Irlanda
La cinematografia irlandese ha avuto uno sviluppo particolarmente lento ed è rimasta a lungo legata a quella statunitense e a quella britannica. D'altra parte la storia dell'I., con il perdurare nel corso del 20° sec. delle divisioni e degli scontri interni, giustifica questa condizione di eccezionalità. La lotta per l'indipendenza dalla Gran Bretagna (che occu-pava l'I. fin dalla fine del medioevo), iniziata nel 1916, portò al trattato del 1921, che sanciva la costituzione dello Stato libero d'I. (dall'aprile 1949 Repubblica d'I.), con l'esclusione però delle sei contee dell'Ulster, rimaste alla Gran Bretagna. Ne derivò nel 1922 una guerra civile tra le forze politiche che avevano firmato il trattato e gli indipendentisti che non accettavano la divisione dell'isola. Le rivendicazioni della minoranza cattolica dell'Ulster proseguirono anche in seguito, generando una guerra civile strisciante, contrassegnata da momenti di altissima tensione che ha caratterizzato la vita politica e sociale di quella regione, con ripercussioni sul resto dell'isola. In tale situazione fino agli anni Settanta il cinema non ha ricevuto appoggio e aiuto da parte dello Stato che, a causa di una legge di censura particolarmente restrittiva, ne ha peraltro ostacolato lo sviluppo. I registi hanno prediletto il genere documentario, mentre nel campo dei film a soggetto importante è stato l'apporto degli scrittori e dei drammaturghi, punto di riferimento per molti soggettisti e sceneggiatori, che hanno attinto alle loro opere, adattandole per lo schermo. Di rilievo il fatto che l'I. con il suo paesaggio e la sua storia tormentata è stata spesso un set per storie dirette soprattutto da registi statunitensi di origine irlandese. In I. il cinema si diffuse molto presto: il 20 aprile 1896 venne effettuata in un teatro di varietà di Dublino, lo Star of Erin, la prima proiezione pubblica, con un programma che comprendeva i film dei fratelli Lumière. Gli spettacoli si diffusero rapidamente su tutto il territorio, grazie a proiezioni ambulanti nei music halls o nelle fiere. Risale al 1904 il primo documentario, Life on the great southern and western railway, del fotografo e proiezionista belga Louis de Clerq. Ne seguirono altri, girati tra il 1907 e 1908 dagli inglesi Robert W. Paul e Arthur Melbourne-Cooper; a quest'ultimo si deve anche il primo film a soggetto realizzato in I., Irish wives and English husbands (1907). Nel 1909 venne aperta a Dublino la prima sala cinematografica, il Volta, su iniziativa dello scrittore J. Joyce, che ne divenne anche responsabile per la programmazione.
Gli anni Dieci furono decisivi. Tra il 1910 e il 1912 la statunitense Kalem Company fece realizzare a Sidney Olcott, un canadese di origine irlandese, diciassette film di finzione su temi e caratteri irlandesi girati nella contea di Kerry, tra cui The lad from old Ireland (1910), The fishermaid of Ballydavid (1911), Ireland the oppressed (1912). Walter MacNamara, uno statunitense anch'egli di origine irlandese, girò in I. gli esterni di Ireland a nation (1914), film sulle lotte per l'indipendenza tra il 1798 e il 1914, che in I. fu proibito fino al 1922.
Il 1916 vide la fondazione a opera di James M. Sullivan della prima casa di produzione, la Film Company of Ireland. Nei due anni seguenti essa realizzò diversi film con i registi e gli attori dell'Abbey Theatre (il teatro dublinese aperto nel 1904): alcune brevi commedie da due o tre bobine di Joseph M. Kerrigan e due drammi in sei bobine di Fred O'Donovan, When love came to Gavin Burke (1917) e Knocknagow (1918), legati, come quasi tutto il cinema dell'epoca, ai temi della letteratura popolare e agli ideali del mondo rurale, a cui si accompagnava l'orgogliosa rievocazione delle lotte contro gli inglesi. Parallelamente al film di finzione si sviluppò il documentario: Norman Whitten, con la sua General Film Supply, produsse e diresse, tra il 1917 e il 1920, un centinaio di puntate del cinegiornale Irish events.
