La scienza in Cina: dai Qin-Han ai Tang. Scienza e contesto sociale
Scienza e contesto sociale
Il periodo compreso tra l'avvento della dinastia Han e la fine della dinastia Tang, vale a dire gli anni dal 206 a.C. al 907 d.C., rappresenta una fase che assume grande rilievo nella storia della Cina, essendo stata caratterizzata da uno sviluppo pressoché ininterrotto, tanto in campo scientifico quanto in campo tecnologico. L'evoluzione delle conoscenze maturate nel corso dell'epoca più antica rese possibile una serie di importanti scoperte e di invenzioni in numerosi campi quali la matematica, l'astronomia, la medicina, l'agronomia, la chimica, la metallurgia, l'architettura, le tecnologie e i metodi di produzione. Le fonti storiche di cui oggi disponiamo ci consentono di appurare che questa evoluzione è scaturita dal concorso di diversi fattori, alcuni di carattere strutturale e altri puramente fortuiti.
Gli oltre mille anni intercorsi tra le dinastie Han e Tang tracciano un grande ciclo ideale in cui la Cina si presenta inizialmente unita, poi divisa e infine nuovamente unificata. Le fasi di unità del paese coprono la maggior parte di questo arco di tempo, in netto contrasto con la lunga epoca di frammentazione dei periodi delle Primavere e autunni (770-481 a.C.) e degli Stati combattenti (480-221 a.C.). Le ripercussioni che una tale coesione politica ebbe, tanto in campo scientifico quanto in campo tecnologico, sono estremamente complesse; in questa sede ci limiteremo a illustrarne i caratteri generali.
In primo luogo, grandi dinastie come gli Han e i Tang, capaci di tenere insieme tutta la Cina, dovevano esercitare sulla cultura e sulle idee un controllo rigido, di tipo assolutistico; la tolleranza che in epoca preimperiale aveva reso possibile la contesa tra le Cento scuole era venuta meno. In questo contesto, lo studio dei Classici divenne il pilastro incrollabile della cultura ufficiale, mentre la conoscenza scientifica fu non soltanto ostacolata dai governi imperiali, ma spesso censurata e distorta a seconda delle esigenze politiche. Tale rapporto tra scienza e potere si era costituito già in epoca Han, per poi svilupparsi negli anni a venire fino all'epoca moderna.
I condizionamenti maggiori si ebbero nell'astronomia e nella scienza calendariale. La funzione fondamentale della prima, nella Cina antica, era quella di mettere in comunicazione l'uomo con il cielo. Tale caratteristica fu conservata lungo tutto il periodo che va dagli Han ai Tang, parallelamente a un certo sviluppo. L'interesse del potere verso l'astronomia non era di natura scientifica; si tendeva piuttosto a mettere l'operato del governo in relazione ai fenomeni celesti, producendo una serie di interpretazioni puramente politiche degli accadimenti nel mondo della Natura. La forma compiuta di questi orientamenti era la cosiddetta 'teoria dei portenti', che includeva tra i suoi oggetti ogni sorta di calamità e di fenomeni naturali straordinari. Le sue origini si possono far risalire alle speculazioni del periodo preimperiale sullo yin e lo yang e sulle Cinque fasi, ma è con Dong Zhongshu (179-104 a.C. ca.) e la sua 'corrispondenza tra cielo e uomo', ai tempi dell'imperatore Wu (140-87 a.C.) degli Han anteriori, che essa appare in forma sistematica. Secondo tale tesi, tutti gli episodi inusuali che si verificavano in Natura erano altrettanti ammonimenti che il cielo, dall'alto, inviava al sovrano; se questi non vi si conformava, il suo regno era destinato a una rapida fine. Una concezione del genere doveva far sì che le preoccupazioni politiche della corte nella definizione del calendario portassero questa a esulare da un ambito puramente scientifico. Un caso esemplare è offerto dalle vicissitudini che hanno preceduto l'adozione del metodo dingshuo ('determinazione delle sizigie'). Già sotto gli Han posteriori (25-220), l'astronomo Liu Hong (140-206 ca.) aveva osservato che il metodo tradizionale dingshuo non era in grado di risolvere il problema della irregolarità del moto apparente della Luna. Nel 443, He Chengtian definì il Calendario Yuanjia (Yuanjia li), che stabiliva per la prima volta il metodo dingshuo correggendo gli errori del sistema precedente. Tale metodo, tuttavia, suscitò critiche e obiezioni che finirono con l'impedirne l'effettiva applicazione. La disputa tra i sostenitori dei due sistemi si protrasse per oltre due secoli. Dopo la scoperta che anche il moto apparente del Sole presentava irregolarità, la credibilità teorica del metodo dingshuo apparve rafforzata. Ma il potere non teneva conto delle scoperte scientifiche e le ostacolava. Agli inizi della dinastia Sui (581-617), uno dei consiglieri favoriti dell'imperatore Wen, Zhang Bin, attaccò con argomenti del tutto privi di scientificità i sostenitori del metodo dingshuo, denunciandoli come "sovversori dell'ordine celeste" e provocandone la rimozione dagli uffici. Sebbene l'esistenza di vizi originari nel metodo di definizione del calendario fosse già un fatto accertato, non fu possibile far recedere Wendi dalle sue convinzioni. Soltanto nel 665, durante il regno dell'imperatore Gaozong dei Tang, Li Chunfeng sarebbe finalmente riuscito a far adottare il Calendario Linde (Linde li), basato sul metodo dingshuo.
