lino
Una pianta in concorrenza con il cotone
Il lino è una pianta utilizzata da millenni per produrre tessuti per abiti e biancheria, ma non soltanto. L’avvento del cotone ne ha un po’ ridotto l’utilizzo, ma ancora oggi le proprietà del lino, in particolare la sua freschezza e morbidezza, sono assai apprezzate e ricercate
Il lino accompagna la vita dell’uomo da almeno 6.000 anni. Questa pianta, infatti, era già utilizzata per ricavare fibre tessili nel 4° millennio a.C. in una vasta area euroasiatica che comprendeva Mesopotamia, Mar Caspio e zona orientale del Mar Nero. La sua diffusione fu rapida e seguì lo sviluppo di tutte le grandi civiltà.
In Egitto il lino era già utilizzato intorno al 3700 a.C. non solo per ricavare oli medicamentosi e decotti (con la qualità definita lino da seme), ma anche per realizzare capi di abbigliamento raffinati e, soprattutto, le bende con cui venivano avvolte le salme per essere mummificate (mummia). Il lino fu usato anche dai Greci, ma la sua maggiore diffusione si ebbe in epoca imperiale romana, quando da tessuto pregiato divenne di uso comune. Il lino non fu usato solo per realizzare capi di vestiario ma, data la sua resistenza, conobbe anche altre destinazioni, come la produzione di vele per le navi e di cordami.
La coltivazione del lino richiede molta acqua. Ancora di più ne richiede la lavorazione, per estrarre le fibre dalla pianta. Per questo motivo, le piantagioni sorsero, nei secoli, là dove più ricca era la dotazione idrica, dalla Pianura Padana all’Inghilterra, all’Europa continentale (Germania, Olanda, Belgio e Francia). Soprattutto questi ultimi tre paesi si sono sempre distinti per l’alta qualità dei loro filati di lino. La pianta, nella versione da fibra (detta lino da tiglio), in quella da seme e in quella mista, è tuttavia abbastanza adattabile a diversi climi e quindi, nel corso dei millenni, è stata coltivata sia in zone calde – come l’Africa settentrionale – sia in zone continentali europee.
Il Medioevo fu il periodo d’oro del lino: le piantagioni si moltiplicarono e i tessuti erano venduti sulle migliori piazze mercantili d’Europa. Già a quell’epoca questo tessuto era apprezzato per la sua morbidezza e resistenza, nonché per la capacità di assorbire acqua, e quindi il sudore, il che ne ha sempre fatto un filato adatto per abiti estivi.
L’età moderna segnò l’inizio del declino di questa pianta e dei suoi derivati. Una delle cause fu la concorrenza di altre fibre tessili, come il cotone. Già nota nell’antichità, la pianta del cotone conobbe infatti il suo crescente e inarrestabile sviluppo a partire dal 18° secolo con le prime piantagioni americane. La progressiva meccanizzazione delle fasi di filatura e tessitura, nel corso del 19° secolo, portò a un’ulteriore affermazione sul mercato del cotone rispetto al lino, la cui produzione rimase a lungo artigianale. In seguito impianti meccanici per la lavorazione di questo tessuto diedero buoni risultati (in Italia nacque per esempio, alla fine dell’Ottocento, il Linificio e canapificio nazionale, che esiste ancora oggi come industria privata). A partire dalla fine dell’Ottocento i capi di lino sono tornati a essere considerati tra i più pregiati per le loro qualità di freschezza e di morbidezza: abiti, camicie, lenzuola, tovaglie, asciugapiatti e completi da bagno in lino sono spesso tra i prodotti più esclusivi e preziosi.
I derivati del lino sono utilizzati anche per realizzare prodotti diversi dai tessuti. Forse il più famoso è il linoleum, materiale rigido con cui, soprattutto fino agli anni Settanta del Novecento, si ricoprivano i pavimenti di uffici e case, per via della sua resistenza e del costo contenuto. Il linoleum è il risultato di una complessa lavorazione in cui olio di lino, resine, polveri di sughero e coloranti sono sottoposti a una lunga ossidazione, fino a ottenere una pasta resistente; questa è poi compressa in più strati e unita a un’armatura di tela. Successivamente, i fogli così ottenuti sono incollati al pavimento o alla parete, perfettamente lisci, con particolari colle, che ne garantiscono l’aderenza per lungo tempo.