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La Cantatrice chauve

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(trad. it. La Cantatrice calva) Commedia in un atto (1950) del commediografo francese di origine romena E. Ionesco (1909-1994), la cui ispirazione è nata, secondo l'Autore, dalle insulsaggini e dai luoghi comuni di un manuale di conversazione franco-inglese.

Approfondimento di Dominique Fernandez, da Teatro (Enciclopedia del Novecento)

§ In una scena piccolo-borghese vediamo una coppia di inglesi, il signore e la signora Smith, discutere tranquillamente delle patate al lardo, dell'insalata inglese e dell'acqua inglese che hanno costituito il loro pasto. Quando la pendola suona diciassette colpi, la signora Smith esclama: ‟Guarda! sono le nove". Ella dichiara che lo yoghurt è eccellente ‟per lo stomaco, le reni, l'appendicite e l'apoteosi". Il signor Smith si meraviglia che il giornale, nella rubrica anagrafica, dia sempre l'età delle persone morte, mai quella dei neonati. Parlano poi di Bobby Watson, di cui il signor Smith legge nel giornale l'annuncio mortuario, pur ricordando a sua moglie che è morto da due anni, poi da tre, poi da quattro anni. Si viene a sapere allora che Bobby Watson è una donna, poi che è un uomo, poi che sono due sotto lo stesso nome, e infine che stanno per sposarsi presto. L'enigma della signora Ponza e lo smontaggio-rimontaggio di Galy Gay sembrano laboriosi esercizi naturalistici rispetto a queste brusche e assolutamente inesplicabili metamorfosi di Bobby Watson! Il personaggio si è volatilizzato perché le parole, a rigore, non vogliono dire più niente. Il linguaggio diventa un seguito di suoni senza significato, di luoghi comuni talmente logori che le cose, le persone designate e il mondo intero volano in pezzi. Il signor Smith può dichiarare freddamente che nel mestiere di commesso viaggiatore non c'è concorrenza il martedì, il giovedì e il martedì, e la signora Smith rispondere altrettanto freddamente: ‟Ah! tre giorni alla settimana?". Nella scena seguente si vedono due invitati della coppia, il signore e la signora Martin, domandarsi l'un l'altro con la maggior serietà e come se non si conoscessero intimamente, se non si sono gia incontrati da qualche parte. A poco a poco scoprono che abitano nella stessa città, nella stessa strada, nello stesso edificio, nello stesso appartamento e che si coricano nello stesso letto: ogni riconoscimento è punteggiato da un ‟Come è curioso, come è bizzarro, e quale coincidenza" di irresistibile effetto comico. L'esplosione del linguaggio, la polverizzazione del mezzo di comunicazione tra gli esseri umani, trasforma la loro esistenza in un vasto gioco d'azzardo, senza leggi di sorta, dove l'identità di ciascuno, il suo stato civile, i suoi affetti, i suoi amori sprofondano senza scampo. Se non c'è niente sotto le parole, se parlare non vuol dire niente, vivere è una ridicola assurdità, che si può trovare indifferentemente tragica o comica.

‟Non ho mai capito la differenza che si fa tra comico e tragico. Essendo il comico l'intuizione dell'assurdo, esso mi sembra più desolante del tragico. Il comico non offre scampo" (v. E. Ionesco, Notes et contre-notes, Paris 1962; tr. it. Note e contronote, Torino 1965, p. 30).

Vedi anche
Eugène Ionesco Ionesco ‹ioneskó›, Eugène (rom. Eugen Ionescu). - Commediografo francese (Slatina, Romania, 1909 - Parigi 1994). Esponente del teatro dell'assurdo, ha usato la comicità paradossale e il nonsense per mettere in scena l'angoscia e l'irrazionalità della condizione umana. Dopo il clamoroso esordio con La ... Teatro degli Indipendenti Teatro d’avanguardia fondato a Roma nel 1922 da A.G. Bragaglia. Fu attivo fino al 1931, mettendo in scena, oltre a un repertorio sperimentale, pantomime e spettacoli di danza. Aristòtele (o Aristòtile; gr. ᾿Αριστοτέλης, lat. Aristotĕles, nel Medioevo latino Aristotĭles). - Filosofo greco (Stagira 384-83 a. C. - Calcide 322 a. C.). Fu, con Socrate e Platone, uno dei più grandi pensatori dell'antichità e di tutti i tempi. Nato da una famiglia di medici, si formò nell'Accademia platonica; ... commèdia Secondo la definizione invalsa nel 16° sec., rappresentazione scenica, generalmente in versi, di una vicenda tratta dalla vita comune, che, attraverso un susseguirsi di casi divertenti, si risolve lietamente. Sopravvive oggi come forma d’arte drammatica pressoché unica, in cui però il lieto fine non ...
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  • DOMINIQUE FERNANDEZ
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Vocabolario
pér la quale
per la quale pér la quale locuz. agg. e avv., invar. – Espressione usata, nel linguaggio fam. o scherz. con varî sign. (v. quale, n. 6).
Dio me l’ha data, guài a chi la tócca!
Dio me l'ha data, guai a chi la tocca! Dio me l’ha data, guài a chi la tócca! – Frase che si ritiene pronunciata da Napoleone I nel cingere la Corona ferrea, il 26 maggio 1805.
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