L'unione dell'intera Cina sotto un unico potere centrale, d'altro canto, doveva offrire una serie di condizioni favorevoli allo sviluppo scientifico e tecnologico. L'unità politica e sociale incoraggiava innanzi tutto lo scambio di conoscenze tra le diverse regioni del paese, promuovendone così la crescita e l'integrazione. Una tesi corrente vuole che la medicina cinese nel periodo preimperiale si dividesse in due scuole principali: la scuola di Qin, con il suo centro nell'odierno Shaanxi, che privilegiava agopuntura e moxibustione, e quella di Qi, radicata nella provincia dello Shandong, che invece favoriva le terapie farmacologiche. Tuttavia esisteva una terza scuola, quella di Chu ‒ diffusa nell'antico territorio del regno omonimo, lungo il medio corso del fiume Yangzi e che si distingueva nella cura delle malattie tropicali e nella macrobiotica ‒, la quale, a giudicare dal gran numero di testi di medicina rinvenuti a Mawangdui e a Jiangling (v. cap. XVIII), avrebbe mosso i suoi primi passi al più tardi nel periodo degli Stati combattenti. Significativamente, le tre grandi scuole di medicina nel corso del periodo Han si sarebbero unificate.
Nel 5 d.C., il potente ministro Wang Mang (45 a.C.-23 d.C.), che di lì a poco avrebbe fondato una sua dinastia detronizzando per qualche tempo gli Han, si fece promotore per la prima volta di una selezione ad ampio raggio di uomini versati nelle scienze. Una politica simile è stata riproposta nel periodo Tang, la seconda grande dinastia dopo gli Han, quando il governo riunì una commissione di oltre venti eruditi e affidò loro l'incarico di consultare la gran mole di volumi conservati nella Biblioteca imperiale, disponendo inoltre che ogni regione del paese inviasse illustrazioni di medicinali. Nell'arco di due anni fu così portata a termine la compilazione della Nuova revisione della farmacopea (Xinxiu bencao), la prima opera di questo genere su scala nazionale nella storia della Cina, costituita da 54 volumi (ovvero rotoli manoscritti) e articolata in tre sezioni. Le differenze tra quest'opera e il Canone di farmacopea del Divino Agricoltore (Shennong bencao jing) scritto agli inizi del VI sec. nel Sud della Cina da Tao Hongjing (456-536), sono evidenti. Infatti Tao Hongjing viveva isolato nel Jiangnan, e la sua conoscenza dei medicinali non poteva essere completa. La Nuova revisione della farmacopea dei Tang era invece il frutto del lavoro di un nutrito gruppo di specialisti su tutto il territorio nazionale, da Jiaozhou nell'estremo meridione fino alle regioni del Nord abitate da tribù di stirpe turca come i Tiele. Opere scientifiche di così vasta portata, che richiedevano un lavoro di équipe, in un'epoca di frammentazione politica sarebbero state impensabili.
