius vocabulum Engilenheim" (Vita Karoli Magni, 17).Dopo la morte di Carlo Magno, I. e il suo palazzo continuarono a essere spesso menzionati, soprattutto al tempo dei suoi immediati successori e in epoca ottoniana e salica (Annales Fuldenses, 817; Annales regni Francorum, 826, 828; Annales Xantenses, 826; Annales Lobienses, 977, 980; Annales Colonienses, 994). Fu nei pressi del palazzo, ove si era fatto espressamente trasportare, che il 20 giugno 840 morì Ludovico il Pio; lo stesso complesso fu teatro della cerimonia di nozze del re Enrico III con Agnese di Poitou (Chronicon Suevicum universale, 1043; Ermanno di Reichenau, Chronicon, 1043) e dell'estorta rinuncia al trono del re Enrico IV nel 1105. Dopo questo episodio la fama di I. si offuscò, fino al momento in cui Federico I di Svevia non vi intraprese, intorno al 1160, una vasta campagna edilizia che comportò la ristrutturazione di alcuni degli edifici già presenti e la creazione di una cinta muraria difensiva, successivamente rimaneggiata in forme tardogotiche (Gesta Friderici, IV, 76). Pare comunque che un palazzo sia esistito a I. per tutto il Grande interregno (1250-1273) e ancora nel 1354 Carlo IV vi istituiva, in memoria di Carlo Magno, una fondazione per una comunità di Canonici di s. Agostino, poi sciolta nel 1576 (Sage, 1962, p.106).Gli scavi che hanno interessato Nieder I. - iniziati nel 1908, poi ripresi nel 1960 e proseguiti fino al 1970 (Wengenroth-Weimann, 1973, pp. 3-5) - hanno fatto luce soprattutto sulle due principali costruzioni del complesso: l'aula regia e la cappella palatina. Presso la prima, sita nella parte sudoccidentale, furono rinvenuti solo pochi reperti preistorici e resti estremamente scarsi di ceramiche di epoca romana; inoltre, la totale mancanza in quest'area di tratti murari o di altre tracce d'insediamento coevi alla ceramica ha escluso, come invece sostenuto in passato, che il palazzo carolingio sia stato edificato sulle fondamenta di un edificio romano. Dell'aula regia si sono conservate le fondazioni e parte dei muri di alzato, cosicché è stato possibile ricostruirne l'impianto: si trattava di una sala rettangolare orientata pressappoco in direzione N-S (m. 40,2016,50; altezza m. 18,70) con un'abside semicircolare (diametro m. 9,80), posta sul lato breve a S. A metà ca. di entrambi i lati lunghi era collocato un portale, mentre si suppone che l'ingresso settentrionale fosse costituito da "una sorta di Torhalle a tre fornici" simile a quella di Lorsch (D'Onofrio, 1983, p. 187). L'abside, probabilmente coperta a volta e preceduta da un arco trionfale, era caratterizzata da una fila di quattro finestre a tutto sesto. Le pareti (spessore m. 1 ca.) erano anch'esse scandite da una serie di aperture, mentre la copertura era realizzata con un tetto a capriate. Lo scavo ha messo in luce la presenza di due pavimenti sovrapposti: un primo databile agli inizi del sec. 9° e un altro, che presenta grandi affinità con quello più antico della Cappella Palatina di Aquisgrana, eseguito nel corso di un profondo rinnovamento avvenuto alla fine dello stesso secolo. Al disotto di questo secondo pavimento sono stati trovati diversi frammenti d'intonaco dipinto, che testimoniano la presenza di una decorazione pittorica interna. D'altronde il poeta Ermoldo Nigello (790-835 ca.), descrivendo il palazzo, lo ricorda impreziosito da un ricco apparato scultoreo e pittorico, con raffigurazioni di eroi dell'Antichità ed episodi di storia epica e leggendaria dei Franchi, in un suggestivo accostamento di personaggi quali Costantino, Teodosio, Carlo Martello, Pipino il Breve e Carlo Magno (Carmen elegiacum, IV, vv. 245-282). Resti della decorazione scultorea (colonne, capitelli corinzi, lastre marmoree) sono conservati nella città (Mus. bei der Kaiserspfalz) e a Magonza (Mittelrheinisches Landesmus.). Esternamente i muri dell'aula dovevano essere intonacati, mentre non è più possibile appurare se fossero articolati secondo i modelli di Treviri e Aquisgrana. L'edificio va dunque considerato come parte del palazzo iniziato da Carlo Magno, anche se notevoli cambiamenti furono apportati a partire dall'epoca ottoniana.A questo periodo sembra doversi assegnare anche la costruzione della cappella palatina, dedicata