Storico (Wiehe, Turingia, 1795 - Berlino 1886). Per l'equilibrio del giudizio e l'arte del narrare, R. è una delle figure più rappresentative dello spirito europeo del sec. 19º e il riconosciuto maestro della storiografia tedesca. Convinto che lo storico dovesse non giudicare, ma solo descrivere le tendenze dominanti di ogni epoca, e avverso a costringere la complessità degli eventi in uno schema di interpretazione totale, respinse la filosofia della storia hegeliana. Sottolineò il ruolo delle «forze spirituali, generatrici di vita», e affermò che il corso della storia coincide con una varia interazione di forze, colta dall'intuizione dello storico oltre il «fortuito combattersi e avvicendarsi di stati e di popoli». La storiografia di R., pur animata da idee religiose e morali, resta un modello di capacità interpretativa dei personaggi e fatti politici, specie riguardo ai rapporti di forza internazionali: soprattutto sulla base delle relazioni diplomatiche, tracciò la genesi del sistema di equilibrio delle grandi potenze nella storia d'Europa.
Di vecchia famiglia di pastori protestanti e di avvocati di provincia, studiò teologia e filosofia all'università di Lipsia, dove, insofferente verso il razionalismo della teologia di allora, apprese i fondamenti del metodo filologico e della critica delle fonti. Laureatosi nel 1817, insegnante al ginnasio di Francoforte sull'Oder (1818), si indirizzò alla ricerca storica. Era il tempo in cui il Böckh e Otofredo Müller rinnovavano la filologia assegnandole compiti storici, e il giovane R. sentì fortemente il loro influsso. Recatosi successivamente in Italia, l'enorme materiale che poté raccogliere negli archivi di Venezia, Firenze e Roma (non ebbe accesso al Vaticano) costituì il nucleo documentario che alimentò in seguito la sua attività di storico. Tornato a Berlino, assunse la direzione della Historisch-politische Zeitschrift, organo del ministero degli Esteri (1832-36), che egli compilò quasi per intero. Qui apparvero i saggi nei quali si definì la posizione politica di Ranke. Lasciata la direzione della rivista per le polemiche suscitate dalle sue posizioni, partecipò poi alla politica come consigliere del re di Prussia. Fu socio straniero dei Lincei (1876). Tra i suoi discepoli vanno ricordati Sybel, Waitz, Giesebrecht. Anche Dilthey si considerò suo scolaro, come del resto quasi tutti gli storiografi tedeschi dell'Ottocento.
Redasse la sua prima opera, le Geschichten der romanischen und germanischen Völker von 1494 bis 1535 (1824), la cui pubblicazione gli valse la cattedra di storia all'università di Berlino. Proseguendo nella ricerca, pose mano alle «relazioni» degli ambasciatori veneti, che per primo utilizzò introducendo con esse una fonte di grande importanza nella storiografia moderna; questi documenti costituirono il fondamento per la redazione di un'opera su Fürsten und Völker von Südeuropa, il cui primo volume fu Die Osmanen und die spanische Monarchie im 16. und 17. Jahrhundert (1827). Sul Historisch-politische Zeitschrift pubblicò vari saggi politici che gli dànno una posizione a sé nella storia del pensiero politico tedesco. Conservatore e avverso alle idee di sovranità popolare e di parlamentarismo, si proponeva di mediare tra il concetto romantico di nazionalità e la realtà della lotta politica tra gli stati appoggiando, per quanto riguardava la questione dell'unità tedesca, una formula di tipo federale sotto la guida della Prussia. Tornato al lavoro storiografico, pubblicò nell'ambito dei Fürsten und Völker i tre volumi Die römischen Päpste, ihre Kirche und ihr Staat im 16. und 17. Jahrhundert (1834-36; trad. it. 1862), che a buon titolo sono considerati il suo capolavoro. Convinto dell'unilateralità di ogni storia di singole nazioni e maestro del metodo critico-filologico, svolse ricerche empiriche in molti archivi europei; da tali ricerche derivarono la Deutsche Geschichte im Zeitalter der Reformation (5 voll., 1839-43); i Neun Bücher preussischer Geschichte (1847-48); la Französische Geschichte, vornehmlich im 16. und 17. Jahrhundert (4 voll., 1852-56) e la Englische Geschichte, vornehmlich im 16. und 17. Jahrundert (7 voll., 1859-68). Nel 1841 era stato nominato da Federico Guglielmo IV storiografo ufficiale del regno di Prussia. Divenuto maestro della scienza storica in Germania (e non solo in Germania: grande fu, per es., il suo influsso in Inghilterra), nel 1867 R. iniziò la pubblicazione delle sue opere complete, procedendo intanto nella elaborazione di nuovi lavori, quali la biografia di Wallenstein e Ursprung und Beginn der Revolutionskriege 1791 und 1792 (1875). Dopo il 1870, nell'atmosfera del trionfo tedesco, tornò alla storia prussiana: pubblicò studi sulla guerra dei Sette anni (1871), sulla genesi dello stato prussiano (1873), rielaborò i Neun Bücher (1874, col nuovo titolo Zwölf Bücher preussischer Geschichte), curò l'ed. del carteggio di Federico Gugliemo IV con Bunsen, ecc. Più che ottantenne, iniziò l'ultima opera, la Weltgeschichte, che portò fino alla morte di Ottone I (6 voll., trad. it. 1º vol. 1932; i voll. 7º-9º, che giungono fino al 1453, uscirono completati dagli allievi su suoi appunti; un'appendice sono le celebri conferenze Epochen der neueren Geschichte, trad. it. 1985).