Con il diretto intervento del potere centrale, in un grande impero senza frontiere interne, le nuove tecniche di produzione potevano uscire rapidamente dai confini del luogo di origine e divenire patrimonio comune di regioni diverse. Un esempio significativo è offerto dalla diffusione della tecnica di aratura con i buoi, che sebbene fosse apparsa già durante le Primavere e autunni, era stata utilizzata in modo estremamente limitato fino alla vigilia dell'epoca imperiale. Oltre alla scarsa disponibilità di attrezzi in ferro per gli aratri, l'uso dei buoi era stato certamente frenato dalla situazione di conflitto tra una moltitudine di stati diversi, venuta meno con gli Han. Alla fine del regno dell'imperatore Wu (87 a.C.), l'aratura con i buoi era stata introdotta su vasta scala nel Nord della Cina, da Zhao Guo, il funzionario di grado più elevato nell'amministrazione dell'agricoltura. La tecnica, originaria del Guanzhong (odierno Shaanxi), si estese progressivamente alle attuali province del Gansu, Ningxia, Mongolia Interna, Shanxi, Henan e Shandong, in territori che all'epoca degli Stati combattenti erano divisi tra i regni di Qin, Han, Wei, Zhao e Qi. In seguito, il passaggio all'aratura con i buoi divenne un obiettivo della politica imperiale, investendo l'intero paese. Ad attestare la diffusione della tecnica ci sono dipinti e sculture di epoca Han che ne raffigurano l'utilizzo, nonché numerosi esemplari di vomeri risalenti allo stesso periodo; questi materiali sono stati ritrovati in gran numero non soltanto nel bacino del Huang He, ma anche nel Liaoning, nel Jilin, nel bacino dello Yangzijiang (Jiangsu, Anhui), in quello del Zhujiang (Guangdong), nelle zone del Sud-ovest (Sichuan, Guizhou), o nella provincia costiera sudorientale del Fujian.
Anche nel campo dell'astronomia, sottoposta a numerosi condizionamenti politici, le attenzioni del potere hanno avuto talora dei risvolti positivi. Sotto l'influenza della teoria sulla 'corrispondenza tra cielo e uomo', alcuni membri del governo seguivano con estremo interesse il prodursi di fenomeni naturali straordinari, e pertanto, in modo imparziale, si facevano promotori di lavori di ricerca su questi temi. In epoca Han, il governo centrale richiese più volte alle amministrazioni locali di segnalare individui esperti di yin e yang, portenti e calamità. Così, per esempio, l'imperatore Yuan degli Han anteriori nel 46 a.C. ordinava: "Orbene, abbiamo ascoltato che la via per portare la pace tra il popolo ha la sua origine nello yin e nello yang. Ma di quando in quando, nello yin e nello yang si producono considerevoli alterazioni, i venti e le piogge non seguono i tempi regolari. […] Che ognuno dei ministri e dei censori segnali alla corte tre individui esperti di yin e yang, portenti e calamità" (Hanshu, Yuandi benji). Nel 108 d.C., sotto l'imperatore An, a causa del verificarsi di ripetuti disastri naturali e di irregolarità nel clima fu dato ordine alle autorità centrali e locali di disporre affinché le persone istruite in tali fenomeni presentassero per iscritto la propria interpretazione degli eventi in corso, offrendola al sovrano perché ne prendesse visione (Hou Hanshu, Andi benji).
Alcuni fenomeni celesti a cui veniva attribuito un particolare significato politico e sociale divennero per questo oggetto di indagini estremamente dettagliate.
L'apparizione di comete, per esempio, era ritenuta un presagio di imminenti guerre o disordini e veniva accuratamente registrata dagli osservatori di corte, che annotavano anche la forma e le caratteristiche di questi corpi. Ru Chun, vissuto alla fine degli Han posteriori, ne propose una classificazione in tre tipi: comete dai raggi corti, di apparizione improvvisa; comete dai raggi lunghi; e stelle anomale, dai raggi lunghi e perpendicolari (l'informazione è citata nel commentario alla Hanshu, Wendi benji, scritto in epoca Tang da Yan Shigu).
Grazie ai documenti rinvenuti nella tomba n. 3 della necropoli di Mawangdui, chiusa nel 168 a.C., oggi sappiamo che tali nozioni astronomiche erano già consolidate all'inizio della dinastia Han anteriore. Nella tomba, infatti, sono state ritrovate ventinove immagini di comete dipinte su strisce verticali di seta, in cui si distinguono la testa e la coda dei corpi celesti; la coda, in particolare, è variamente raffigurata come diritta o curva e costituita da uno o più filamenti.
Nell'assolutismo che caratterizzava i governi imperiali della Cina antica, il sovrano poteva far valere direttamente la propria enorme autorità per favorire la crescita delle conoscenze scientifiche e delle tecnologie. In tal senso si distinsero gli imperatori Wu (Liu Che, 140-87 a.C.) degli Han anteriori, Wang Mang (9-23 d.C.) dell'effimera dinastia Xin, Wen (Liu Yilong, 424-453) dei Liu Song, Xiaowen (Yuan Hong, 471-499) degli Wei settentrionali, Wen (Yang Jian, 581-604) dei Sui, Gaozong (Li Zhi, 650-683) e Xuanzong (Li Longji, 712-755) dei Tang.