a s. Pietro. Gli scavi condotti hanno sottolineato l'assoluta mancanza di strutture romane, mentre hanno accertato la presenza di costruzioni lignee di epoca merovingia e di ceramica rossa, databile al principio dell'8° secolo. L'edificio era a croce latina con navata unica, seguita da un ampio transetto e da un'abside piuttosto piccola. L'insieme di questi elementi esclude la possibilità di collocare la costruzione della chiesa in un'epoca anteriore al 900 e d'altronde i documenti menzionano una cappella nel palazzo di I. solo a partire dal 997. È stato peraltro ipotizzato che prima della sua realizzazione la funzione di cappella palatina fosse svolta da un edificio assai più piccolo, simile nella pianta all'aula regia e posto nelle sue vicinanze (D'Onofrio, 1983, p. 187). In esso erano forse collocate alcune pitture, di soggetto religioso, ricordate sempre da Ermoldo Nigello (Carmen elegiacum, IV, vv. 190-244). La cappella subì poi, intorno al 1160, un ampio restauro, che però non dovette comportare sostanziali modifiche strutturali (Ament, Sage, Weimann, 1968, p. 301). Caduta in disuso, essa fu ridotta nelle sue dimensioni nel 1707, mentre è recente il rifacimento della navata secondo le proporzioni originarie. Elementi del sec. 10° sono ancora presenti nel transetto e lungo la parete della navatella nord; l'articolazione della superficie esterna dell'abside - con lesene, archetti, mensole figurate, fregio a cilindretti disposti a scacchiera, detto Rollenfries - è databile al 1160 ca., mentre ottocentesca è la torre campanaria.Il palazzo di I. costituiva in epoca carolingia un organismo complesso, come ancora dimostrano, a N dell'aula regia, dopo un'ala rettilinea, resti di ambienti, probabilmente terme, oltre i quali si apriva un'esedra semicircolare con un elegante colonnato interno, interrotto al centro dall'ingresso principale del palazzo. Ermoldo Nigello ricorda l'immenso palazzo, sostenuto da cento colonne e ricco di costruzioni (Carmen elegiacum, IV, vv. 179-189), e anche il Poeta Saxo esalta "Ingulenheim, ubi regia fulget" (Annales, 787, vv. 58-59) e le sue colonne, portate da Roma e Ravenna (Annales, 814, vv. 435-440). Infine, i resti di due torri cilindriche poste a S dell'esedra, databili alla prima fase costruttiva del complesso, suggeriscono la presenza di un perimetro difensivo.Nel suo insieme il palazzo aveva certamente in sé una valenza celebrativa; se erano senza dubbio presenti elementi legati alla tradizione franco-germanica, quali le costruzioni lignee che ospitavano le abitazioni private e i servizi, è impossibile non notare un riferimento aulico che rimanda al foro di Traiano a Roma, al tipo delle ville romane con portico, ma anche al palazzo di Diocleziano a Spalato, mentre la stessa aula regia trova significativi precedenti nella basilica costantiniana di Treviri, nell'aula palatina di Metz e in altri edifici tardoantichi (D'Onofrio, 1983, pp. 190-191).Il St. Remigius, anch'esso a Nieder I., appare citato per la prima volta già nel 742. La chiesa, nel 948 teatro di un sinodo presieduto da Ottone I, conserva del periodo romanico l'imponente torre a cinque piani, rinnovata in parte nel 1230, decorata con fregi ad archetti ciechi, lesene e, nei due piani superiori, aperture a bifora entro cornici trilobe. L'ingresso alla torre è impreziosito da un architrave tardoromanico, reimpiegato e raffigurante un agnello crucigero entro una cornice triloba a motivi vegetali, fiancheggiata a sua volta da due croci patenti inscritte. La navata, il coro e gli arredi sono settecenteschi.A Ober I., zona caratterizzata dalla ben conservata fortificazione della prima metà del sec. 14°, si trova l'od. parrocchiale evangelica, detta chiesa del Castello (già St. Wigbert), che si presenta come edificio tardogotico a tre navate; sul versante orientale della navatella nord si conserva ancora la torre romanica, articolata su cinque piani, scandita da lesene e fregi ad archetti, con un coronamento a pinnacoli e torrette angolari. All'interno della chiesa di St. Michael è conservato un crocifisso del tipo detto della peste, scultura risalente agli inizi del sec. 14°, proveniente dal St. Wigbert.
Bibl.:
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