Iraq
Fiumi di acqua e di petrolio
Due grandi fiumi ‒ a ovest l'Eufrate, a est il Tigri con i suoi affluenti, come i due Zab e il Diala ‒ tagliano il deserto: la "terra in mezzo ai fiumi" (l'antica Mesopotamia) è stata resa coltivabile dagli straripamenti e da 8.000 anni di sistemazioni idrauliche. Qui sono nate l'agricoltura, la civiltà urbana, l'idea di Stato, civiltà grandiose e raffinate. All'inizio del 21° secolo, dopo venticinque anni di guerre, dell'Iraq rimane poco
Il territorio dell'Iraq corrisponde a una zona depressa in cui scorrono Tigri ed Eufrate, limitata a sud dal Golfo Persico e a est e a nord da rilievi montuosi. La parte settentrionale (l'antica Assiria) è un altopiano, la parte meridionale (l'antica Babilonia) una bassa pianura formata dai detriti portati dai fiumi. A ovest dell'Eufrate l'altopiano aridissimo del Deserto Siriaco; a est del Tigri le pendici dei Monti Zagros; a nord i monti dell'Anatolia sudorientale: l'aria umida non raggiunge l'Iraq, che ha un clima continentale e quasi desertico. Eccetto che sugli Zagros, la vegetazione spontanea è steppica o del tutto assente; lungo i fiumi domina la palma da dattero.
È nella regione mesopotamica che si concentra la popolazione, che prima dell'occupazione iniziata nel 2003 in seguito alla seconda guerra del Golfo abitava per un quarto a Baghdad, la capitale. Altre città (come Mossul, Bassora, Irbil) hanno accolto una forte immigrazione dalle campagne: tre Iracheni su quattro vivevano, precedentemente alla prima guerra del Golfo (1991), in città. La maggioranza è araba, ma vi sono molte minoranze ‒ quella curda (23%) è la più numerosa. Quasi tutti sono musulmani: a nord e all'estremità sud prevalgono i sunniti; al centro del paese gli sciiti. Come in altre regioni, la modernizzazione imposta dalla colonizzazione ha fatto improvvisamente aumentare il numero di abitanti nella seconda metà del Novecento; la velocità di crescita è tuttora molto elevata e rende difficoltoso lo sviluppo. Comunque, tutto l'insieme delle condizioni di vita della popolazione (reddito, istruzione, lavoro, alimentazione, malattie, mortalità infantile e così via) è gravemente peggiorato in conseguenza delle guerre e dell'occupazione.
L'economia agricola, curata e produttiva già millenni fa, aveva fatto della Mesopotamia una specie di 'isola' nei deserti del Vicino Oriente. I cereali (frumento e orzo a nord, riso a sud), gli ortaggi e la frutta prodotti in Iraq erano esportati. La situazione cambiò con l'aumento di popolazione e ora l'Iraq deve importare alimenti. Sono diffuse anche le coltivazioni a fini industriali (cotone). Molte opere idrauliche (canali, dighe, laghi artificiali, sistemi di irrigazione, bonifiche) sono state realizzate per aumentare la terra coltivabile e la produzione.
Ma la ricchezza dell'Iraq è nel petrolio, estratto da giganteschi giacimenti (un decimo delle riserve di tutta la Terra) presenti nella regione di Kirkuk, nel Curdistan, vicino Baghdad e nelle regioni meridionali. Il petrolio aveva consentito di avviare un'organizzazione del territorio e dell'economia che stava portando risultati positivi per la popolazione. Industrie (fertilizzanti, siderurgia, tessile) e infrastrutture ‒ strade, oleodotti, canali ‒ miglioravano l'economia e la vita quotidiana. Ma il petrolio offrì anche i mezzi per una politica di forza e attirò sull'Iraq l'attenzione dei paesi industrializzati, che fanno un grandissimo consumo di petrolio.