Tra di essi, un posto di rilievo spetta all'imperatore Wu degli Han, sotto il cui governo la politica di promozione dell'agricoltura, considerata fondamentale lungo tutto il periodo antico e medievale, raggiunse la sua espressione più completa, innescando lo sviluppo delle tecniche agricole, della metallurgia e delle opere idrauliche. Wudi sosteneva che l'agricoltura era il "fondamento dell'impero" (editto del 111 a.C.), e che la costruzione di canali, dighe e bacini artificiali era utile non soltanto all'irrigazione dei campi, ma anche a fronteggiare le ricorrenti siccità (Hanshu, Gouxiezhi). In questo scenario, in un'epoca in cui "i ministri disputavano sui benefici dell'acqua" (Shiji, Hequshu), ebbe inizio la realizzazione sistematica di grandi opere d'ingegneria idraulica, fino ad allora eseguite soltanto sporadicamente. Gli interventi più rilevanti interessarono la strategica regione del Guanzhong (corrispondente alla parte centrale della moderna provincia dello Shaanxi), che comprendeva la capitale Chang'an: il canale della Testa di Drago (Longshou), che irrigava oltre 10.000 qing (4,586 ha=1 qing ca.) di suolo alcalino; il canale Bai (dal nome del suo ideatore, Bai Gong), lungo 200 li (1 li=498,96 m) e capace di portare acqua a oltre 45.000 qing di terreni coltivabili; e ancora i canali Lingzhi, Chengguo e Wei. Grandi lavori per favorire l'irrigazione furono compiuti anche negli odierni distretti di Runan (Henan) e Shouxian (Anhui), nonché nella parte occidentale dello Shandong e nello Shanxi.
A queste opere vanno aggiunti poi gli innumerevoli interventi di portata più modesta effettuati in tutto il territorio dell'impero. Zhao Guo, un esperto di agronomia con incarichi di governo negli ultimi anni del regno di Wudi, introdusse su vasta scala il metodo di coltivazione detto di 'sostituzione dei suoli' (daitian), particolarmente adatto ai terreni aridi. Questo metodo consisteva nello spargere le sementi nei solchi e attendere la crescita dei germogli, per poi effettuare la sarchiatura e spingere la terra dalle porche all'interno dei solchi in modo da ricoprire le radici dei germogli; l'anno successivo si tracciavano i solchi lungo l'estensione delle porche, alternando così le strisce di terra utilizzate. Con questo metodo si poteva garantire un adeguato livello di umidità del suolo, ponendo le piante al riparo da vento e siccità, e allo stesso tempo determinare il ripristino della fertilità (Hanshu, Shihuo zhi, parte prima).
Sotto il regno di Wudi anche la metallurgia conobbe sensibili progressi. Nel 119 a.C. venne istituito il monopolio statale del ferro, con la concentrazione di risorse umane, materiali e finanziarie che ne risultava (v. cap. XXI). Secondo il Trattato sull'organizzazione terrestre (Dili zhi) della Storia della dinastia Han [anteriore], il governo creò quarantanove amministrazioni locali per la siderurgia, con le relative fonderie, distribuite nelle attuali regioni dello Shaanxi, dello Henan, dello Shanxi, dello Shandong, dello Hebei, del Liaoning, del Gansu, del Jiangsu, del Sichuan e dello Hunan. Ogni anno, oltre 100.000 operai venivano impiegati dalle autorità imperiali per le attività di estrazione dei minerali ferrosi (Hanshu, Gangyu zhuan). Dai resti di una fonderia statale di quell'epoca, venuti alla luce a Gongxian (Henan), si evince che in tali impianti venivano effettuati cicli completi di produzione, che includevano la selezione del minerale, l'arricchimento, la fusione e la realizzazione del prodotto finito. In un altro sito di epoca Han, a Guyingzhen presso Zhengzhou, è stato rinvenuto un crogiolo di dimensioni ragguardevoli (la base ha una superficie di 8,4 m2, mentre il volume complessivo è di poco inferiore ai 50 m3).
