JOURNEES CINEMATOGRAPHIQUES DE CARTHAGE
Journées Cinématographiques de Carthage (JCC)
Denominazione francese dell'arabo Ayyām Qartāğ al-sīnimā'iyyā. Le JCC si svolgono, con cadenza biennale, a Tunisi, nell'anno in cui a Ouagadougou non ha luogo il FESPACO, l'equivalente delle JCC in Africa nera. Si tratta della manifestazione cinematografica di maggior rilievo del Nord Africa e, più estesamente, del mondo arabo. La prima edizione delle JCC si tenne nel 1966, ma l'origine del festival risale al 1956, anno dell'indipendenza della Tunisia. Nel mese di luglio di quell'anno il documento Perspectives d'action cinématographique et indépendance en Tunisie venne depositato dalla federazione tunisina dei cineclub al Ministero dell'informazione con lo scopo di riorganizzare il settore del cinema. Gli effetti non furono immediati: si sarebbero dovute attendere la progettazione e la discussione del primo piano quadriennale di sviluppo (1965-1968) per ideare la manifestazione cinematografica e poi arrivare alla sua realizzazione che venne affidata dal presidente della Tunisia Habib Bourghiba, al Ministero della cultura e a Tahar Cheriaa, nominato direttore delle Journées cinématographiques de Carthage. L'intento dello Stato era quello di organizzare un grande festival internazionale, aperto soprattutto alle produzioni africane del mondo arabo e mediterraneo, ma anche alle cinematografie di Asia, Europa e America.
T. Cheriaa, che ha guidato le JCC dal 1966 al 1973, è stata una figura imprescindibile per la storia e la crescita del cinema tunisino e arabo con il suo lavoro, organizzativo e critico, di saggista e storico. Ai migliori film di lungo e corto metraggio vengono assegnati i Tanit d'or, i premi che contraddistinguono il festival, dal nome della dea cartaginese della fecondità. Primo film a ottenere il Tanit fu La noire de... (1966), lungometraggio d'esordio del senegalese Ousmane Sembène. Il festival intendeva proporsi come punto d'incontro filmico e politico, per un uso militante del cinema nella lotta quotidiana di autodeterminazione e reale indipendenza dei popoli del Sud del mondo. Proprio per questo motivo, due anni dopo, unica occasione nella storia delle JCC, il premio non venne assegnato: nessun film infatti rispondeva ai requisiti richiesti. Nel 1970, per la prima volta, il Tanit andò a un'opera araba, al-Ih̠tiyār (La scelta) diretta dall'egiziano Youssef Chahine. In quella stessa edizione fu fondata la Fédération panafricaine des cinéastes (FEPACI). L'Egitto si confermò in prima fila anche nella quarta edizione, che assegnò un premio ex aequo ad al-Mah̠du῾ūn (1972; Gli ingannati) di Tawfiq Salih (regista egiziano, ma i finanziamenti per il film furono siriani) e a Sambizanga (1972), produzione angolana diretta da Sarah Maldoror. I Tanit continuarono a essere attribuiti, per le successive quattro edizioni, ad autori del Maghreb, e a valorizzare un cinema portatore di forte impegno sociale: nel 1974 vennero premiati ex aequo il libanese Kafr Qāsim di Borhane Alaouiè e il mauritano Les Bicots-Nègres, vos voisins di Med Hondo; nel 1976 il Tanit d'or venne assegnato ad al-Sufarā' (1975, Gli ambasciatori) del regista tunisino Nacer Ktari; Muġāmarāt baṭal (Le avventure di un eroe) del beur di origine algerina Merzak Allouache, si impo-se nel 1978, mentre nel 1980 vinse ῾Azīza del tunisino Abdellatif Ben Ammar.
Solo nel 1982 con Finyé (Il vento) del malieno Souleymane Cissé è stato nuovamente premiato un film dell'Africa subsahariana. In seguito i Tanit sono stati ancora attribuiti a film nordafricani e mediorientali. Il maestro del cinema siriano Mohammad Malas ha trionfato in due edizioni: nel 1984 con Ahlām al-madīna (I sogni della città) e nel 1992 con al-Layl (1991, La notte). Con il suo primo lungometraggio, Rīḥ al-sadd (noto anche come L'homme de cendre), il tunisino Nouri Bouzid è stato premiato nel 1986. Il più rappresentativo cineasta palestinese, Michel Khleifi, ha vinto l'edizione del 1988 con ῾Urs fī al-Gālīl (1987; Nozze in Galilea). Negli anni Novanta altri due esponenti del nuovo cinema tunisino, alla loro opera prima, hanno conquistato l'importante riconoscimento: nel 1990 il critico e storico Ferid Boughedir con Halfawīn-Aṣfūr al-saṭḥ (noto anche come Halfaouine ‒ L'enfant des terrasses) e nel 1994 la montatrice Moufida Tlatli con Ṣamt al-qaṣr (I silenzi del palazzo). Con Salut cousin! M. Allouache è tornato a vincere le JCC nel 1996. Ancora algerino è stato il vincitore dell'edizione del 1998, Bourlem Guerdjou con il suo lungometraggio d'esordio Vivre au Paradis. Solo nel 2000 il Tanit è stato nuovamente attribuito a un'opera dell'Africa subsahariana, Dôlé (1999), primo film del gabonese Léon Imunga Ivanga. Anche nel 2002 il premio è rimasto in Africa nera: è stato infatti aggiudicato a un'altra opera prima, Le prix du pardon diretto dal senegalese Mansour Sora Wade.
P.G. Ilboudo, Le Fespaco 1969-1989, Ouagadougou 1988, pp. 89-98; De Carthage à Nantes, éd. T. Chikhaoui in "Cinécrits", 1997, pp. 1-55; G. Gariazzo, Breve storia del cinema africano, Torino 2001, pp. 29-30.