BENSERADE, Isaac de
Poeta lirico e di teatro. Nato a Lyons-la-Forêt (Normandia) nel 1612, morto a Gentilly nel 1691. Fu uno dei beaux esprits dell'Hôtel de Rambouillet da prima, e poi della corte; e più che per le mediocri tragedie (1635, Cléopâtre; 1636, La mort d'Achille et la dispute de ses armes; 1640, Méléagre) e commedie (1636, Iphis et Jante) e tragicommedie (1637, L'heureuse ambition), ebbe fama per il sonetto su Job (1651), ritenuto dai Jobelins superiore e dagli Uranistes inferiore a quello À Uranie del Voiture: ché, in piena fronda, questa vana querelle littéraire divise in due campi i frequentatori dell'Hôtel, indi l'intera Parigi, assurgendo alle proporzioni d'una guerre civile, come la chiamò il Corneille, il quale invitato a giudicarla, se ne sbrigò col compartire equamente le lodi ai contendenti in un terzo sonetto (v. anche J. L. Balzac, Remarques sur les deux sonnets d'U. et de J.). Poetino da "ruelle", il de B. ha facile vena e dà il senso della fatuità di quella vita. A corte fu in auge quale immaginoso allestitore di baliets, che raggiunsero tanta voga che non disdegnavano di agirvi il re, la regina, i principi, le grandi dame. Per questi ballets (Cassandre; La nuit; Triomphe de l'Amour, ecc.), a cui egli conferì dignità d'arte, creando il genere teatrale, prima solo buffonesco ed erotico, mitologico e amoroso, dettò per trent'anni versi agili e graziosi, che gli aprirono le porte dell'accademia (1674). I suoi livrets sono originali, i couplets pieni d'ironia delicata. Singolare è, fra le sue fatiche poetiche, la riduzione in rondeaux delle Métamorphoses di Ovidio; e, fra quelle sue di segretario galante, la corrispondenza tenuta per M.lle de la Vallière con Luigi XIV, che gli fu largo di favori non meno dei cardinali Richelieu e Mazarino.
Bibl.: A. Prunières, Le Ballet de Cour en France avant Benserade et Lulli, Parigi 1914.