Oltre all'intervento diretto di alcuni sovrani, lo sviluppo scientifico è stato spesso incoraggiato da personaggi che detenevano posizioni di grande potere a corte. Uno di questi fu Gao Huan, che alla fine della dinastia dei Wei settentrionali (386-534) dispose l'istituzione di un collegio destinato ad accogliere individui particolarmente dotati nel campo delle scienze e delle tecniche. La sezione biografica della Storia delle dinastie settentrionali (Beishi) menziona sei allievi di questa scuola che raggiunsero la celebrità: le loro specializzazioni erano la scienza dello yin e dello yang, la matematica, l'astronomia, lo studio del Classico dei mutamenti (Yijing), la metallurgia, la medicina. È significativo che alcuni di loro non fossero cinesi. Oltre al privilegio di essere consultati a corte, questi studiosi godevano di condizioni estremamente favorevoli per la ricerca e lo scambio di conoscenze. Qimu Huaiwen, per esempio, nel collegio ebbe modo di confrontarsi con sapienti dell'etnia Ruanruan (da molti storici identificata con gli Avari) sui rispettivi metodi di calcolo rapido.
In generale, gli imperi della Cina antica e medievale si sono distinti per una grande apertura verso il mondo esterno, che non si sarebbe più riproposta dalla dinastia Song (960-1279) in poi. Gli intensi scambi culturali che ne sono derivati hanno favorito l'introduzione di nuove conoscenze dai paesi stranieri, che hanno arricchito la scienza cinese tanto sul piano teorico quanto su quello delle applicazioni tecnologiche. In epoca Han, un segno tangibile di questi contatti erano le varietà di prodotti agricoli venute dall'estero, come l'uva, il melograno, il noce, l'erba medica, il sesamo e altre ancora. Nel corso del periodo di divisione tra Nord e Sud, caratterizzato da un pluralismo culturale oscillante tra conflitto e fusione, e soprattutto sotto le dinastie Sui e Tang, la Cina è stata raggiunta da un flusso ininterrotto di nuove conoscenze scientifiche provenienti dall'estero, soprattutto dal mondo indiano, da quello iranico e da quello arabo. In epoca Tang, il contributo culturale straniero fu particolarmente significativo nei campi dell'astronomia, della matematica e della medicina.
L'apporto più consistente nella Cina di questo periodo venne offerto dall'antica scienza indiana, come appare nel cap. III del Trattato di bibliografia (Yiwenzhi) della Storia della dinastia Sui (Suishu), dove troviamo menzionati numerosi testi astronomici e matematici di origine indiana. Astronomi indiani prestarono servizio presso l'Ufficio astronomico imperiale dei Tang; tra di essi, un posto preminente spetta alla famiglia Gotama (Qutan). Nel 718, su ordine di Xuanzong, un membro di questa famiglia tradusse in cinese il Calendario Jiuzhi (Jiuzhi li). Le nozioni della medicina indiana, invece, entrarono in Cina attraverso la traduzione dei sūtra buddhisti. Anche in questo caso, il suddetto Trattato di bibliografia della Storia della dinastia Sui elenca opere dai titoli inequivocabili: le Prescrizioni farmaceutiche del bodhisattva Nāgārjuna (Longshu pusa yaofang), le Prescrizioni farmaceutiche dei santi indiani (Boluomen xianren yaofang), le Prescrizioni farmaceutiche indiane (Boluomen yaofang), le Formule del bodhisattva Nāgārjuna per la nutrizione del principio vitale (Longshu pusa yangxing fang), e altre ancora.
La maggiore garanzia per lo sviluppo della scienza è la trasmissione delle conoscenze di generazione in generazione. Nell'epoca che va dagli Han ai Tang, questo compito era assolto da due tipi di istituzioni: le scuole private e familiari da un lato, le scuole imperiali dall'altro. Se le prime erano attive fin dalla dinastia Han, le seconde fecero la loro comparsa soltanto nel periodo di divisione tra Nord e Sud (220-589), per raggiungere una struttura definitiva e matura a partire dal VII sec., con le dinastie Sui e Tang.
Nella Cina antica e medievale, una delle caratteristiche della cultura tradizionale era la scarsa considerazione nei confronti del sapere scientifico. Questa circostanza, che neppure l'istituzione delle scuole imperiali sarebbe riuscita a cambiare fino in fondo, ha rappresentato un limite notevole per lo sviluppo scientifico e tecnologico. Agli inizi dell'età imperiale, per esempio, la condizione sociale dei medici non era particolarmente elevata. Nel suo commentario alle Memorie di uno storico (Shiji), Ru Chun (II sec. d.C.) afferma che i figli delle famiglie rispettabili non erano "medici, né maghi, né mercanti, né artigiani" (Shiji, Li jiangjun liezhuan). Considerati alla stregua dei ceti più bassi della società (tali erano allora i mercanti e gli artigiani), i medici potevano essere oltraggiati senza ritegno dai potenti. Sima Qian racconta che Liu Bang, fondatore della dinastia Han, insultò un dottore venuto a curarlo (Shiji, Gaozu benji). Cao Cao, potentissimo generale vissuto alla fine degli Han, fece altrettanto con il celebre medico Hua Tuo (?-208), definendolo "un miserabile topo" (Sanguo zhi, Weishu). Il disdegno della professione medica era un atteggiamento molto diffuso nella società. Lou Hu, per esempio, membro di una famiglia che da generazioni praticava l'arte di guarire nella regione di Qi (Shandong), conosceva a memoria interi volumi di "medicina, farmacopea e tecniche terapeutiche", tuttavia preferì ascoltare chi gli consigliava di cambiare mestiere e si dedicò allo studio dei Classici (Hanshu, sezione biografica).