La guerra d'indipendenza non fermò la produzione: tra i registi maggiormente attivi vi fu John MacDonagh, che nel 1920 realizzò per la Film Company il dramma storico Willy Reilly and his colleen bawn, primo lungometraggio a soggetto irlandese, e nel 1922 tre commedie di ambiente contadino per l'Irish Photo-Plays Limited, un'altra azienda di Whitten. Il primo governo dello Stato libero d'I. restrinse i margini di libertà d'espressione, varando nel 1923 il Censorship of Films Act, una severa legge di censura che nei primi quarant'anni di applicazione comportò la proibizione o il taglio di circa diecimila film, e costituì un notevole ostacolo per la diffusione della cultura cinematografica. Sul piano propositivo il governo si limitò al riconoscimento delle potenzialità del cinema come strumento di propaganda: nel 1929, infatti, commis-sionò la realizzazione di Ireland, a metà tra il documentario turistico e il film d'informazione. In quegli anni furono girate prevalentemente commedie leggere ed evasive, con l'eccezione di Irish destiny (1926) di George Dewhurst, una storia d'amore ambientata sullo sfondo della guerra d'indipendenza. Nel corso degli anni Trenta e Quaranta furono realizzate numerose opere di origine o ambientazione locale ma dirette da cineasti stranieri. Lo statunitense Robert J. Flaherty girò nell'isola di Inis Mór (Inishmore) il celebre documentario Man of Aran (1934; L'uomo di Aran), e il meno conosciuto Oidhche sheanchais (1935, La sera del narratore), un cortometraggio sulle leggende popolari locali, commissionato dall'Irish Department of Education, che fu il primo film parlato in gaelico (la lingua originaria dell'I., progressivamente soppiantata dall'inglese). John Ford, statunitense di origine irlandese, ambientò in I. sia The informer (1935; Il traditore), una vicenda di tradimenti all'interno del movimento indipendentista Sinn Féin, tratta dal romanzo di L. O'Flaherty (portato sugli schermi dall'inglese Arthur Robison in un omonimo film del 1929), sia The plough and the stars (1936; L'aratro e le stelle), dal dramma di S. O'Casey. Tra i registi inglesi vanno ricordati: Brian D. Hurst con Ourselves alone (1936; Il castello del mistero), diretto insieme a Walter Summers, ancora una volta sulla guerra di indipendenza, e Hungry hill (1947; Vendetta), dal romanzo di D. du Maurier, che ripercorre attraverso tre generazioni la storia di una famiglia feudale dell'Ottocento; Frank Launder con il melodramma I see a dark stranger (1946; Agente nemico), sulla vicenda di una cattolica irlandese, e Captain Boycott (1947; Il capitano Boycott), sulle agitazioni contadine del 1880; Carol Reed con Odd man out (1947; Fuggiasco), storia di un membro dell'IRA (Irish Republican Army) in fuga da Belfast.
La produzione autoctona continuò a dividersi tra documentari e commedie di sapore locale, tra le quali il primo film sonoro irlandese, il musical The voice of Ireland (1932) di Cyril Heath. Vi furono però alcune felici eccezioni: il noir By accident (1930) di Norris Davidson, e due drammi sulla guerra di indipendenza, Guests of the nation (1935) di Denis Johnston e The dawn (1936) di Thomas G. Cooper. Nel 1936 Liam Ó Laoghaire (Liam O'Leary), per quasi vent'anni la principale figura del cinema irlandese, fondò l'Irish Film Society per promuovere e diffondere il cinema di qualità, che pubblicò la rivista "Guth na scannáin" (La voce del film) e dal 1940 produsse documentari e film a basso costo, alcuni dei quali da lui stesso diretti. Nel 1943 venne creato dalla Chiesa cattolica il National Film Institute, che si diede il compito di diffondere l'uso del cinema come mezzo di sviluppo culturale e nazionale. Ó Laoghaire aprì nello stesso anno una scuola di cinema, la School of Film Tecnique; nel 1948 diresse il cortometraggio Our country, per la campagna elettorale che avrebbe portato nel 1949 alla proclamazione della Repubblica, mentre Kevin Anderson ne realizzava un altro, Who fears to speak of '98, sceneggiato dallo stesso Ó Laoghaire: il primo era un film di propaganda politica, che mostrava con durezza le condizioni di povertà e di disparità sociale del Paese, mentre nel secondo si illustravano le celebrazioni per la prima rivolta antibritannica avvenuta in I. nei tempi moderni, quella di Wexford del 1798.
