Filosofo e scienziato tedesco (Winterthur 1720 - Berlino 1779). S. è noto nella storia dell'estetica per l'ampia e fortunata Allgemeine Theorie der schönen Künste (4 voll., 1771-74), un manuale di estetica in forma di lessico. Nel quadro di una dottrina basata su principi psicologici e di una prospettiva classicistica e illuministica, S. avvicina il bello al sentimento morale e considera l'arte soprattutto come un mezzo per realizzare la moralità e la felicità dell'uomo.
Dopo studi di teologia a Zurigo, nell'intento di diventare teologo e pastore, si recò nel 1743 come precettore a Magdeburgo e cominciò a interessarsi, oltre che di matematica e scienze naturali (campi in cui si affermerà per le sue ricerche sulla compressibilità dei gas, sul moto dei proiettili e sui fenomeni galvanici), di arte e di estetica, grazie soprattutto all'influenza di J. J. Bodmer e J. J. Breitinger. Nel 1747 fu chiamato a insegnare matematica in un ginnasio di Berlino; lì entrò in contatto con L. Euler e P.-L. de Maupertuis e nel 1750 fu nominato membro dell'Accademia delle scienze, di cui diresse dal 1775 la classe di filosofia. Da allora in poi visse principalmente in quella città, godendo della stima di Federico il Grande, che, gli affidò vari incarichi scientifici e didattici.
L' Allgemeine Theorie der schönen Künste trae spunto da un testo francese, il Dictionnaire portatif des Beaux-Arts di J. Lacombe, ed espone i principali temi della critica e della teoria delle arti; l'opera fu edita più volte e utilizzata anche per il Supplément dell'Encyclopédie. I tratti più specifici della teoria di S. consistono da un lato in un'analisi degli aspetti psicologici della produzione artistica, del nesso tra gusto e genio e della loro differenza dalla conoscenza e dalla morale, e, dall'altro, attraverso un netto distacco dalla concezione edonistica delle opere d'arte, nell'insistenza sulla loro funzione storica, sociale ed educativa, in un rapporto di reciproca promozione con la vita dello stato, secondo una prospettiva che avrà sviluppi in C. M. Wieland e J. Ch. F. Schiller. Da ricordare infine le Vermischte philosophischen Schriften (1773).