In epoca Tang, la Direzione pedagogica dei Figli del regno (Guozi jian) comprendeva sei scuole e tra queste la Scuola dei Figli del regno (Guozi xue) contava 300 allievi, l'Università imperiale (Taixue) e la Scuola delle quattro porte (Simen xue) ne avevano 500 ognuna, ma la Scuola di matematica era costituita soltanto da 30 studenti. Agli eruditi (boshi) della Scuola dei Figli del regno era attribuito il quinto grado nella gerarchia burocratica, mentre i loro colleghi della Scuola di matematica avevano il nono, il più basso. Dopo l'istituzione del sistema degli esami, il massimo prestigio sociale fu attribuito al diploma di 'letterato introdotto' (jinshi), la cui assegnazione richiedeva una cultura basata esclusivamente sullo studio dei Classici e della poesia.
Una parte importante della cultura cinese medievale veniva dal mondo dei monasteri. Il taoismo, religione nata in Cina, si richiamava alle teorie e alle tecniche della scuola del Tao (Daojia) di epoca preimperiale. A partire dal I sec. a.C. e sino alla fine della dinastia Han, tali dottrine si erano evolute in senso religioso e il processo sarebbe giunto a compimento tra il IV ed il VII sec. d.C. L'altra grande fede era il buddhismo, penetrato in Cina sotto gli Han posteriori e destinato a esercitare una profonda influenza sulla cultura del paese. Nelle scritture di entrambe le religioni si ritrovano cognizioni astronomiche, chimiche, mediche, meteorologiche e di altro tipo ancora, e il ricorso a esse da parte di monaci e sacerdoti nel corso del loro cammino spirituale doveva fornire grande impulso alla conoscenza scientifica. Tra i personaggi citati nel capitolo dedicato agli esperti di formule e tecniche nella sezione biografica della Storia della dinastia Han posteriore (Hou Hanshu), numerosi sono i cosiddetti fangshi, maghi ed esorcisti che erano in realtà i sacerdoti di una religiosità arcaica. Nella corrispondente sezione della Antica storia della dinastia Tang (Jiu Tangshu), due monaci buddhisti e due taoisti sono menzionati come uomini di scienza. Li Xiu, celebre medico vissuto sotto i Wei settentrionali, si era formato alla scuola di Sengtan, un monaco buddhista. Religiosi erano infine anche Ge Hong (281-341 ca.), Tao Hongjing (456-536), Sun Simiao (581-682) e Yixing (673-727), che con la loro attività di ricerca lasciarono una traccia importante nella storia della scienza cinese.
Un ultimo gruppo di intellettuali era quello dei letterati in ritiro. Personaggi sconfitti nell'agone della carriera burocratica o semplicemente ribelli alla cultura dei Classici si dedicavano ai grandi quesiti della vita e della Natura, in una ricerca che dal campo filosofico e artistico si proiettava spesso in quello puramente scientifico. A differenza dei loro omologhi del periodo successivo ai Tang ‒ interessati soprattutto all'agricoltura ‒ i letterati in ritiro dell'epoca antica e medievale si distinguevano per un orizzonte di indagine piuttosto ampio, che abbracciava l'astronomia, la scienza calendariale, la medicina e la botanica. Qui ricorderemo Lu Taiyi, che in epoca Sui visse in ritiro sui monti Bailu, Linlü e Wutai, e si occupò di matematica e di calendario sia come studioso sia come insegnante.
