Lituania
Stato dell’Europa settentrionale confinante con Lettonia, Bielorussia, Polonia e Federazione russa.
I lituani rimasero a lungo isolati prima di inserirsi nella storia europea (di qui la loro tenace conservazione di lingua, credenze religiose di tipo naturistico, usi e costumi etnici). Fu la pressione dei cavalieri teutonici a sollecitarli a un’organizzazione statuale: i cavalieri furono sconfitti (1236) da Mindaugas che, convertitosi poi al cristianesimo (1253), fu incoronato re. I suoi successori tornarono al paganesimo; con Gediminas (1316-41), la L. si estese su territori abitati da slavi, fino ad annettersi Vitebsk e la Volinia, urtando le ambizioni dei principi moscoviti. Nel 14° sec., dunque, la L. era uno Stato sovranazionale con popolazioni slave e ortodosse; i suoi sovrani erano ancora pagani, ma la lingua ufficiale del Paese era il bielorusso. La chiamata al trono di Polonia del duca Jogáila (che col nome di Ladislao Jagiełło sposò l’erede della corona polacca Edvige) e la conclusione dell’Atto di Krewo (1385) di unione della L. con la Polonia, con conseguente battesimo della nobiltà lituana, furono fatti di portata storica in tutta Europa; la L., estesa sino a Kiev e, col granduca Vytautas, sino al Mar Nero tra le foci del Dnestr e del Dnepr, si legò all’Occidente cattolico e la Confederazione polacco-lituana divenne il più forte e vasto Stato cattolico dell’Europa orientale. L’unione, diretta soprattutto contro il pericolo teutonico, fu perfezionata con gli atti di Radom (1401), Horodło (1413), Lublino (1569). La L. seguì poi le sorti della Polonia, subì la vicenda delle spartizioni e passò sotto il dominio russo (1795). Sottoposta a un duro processo di russificazione (19° sec.), solo grazie a J. Basanavičius conobbe la rinascita di una coscienza nazionale con il formarsi di una borghesia come classe dirigente strettamente lituana.
Nella Prima guerra mondiale la L. fu occupata dalle truppe tedesche (1915). Un consiglio riconosciuto dalle autorità di occupazione proclamò a Vilnius nel febbr. 1918 la ricostituzione dello Stato lituano, in forma monarchica, ma dopo la fine del conflitto fu proclamata la Repubblica. Gli inizi del nuovo Stato videro l’occupazione bolscevica nel Nord-Est e furono travagliati dal contenzioso per Vilnius con la Polonia, con cui solo nel 1938 fu raggiunto un accordo, e dalla questione di Memel (od. Klaipeda), solo porto della L. e sede di una forte comunità tedesca, al cui possesso aspirava la Germania (che la tenne poi dal 1939 al 1945). In politica interna il Paese, dopo un colpo di Stato nel 1926, ebbe uno sviluppo in senso autoritario. Nel 1939 la Germania riconobbe la L. zona d’influenza sovietica; incorporata all’URSS nel 1940, fu sottoposta a un regime brutale, con migliaia di arresti e deportazioni. Occupata poi dai tedeschi nel 1941, subì l’annientamento della comunità ebraica; nell’autunno 1944 tornò a essere una delle Repubbliche sovietiche.
Nel marzo 1990 il Soviet supremo della L. proclamò unilateralmente l’indipendenza, aprendo un periodo di aspra e non incruenta conflittualità con l’URSS, che ne riconobbe infine l’indipendenza nel 1991. Poco dopo la L. divenne membro dell’ONU e di altri organismi internazionali. Finito il regime sovietico, dovette affrontare, oltre che una pesante situazione economica, una difficile transizione dell’assetto politico e istituzionale. Con una popolazione etnicamente piuttosto omogenea, non ebbe invece i problemi di cittadinanza delle altre due Repubbliche baltiche che ospitavano consistenti minoranze russe. Le elezioni del 1992 furono vinte dal Partito democratico del lavoro di A. Brazauskas, di ascendenza comunista, il cui governo ottenne dalla Russia nel 1993 il totale ritiro delle truppe. Nel 1996 andò al potere una coalizione di centrodestra, guidata dal Partito conservatore (erede del partito che aveva portato il Paese all’indipendenza); divisa sulla politica delle privatizzazioni, la compagine fu sconfitta nelle elezioni del 2000 che segnarono l’affermazione della coalizione socialdemocratica. Il nuovo governo pose un freno alla politica liberista mantenendo però gli impegni presi in ambito internazionale per non compromettere gli ingressi del Paese nella NATO e nell’Unione Europea, realizzati entrambi nel 2004. I socialdemocratici sono rimasti al governo fino al 2008, quando in seguito alle elezioni si è formato nuovamente un esecutivo di centrodestra.