‛IRĀQ (XIX, p. 528; App. I, p. 737; II, 11, p. 63)
Popolazione. - Secondo il censimento del 1947 la popolazione irachena ammontava a 4.816.185 ab., di cui circa 220.000 nomadi. L'ultimo censimento, tenutosi nel 1957, annunciava una popolazione totale di 6.538.109 ab.; si calcola che le tribù nomadi ammontino a circa 300.000 individui. L'accrescimento demografico, nel decennio considerato, è stato quindi di oltre 2 milioni (36%), ed è dovuto in massima parte a incremento naturale, come si rileva dal fatto che circa un terzo della popolazione è composta da individui al di sotto dei 10 anni di età. Sotto il profilo etnico permane l'assoluta maggioranza dell'elemento arabo.
Agricoltura. - Limitata alle aree irrigue (dighe e serbatoi sul Tigri, sull'Eufrate, sul Dijala, sul Piccolo e Grande Zab, ecc.), l'agricoltura non ha mutato la sua configurazione tradizionale fondata sulla cerealicoltura, oltre che sulla produzione di datteri. Fra i cereali il frumento copre un'area di quasi 1,5 milioni di ha, con produzioni annue di oltre 15 milioni di q; segue l'orzo con una estensione leggermente minore e una produzione di 12-13 milioni di q annui. È presente anche il riso (bassa Mesopotamia) con 91 . 000 ha e 1,5-1,8 milioni di q annui. L'‛I. fornisce attualmente oltre il 70% della produzione mondiale di datteri (oltre 3 milioni di q annui), largamente destinati all'esportazione, e conta circa 32 milioni di palme dattilifere. Non mancano però colture frutticole di tipo temperato nel settentrione e di tipo mediterraneo, quali gli agrumi, nel meridione del paese. In fase di sviluppo è anche la cotonicoltura, che nel 1957 contava 65.000 ha, e la cui produzione si aggira intorno ai 140 mila q di fibra annui. Altre piante industriali degne di nota sono il tabacco e l'oppio, coltivate nella Mesopotamia. Varî progetti, fra i quali la colmata di alcune depressioni e la trasformazione in serbatoio del lago Ḥabbāniyyah, dovrebbero consentire un notevole incremento delle aree irrigue, valutate attualmente in 29.000 km2.
Allevamento. - Il patrimonio zootecnico è rimasto più o meno invariato, eccettuata la forte diminuzione dei cammelli (da 300.000 a 200.000). Bovini 721.000, bufali 28.000, ovini circa 10 milioni, cavalli 300.000, asini 1.000.000, muli 500.000 (stime comprese fra il 1953 e il 1957).
Produzione mineraria. - Dal 1949 al 1959 la produzione dei pozzi petroliferi iracheni è aumentata in maniera considerevole, come appare dalla seguente tabella:
I giacimenti principali sono quelli intorno a Kirkuk e Bassora, i primi collegati da un sistema di oleodotti alla costa mediterranea (Bainiyas, Tripoli di Siria, Sidone e Haifā); altri giacimenti presso Mossul e ad az-Zubair. Raffinerie sono sorte a Kirkuk, Khanaqin, Daura e Bassora. L'afflusso del petrolio al Mediterraneo è spesso discontinuo a causa dei difficili rapporti coi paesi confinanti (l'oleodotto per Haifā è da anni inutilizzato); è in progetto quindi il potenziamento dei depositi petroliferi sul Golfo Persico.
Comunicazioni. - Oltre alla ferrovia che attraversa il paese da Nord a Sud è in progetto una nuova linea tra Baghdād e Bassora, via Kut e en-Nāşiriyyah, con questa la rete ferroviaria svilupperà circa 2.600 km. La rete stradale era di 5.810 km nel 1957. Baghdād e Bassora sono dotate di aeroporti civili serviti anche da linee intemazionali.
Finanze. - Nel 1950 è stato costituito l'Ente iracheno per lo sviluppo, al quale è attribuita una notevole percentuale dei versamenti che il governo riceve dalle società petrolifere. L'attività di coordinamento e di finanziamento svolta da tale ente è concentrata nei settori agricolo e delle infrastrutture (strade, ponti, dighe, ecc.). Notevoli sono anche i finanziamenti destinati a varî settori industriali e a progetti di carattere sociale (edifici pubblici, scuole, ospedali, ecc.). La bilancia dei pagamenti ha avuto un andamento nel complesso soddisfacente, l'eccedenza registrata dalle transazioni nel settore petrolifero essendo servita a compensare il disavanzo accusato negli scambî degli altri beni e servizî.
Dal 1947, l'‛Irāq ha una banca centrale: la Banca nazionale dell'‛Irāq. Nel settembre 1949, sono stati dichiarati la nuova parità aurea (z,48828 grammi di fino per 1 dinaro) e il tasso di cambio ufficiale con il dollaro (2,8 dollari U.S.A. per i dinaro).
Storia. - Dopo la sollevazione popolare provocata dalla firma del trattato di Portsmouth, del 15 gennaio 1948 (esso modificava il trattato di alleanza anglo-iracheno del 1930 ponendo sotto il controllo iracheno le basi aeree britanniche di al Ḥabbāniyyah e di Shaiba, ma riconoscendo ancora alla Gran Bretagna il diritto di inviare truppe in ‛Irāq in caso di pericolo di guerra), che indusse il Reggente a rifiutarne la ratifica, il paese non ha più ritrovato una stabilità interna. Da quando i partiti politici furono sciolti (1952), essi non hanno praticamente più ripreso la loro attività. Dalla stessa data al 1958, tredici ministeri si sono susseguiti. Nelle ultime elezioni del maggio 1958 ben 117 deputati su 145 furono proclamati eletti senza votazione per mancanza di concorrenti.