Nello sviluppo della scienza e della tecnica in Cina hanno avuto grande importanza la crescita economica, le guerre e la vita sociale. Le attività produttive influirono in molti campi e alcuni importanti progressi nelle cognizioni relative al calendario e alla matematica nacquero da questo contesto. Per esempio, il Calendario Zhuanxu (Zhuanxu li) adottato dai Qin si rivelò incompatibile con i tempi dell'attività agricola. Nel 104 a.C., l'imperatore Wu degli Han diede ordine a un gruppo di eruditi ‒ fra cui Gongsun Qing, Hu Zhu e Sima Qian ‒ di "discutere e quindi stabilire un calendario degli Han". Per lo stesso compito furono convocati oltre venti esperti di astronomia scelti in tutta la Cina, tra cui spiccano i nomi di Tang Du, Louxia Hong e Xi Ping. Il lavoro della commissione così costituita, diviso tra la realizzazione di adeguati strumenti di misura e l'effettuazione dei calcoli, si estese fino a comportare una modifica del progetto iniziale. Sulla base di ripetute ricerche, dopo aver verificato tutte le misurazioni e discusso ben diciotto diversi progetti di modifica del calendario, fu infine adottato il sistema proposto da Xi Ping (Hanshu, Tianwen zhi), il Calendario Taichu (Taichu li), che avrebbe costituito un modello per tutti gli sviluppi successivi (v. cap. XIII, par. 5).
Dal periodo degli Stati combattenti alla metà della dinastia degli Han anteriori, i grandi mutamenti sociali e lo sviluppo della produzione hanno posto numerosi, urgenti problemi di misurazione e di computo. Tra i problemi pratici che si sono accompagnati ai mutamenti sociali e alla crescita economica occorsi tra il V e il I sec. a.C., molti erano di tipo matematico: si pensi alla misurazione esatta delle superfici agricole, che si rese necessaria per motivi fiscali e di allocazione delle terre, oppure a tutti i complessi calcoli richiesti per la realizzazione delle grandi opere di ingegneria idraulica (computi volumetrici, valutazione delle risorse, e così via).
Il rapporto tra concrete esigenze sociali e sviluppo della matematica è illustrato con chiarezza dai 264 esempi in cui si articolano i Nove capitoli sui procedimenti matematici (Jiuzhang suanshu), un testo risalente all'epoca Han (v. cap. XII). Il primo capitolo, intitolato Superfici e terreni, verte su problemi di agrimensura; il secondo (Grano e riso) riguarda i calcoli necessari a effettuare lo scambio di diversi tipi di cereali in base a proporzioni determinate; il terzo capitolo (Distribuzione) concerne l'allocazione di risorse e la distribuzione dell'imposizione fiscale per classi; oggetto del quinto capitolo (Discussione sulle opere [pubbliche]) sono i calcoli per la determinazione della forza-lavoro e del materiale necessari per la realizzazione di mura, spalti, fossati, canali, depositi, pozzi, e così via, in considerazione di alcuni parametri quali la natura dei suoli, l'epoca dei lavori e il personale disponibile; il sesto capitolo, intitolato Perequazione dei tributi, discute il metodo per un'equa ripartizione di tasse e corvées. Una situazione analoga doveva riproporsi nella seconda metà del periodo Tang, con lo sviluppo dei traffici commerciali e l'introduzione del metodo di tassazione detto 'della doppia imposta' (liangshui fa). Le conseguenti esigenze di semplificazione dei calcoli sollecitarono la nascita di vari testi di aritmetica e matematica di natura pratica, quali i Metodi matematici (Suanfa) di Long Shouyi, il Metodo matematico per la posizione dell'uno (Yiwei suanfa) di Jiang Ben, il Canone matematico per ottenere l'uno (Deyi suanjing) di Chen Congyun, e gli scritti di matematica di Han Yan, in seguito noti con il titolo Canone matematico di Xiahou Yang (Xiahou Yang suangjing).
La guerra produceva i suoi effetti nello sviluppo della cartografia e della produzione di macchinari. Le fonti storiche raccontano del grande interesse mostrato dai sovrani del regno di Han verso le carte geografiche già all'epoca del conflitto con Chu, nel periodo degli Stati combattenti. Nelle Memorie di uno storico si narra che alla vigilia dell'avvento della dinastia Han, dopo che le truppe di questo regno avevano espugnato la capitale Qin Xianyang, un eminente consigliere di Liu Bang fece raccogliere tutte le carte e i testi di geografia conservati nelle biblioteche di Stato del regno sconfitto, affermando che questo avrebbe consentito di conoscere "la posizione dei valichi in tutto il paese, l'ammontare della popolazione, i punti strategici" (Shiji, Xiaohe zhuan). In generale, le necessità imposte dalle operazioni belliche favorirono uno studio oggettivo e dettagliato del territorio. Nella necropoli di Mawangdui (prima metà del II sec. a.C.) sono state ritrovate mappe militari in scala variabile da 1:80.000 a 1:100.000 e una carta geografica ordinaria in scala 1:180.000, nella quale sono indicati in modo accurato e fedele corsi d'acqua, laghi, sistemi montuosi, vie di comunicazione, insediamenti umani e guarnigioni, nonché l'ubicazione delle fortezze e i confini tra le diverse circoscrizioni militari.
