Drammaturgo (Madrid 1806 - ivi 1880). Iniziò la sua attività con traduzioni e rimaneggiamenti di opere straniere e del teatro spagnolo. Dopo l'esito infelice de Las hijas de Gracián Ramírez (1831), il successo gli arrise con Los amantes de Teruel (1837), dramma in prosa e versi. Fecero seguito Doña Mencía (1838) e Alfonso el Casto (1841), le quali passarono inosservate, mentre La jura de Santa Gadea (1845) ripeté il successo di Los amantes. Scrisse anche commedie: Juan de las Viñas, La redoma encantada (1839), Los polvos de la madre Celestina (1840), Las Batuecas (1843), ecc. Tra le poesie sono da ricordare: Al busto de mi esposa, La muerte, La campana (traduzione di Schiller), El alcade Ronquillo. Le sue Fábulas (1848) riscossero gli elogi della critica. La produzione in prosa di H. comprende novelle, articoli di costume e di critica letteraria; grande erudizione H. rivela nei prologhi alle edizioni delle opere di Calderón, Lope de Vega, ecc., per la Biblioteca de autores españoles, e del Teatro escogido di Tirso de Molina (1839-42), e nelle Notas al Don Quijote.