Negli anni Cinquanta proseguì la produzione di film statunitensi ambientati in I.: Ford vi tornò per girare The quiet man (1952; Un uomo tranquillo), Douglas Sirk vi ambientò Captain Lightfoot (1955; Il ribelle d'Irlanda), e John Huston, di origine irlandese come Ford, girò nella contea di Cork Moby Dick (1956), utilizzando un cast prevalentemente locale. La fondazione nel 1958 dei primi studi cinematografici irlandesi, gli Ardmore Studios, facilitò la realizzazione di questo tipo di film. La produzione locale si limitò per lo più alla realizzazione di documentari educativi. Nel 1956 si aprì a Cork il primo festival cinematografico irlandese. Nello stesso anno la Gael Linn (Lega gaelica), creata nel 1953 allo scopo di promuovere e finanziare le espressioni culturali in gaelico, avviò il primo cinegiornale in questa lingua, Amharc Éireann (Uno sguardo sull'Irlanda), che con i suoi 267 numeri, diretti da Colm Ó Laoghaire e James Mulkerns, uscì fino al 1964. La Gael Linn finanziò anche l'attività documentaristica di George Morrisson e Louis Marcus. Il primo realizzò Mise Éire (1958, Io sono l'Irlanda) e Saoirse? (1961, Libertà?), che vennero costruiti con materiale d'archivio e furono i primi lungometraggi in gaelico. Mise Éire trattava gli avvenimenti storici della lotta per l'indipendenza, dalla rivolta del 1916 alla vittoria elettorale del Sinn Féin nel 1918, e Saoirse? quelli che portarono alla guerra civile del 1922: entrambi hanno un grande valore documentario, e grazie al lavoro del regista sui materiali d'epoca molte pellicole originali vennero raccolte e preservate. Marcus diresse Flea ceoil (1967), il primo di una serie di documentari in lingua gaelica. Nel 1968 Peter Lennon realizzò Rocky road to Dublin, un documentario che analizzava le strutture politiche, religiose e sociali del Paese, e che fu boicottato perché giudicato demoralizzante.
Nel corso degli anni Settanta si verificò un nuovo impulso creativo in direzione dei film a soggetto, favorito anche dal progressivo allentamento della censura, iniziato nel 1973: i cineasti attivi in quegli anni, pur liberandosi solo in parte dalla tendenza documentaristica tipica del cinema irlandese, si spostarono in modo deciso sul versante dell'impegno politico, influenzati anche dagli avvenimenti nell'Ulster. Il 1972 fu infatti l'anno della Bloody Sunday, vicenda narrata nell'omonimo film del 2002, vincitore dell'Orso d'oro a Berlino, dell'inglese Paul Greengrass, basato sul libro di Don Mullan: il 30 gennaio a Derry (ingl. Londonderry) le truppe britanniche aprirono il fuoco sulla folla inerme che manifestava per i diritti civili, uccidendo tredici persone. Alcuni registi girarono in gaelico: Mulkerns diresse nelle isole Aran An tOileánach a dFhill (1970, Il ritorno dell'isolano) e Bob Quinn realizzò Caoineadh Airt Uí Laoire (1975, Lamento per Art O'Leary), prodotto dal Sinn Féin e dal Workers Party, nel quale veniva esaminata la storia dell'I. moderna in rapporto a quella del Settecento. Della produzione in inglese vanno invece ricordati i mediometraggi di esordio di Cathal Black (Wheels, 1976), Joe Comerford (Down the corner, 1977), Thaddeus O'Sullivan (A pint of plain, 1977) e Kieran Hickey (A child's voice, 1978).