Una testimonianza indiretta sullo sviluppo della cartografia militare è offerta in un capitolo del Libro del Maestro Guan (Guanzi), compilato in epoca Han, dove sono specificati tutti gli elementi del territorio che una buona mappa deve descrivere. Le guerre favorivano poi la circolazione delle tecnologie direttamente connesse alle attività militari, una circostanza che sarebbe emersa con particolare evidenza nei conflitti che segnarono il periodo di divisione tra Nord e Sud. Per esempio, la sostituzione del carro a due ruote con quello a ruota singola, più adatto ai territori montuosi, avvenne sulla scia dello scontro tra i regni di Wei e di Shu, intorno alla metà del III secolo. Le stesse esigenze, nel medesimo periodo, favorirono lo sviluppo delle tecnologie navali. Il regno di Wudi, che si estendeva lungo il medio e basso corso dello Yangzijiang, costituì una formidabile flotta da guerra così da poter attaccare il regno di Wei per via fluviale. Le navi più grandi avevano cinque ponti e potevano trasportare fino a tremila soldati. Quando il regno di Jin, che proseguiva quello di Wei, riuscì infine ad avere la meglio sul suo avversario, si appropriò anche delle sue navi. Tra queste ve ne era una di grandi dimensioni, costituita da un gran numero di imbarcazioni più piccole e capace di portare duemila uomini (Jinshu, Wangzun zhuan). In epoca Liang (502-557) fu invece costruita una veloce nave da guerra a 160 remi, la più grande di questo tipo di cui si abbia notizia nella Cina antica e medievale (Liangshu, Houging zhuan).
Bisogni umani più radicali erano alla base dello sviluppo della chimica e della medicina. Le due discipline si incontravano nelle pratiche alchemiche per la ricerca della longevità, diffuse tra gli strati superiori della società almeno dai tempi in cui imperatori come Qin Shi Huang e Wu degli Han vi avevano fatto ricorso. Alla base dell'alchimia era l'idea che attraverso l'assunzione delle virtù di alcuni metalli si potesse prolungare la vita o addirittura conseguire l'immortalità. Lo scopo non è stato mai raggiunto, ovviamente, ma la ricerca in campo chimico ne trasse un certo impulso.
Il testo più antico di questa tradizione è il Contratto per l'unione dei tre secondo il 'Classico dei mutamenti' (Zhouyi cantong qi), scritto alla fine della dinastia Han posteriore da Wei Boyang. In una prospettiva scientifica, il libro evidenzia la conoscenza delle proprietà chimiche di diverse sostanze, con particolare attenzione alle reazioni e ai processi di trasformazione. Nel corso del periodo di divisione tra Nord e Sud, le pratiche per la ricerca della longevità divennero un fenomeno sociale radicato. In quest'epoca visse Ge Hong, una delle figure di spicco nella storia dell'alchimia, che dedicò a questa disciplina diversi decenni di attività, riversandovi il retaggio delle epoche più antiche. Le sue esperienze sono illustrate nei cosiddetti 'capitoli interni' de Il libro del Maestro che abbraccia la semplicità (Baopuzi). In particolare, nel capitolo sugli Elisir aurei (Jindan) Ge Hong presenta il metodo per produrre la pillola dell'immortalità da sostanze inorganiche quali il mercurio, lo zolfo, il realgar e l'ocra; nel capitolo sulle Pillole degli esseri trascendenti (Xianyao) si discutono le proprietà e le caratteristiche botaniche di alcuni tipi di funghi; nel capitolo su L'alchimia di giallo e bianco (Huangbai pian) si espone un metodo per 'produrre' oro e argento a scopi farmaceutici. Gli scritti di Ge Hong rivelano che già all'epoca (III-IV sec. d.C.) si era a conoscenza della possibilità di sciogliere metalli e altri minerali in una soluzione di aceto e nitrato di potassio.
Sanguo zhi [Storia dei Tre Regni], [compilato da] Chen Shou, Beijing, Zhonghua shuju, 1975, 5 v.
Tang da zhaoling ji [Grande raccolta di editti e ordinanze della dinastia Tang], [compilato da] Song Minqiu, Shanghai, Shangwu yinshuguan, 1959.