Poeta indiano (sec. 4º-5º d. C.), il più grande poeta della letteratura sanscrita classica. Mentre talune leggende e particolari fantastici sono rimasti legati al suo nome, quasi nulla sappiamo intorno alla sua reale personalità. Doveva essere nativo di Ujjayinī (odierna Ujjain nel Malwa, India centrale), appartenere alla casta brahmanica e seguire la filosofia Vedānta. Non è poi facile determinare, fra le molte opere che vanno sotto il suo nome, quali veramente gli appartengano. Tuttavia per alcune fra esse si può dire che non esistano dubbî. Tali i due poemi epico-artistici Kumāra-sambhava ("La nascita del dio della guerra"), in 17 canti di cui solo i primi sette od otto riconosciuti come genuini, e Raghuvaṃśa ("La stirpe di Raghu") in 19 canti; e poi tre drammi, fra i quali emerge Śakuntalā, e infine il poemetto che s'intitola Meghadūta ("La nuvola messaggera"). Forse gli appartiene anche una famosa composizione lirica, il Ṛtusaṃharā ("Descrizione compendiosa delle stagioni"). In queste opere K. si rivela poeta sommo sia per l'ispirazione, sia per l'elevatezza del suo stile e la perfezione della forma.