Ma fu solo all'inizio degli anni Ottanta che avvenne la svolta decisiva. Nel 1981 fu creato l'Irish Film Board/ Bord Scannán na hÉireann, il primo ente cinematografico statale irlandese, che nei successivi sei anni partecipò al finanziamento di circa cinquanta film, permettendo lo sviluppo di un cinema di finzione finalmente emancipato dall'ossessione documentaria. Poterono così passare al lungometraggio registi già affermati come Comerford (Traveller, 1981, storia di una coppia coinvolta suo malgrado in un traffico d'armi dell'IRA), Hickey (Attracta, 1983), Black (Pigs, 1984), Quinn (Budawanny, 1987). Emersero inoltre talenti originali come Pat Murphy (Anne Devlin, 1984) e soprattutto Neil Jordan che, già sceneggiatore di Traveller, diresse Angel (1982), incentrato su un sassofonista che si trasforma in giustiziere, l'horror fiabesco The company of wolves (1984; In compagnia dei lupi) e un noir dalle suggestive notazioni psicologiche, Mona Lisa (1986). Tra i registi non finanziati dall'Irish Film Board, ottenne risonanza internazionale Pat O'Connor con Cal (1984), soprattutto grazie all'attrice Helen Mirren (che ricevette un premio a Cannes per l'interpretazione della giovane vedova di un poliziotto che si innamora di un terrorista), mentre tra gli esordienti si impose all'attenzione Jim Sheridan con My left foot (1989; Il mio piede sinistro). Nel 1985 venne inoltre creato il Film Base, un centro per i cineasti e i videomakers indipendenti che finanziò numerosi cortometraggi, e nello stesso anno nacque il Festival di Dublino. Nel 1986 il National Film Institute venne secolarizzato, con il nuovo nome di Irish Film Institute (successivamente Film Institute of Ireland); per cui la chiusura dell'Irish Film Board, avvenuta nel 1987, apparve il frutto di una concezione culturale miope e contraddittoria. Tale arresto non ha però impedito ai cineasti di proseguire sulla strada intrapresa: la maggior parte di essi ha continuato a realizzare film in coproduzione con altri Paesi o con capitali inglesi. Nel 1993, d'altronde, l'Irish Film Board è stato riaperto, con fondi di gran lunga superiori rispetto a quelli degli anni Ottanta; questo ha fatto crescere in poco tempo la produzione media annuale dell'I. da tre a quindici film. Nel 1992 è inoltre nato l'Irish Film Centre, un grande centro di servizi e di ricerca, in cui hanno sede numerosi organismi, tra cui l'Irish Institute of Ireland, il Film Base e l'Irish Film Archive, il primo archivio cinematografico irlandese.
Negli anni Novanta si sono messi in luce all'estero soprattutto Sheridan, con In the name of the father (1993; In nome del padre), la drammatica vicenda di cui furono protagonisti nel 1974 quattro hippies irlandesi, arrestati per un attentato compiuto dall'IRA in Inghilterra e tenuti in carcere per quindici anni, e The boxer (1997); Jordan con The crying game (1992; La moglie del soldato) e Michael Collins (1996), su due diversi periodi della storia dell'IRA; O'Connor, con commedie come Circle of friends (1995; Amiche) e Dancing at Lughnasa (1998; Ballando a Lughnasa). Tra i registi i cui film hanno circolato soprattutto in patria vanno ricordati Comerford (High Boot Benny, 1993), Quinn (The bishop's story, 1994), Black (Korea, 1995), Murphy (Nora, 2000), O'Sullivan (Ordinary decent criminal, 2000, Un perfetto criminale).
B. McIlroy, Irish cinema: an illustrated history, Dublin 1988.
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Mostra internazionale del nuovo cinema, Il cinema in Irlanda, Pesaro 1990.
Erin: nuovo cinema in Irlanda, a cura di O. Casagrande, V. Scuccimarro, suppl. a "Chaos", 2, 1995.
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Per una bibliografia più completa si rimanda ai testi citati di K. Rockett e S. Pellis.