Sotto la direzione di re Faiṣal II, divenuto maggiorenne nel maggio 1953, i varî capi del governo hanno mantenuto una linea di politica estera abbastanza costante, quella di Nūrīl Āl Sa‛id e del Partito costituzionale, favorevole all'Occidente.
Il 21 aprile 1954 il governo iracheno ha concluso con gli S.U.A. un accordo per l'assistenza militare, e il 24 febbraio 1955, con la Turchia, un patto di cooperazione politica e militare, che si allargò poi nel Patto di Baghdād, con l'adesione della Gran Bretagna, del Pakistan e dell'Irān.
L'opposizione alla direttiva politica di Nūrīl Āl Sa‛id venne però crescendo, specie nell'esercito, dopo la costituzione della Federazione araba giordano-irachena, annunciata il 14 febbraio 1958 come reazione immediata alla costituzione della Repubblica Araba Unita.
Secondo la costituzione promulgata il 19 marzo 1958, la Federazione restava aperta ad ogni altro stato arabo. Ciascuno dei due stati conservava la sua personalità internazionale. Il re dell'‛Irāq ne assumeva la presidenza. Il potere legislativo veniva affidato all'Assemblea della Federazione, formata da rappresentanti dei due stati in ugual numero, in parte eletti dalle Camere rispettive e in parte nominati dai due sovrani, per una legislatura di quattro anni. Il potere esecutivo era affidato al Presidente ed al consiglio dei ministri risiedente alternativamente per sei mesi a Bagdhād e per sei mesi ad 'Ammān. Al governo federale erano riservati gli affari esteri e tutte le questioni concernenti le forze armate, la difesa, la politica finanziaria, economica e culturale.
Il sanguinoso colpo di stato militare del 14 luglio 1958, capeggiato , dal colonello Abd el-Kerim Qāsim, che costò la vita a re Faisal, a Nūrī Āl Sa‛id e al principe ereditario Abd el-Ilah, è stato l'ultimo episodio della perdurante instabilità interna.
Il gruppo degli insorti proclamò la repubblica e l'immediato ritiro dell'‛Irāq dalla Federazione araba, di cui re Husein di Giordania sanzionò la fine con decreto del 2 agosto 1958. I rapporti fra i due paesi restarono assai tesi. Il nuovo governo iracheno parve invece, sulle prime, orientarsi verso la cooperazione con la Repubblica Araba Unita (accordo generico del 19 luglio 1958); ma i rapporti fra Qāsim e en-Nāsir divennero presto di reciproca diffidenza a causa dell'atteggiamento filocomunista del primo e delle ambizioni egemoniche del secondo. Il 24 marzo 1959 il governo iracheno, che dal luglio 1958 non aveva più partecipato alle riunioni del Patto di Baghdād, ha annunciato il suo recesso dal Patto stesso. Conseguentemente la base britannica di Habbāniyah è stata soppressa e il relativo accordo del 4 aprile 1955 con la Gran Bretagna denunciato dal governo di Baghdād.
In base alla Costituzione provvisoria promulgata il 27 luglio 1958, la presidenza della Repubblica è esercitata da un Consiglio di sovranità composto da un presidente (Abd el-Kerim Qāsim) e da due membri. Il Consiglio dei ministri esercita, con la ratifica del Consiglio di sovranità, i poteri legislativo ed esecutivo.
La situazione è rimasta, dopo l'ultimo colpo di stato, più che mai turbata e precaria. Al fattore perturbatore costituito dall'ingerenza militare nella vita politica - che fu sempre una caratteristica della vita pubblica irachena - e al malcontento delle provincie, si è aggiunta la lotta tra la tendenza comunista e l'ideologia unionista araba. I partiti politici, sciolti per legge, svolgono tuttavia un'attività tollerata. Attivissimo è il partito comunista, con quattro giornali, che è però diviso fra due tendenze, l'una gradualista e l'altra rivoluzionaria radicale. L'8 marzo 1959 si ebbe la rivolta armata del col. Abd el-Wahab esh-Shawwaf, a Mossul, attribuita dal governo iracheno a istigazioni egiziane. Ne risultarono gravemente peggiorate le relazioni con la R.A.U. Nel luglio successivo, in seguito ai gravi torbidi di Kirkuk, rimasti oscuri nella loro origine e nei loro scopi (è incerto se furono antigovernativi o un conflitto fra turco-iracheni e curdi) vennero arrestati un migliaio di comunisti. La posizione del dittatore iracheno verso il comunismo rimane tuttavia un'incognita. Seguì, il 7 ottobre, l'attentato, con ferimento grave, del gen. Qāsim, a Baghdād. Dopo che il 27 dicembre 1959 fu firmato un accordo con l'URSS per l'assistenza tecnica, un elemento importante per il ritorno a una vita politica regolare è stato il 6 gennaio 1960 la promulgazione di una legge che consente ai varî partiti la ripresa ufficiale della loro attività, previa approvazione del programma da parte del ministero dell'Interno. Dopo le misure del novembre 1954, che proibivano ai partiti ogni attività politica, nel nuovo clima più liberale si formavano subito il partito nazionaldemocratico, di impostazione socialista; il partito democratico del Kurdistan; due formazioni comuniste, una "ortodossa" e una a base "titoista".
Sul piano internazionale, mentre si è ripresa fra dicembre e gennaio 1960 l'annosa polemica con l'Irān per lo Shatt el Arab, i propositi di "rivincita" araba contro Israele hanno poi avuto una notevole accentuazione nell'‛Irāq, con la creazione di un "Esercito di liberazione della Palestina" (27 marzo 1960) formato con profughi arabi e col proposito di condurre la guerriglia nel deserto e altre attività offensive.
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