Vedi Lituania dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
La Lituania è la più grande e popolosa tra le repubbliche baltiche divenute indipendenti dall’Unione Sovietica nel 1991. La politica estera di Vilnius si è fondata su quattro pilastri: le relazioni con i paesi scandinavi e baltici, con quelli del Partenariato orientale, nonché con Unione Europea e Stati Uniti. Alla luce delle recenti crisi nel quadrante orientale europeo, la politica estera lituana si è fortemente legata all’atlantismo e agli Usa. Già dai primi anni successivi all’indipendenza, gli Usa hanno sostenuto Vilnius nel campo delle riforme politico-economiche con aiuti per più di 100 milioni di dollari. Dal 1998 questo rapporto si è poi concretizzato in una partnership strategica tra Washington e i tre stati baltici. Oggi la base lituana di Zokniai ospita diversi caccia americani e funge da avamposto per la difesa dello spazio aereo dell’intera regione. La Lituania, inoltre, è stata membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Un per il biennio 2013-15.
Nel 2004, la Lituania è divenuta membro dell’Unione Europea (Eu): è stato così raggiunto l’obiettivo di Vilnius di integrarsi con i paesi europei, tanto che dal 1° gennaio 2015 il paese è diventato il diciannovesimo membro dell’eurozona. Sempre in ambito europeo, Vilnius è convinta sostenitrice di una politica estera e di sicurezza comune che punti a garantire la sicurezza degli stati prossimi alla Federazione Russa e che si estenda anche alla sicurezza energetica. Obiettivi ribaditi durante la presidenza di turno del Consiglio dell’Eu che Vilnius ha assunto nella seconda metà del 2013. Proprio a Vilnius fu tenuto il summit che sancì la definitiva rottura tra Kiev e Bruxelles e che diede origine alla crisi in Ucraina. Altre due direttrici rilevanti di politica estera per la Lituania sono rappresentate dalle relazioni con Russia e Polonia.
I rapporti tra Vilnius e Mosca rimangono complessi: ai momenti di distensione hanno fatto seguito le tensioni recenti per la questione ucraina e quelle più datate per gli approvvigionamenti energetici russi. Dietro i diktat doganali (dal 2014 Mosca ha bloccato l’importazione di prodotti alimentari provenienti dai paesi Eu) si cela anche la tendenza del Cremlino a imporre i propri interessi. Un esempio è rappresentato dalla crisi del 2006, quando la Russia decise di sospendere le forniture di petrolio dirette al complesso di Mazeikiu in risposta alla decisione lituana di vendere l’impianto a una compagnia polacca. A rendere complessi i rapporti russo-lituani è anche la questione di Kaliningrad, exclave russa in territorio lituano. Vilnius ha poi denunciato diversi tentativi di sabotaggio da parte della Russia durante la costruzione di un cavo per il trasporto di elettricità tra Svezia e Lituania, per ridurre la dipendenza energetica di quest’ultima da Mosca.
Altro stato con cui Vilnius intrattiene relazioni importanti è la Polonia. Sin dal 1994 e dalla stipula di un trattato bilaterale di amicizia e cooperazione, Varsavia è divenuta uno dei principali partner del paese. Per questo ha sostenuto fermamente il processo di integrazione nelle strutture di cooperazione euro-atlantiche. Negli ultimi anni si sono tuttavia verificate diverse incomprensioni, frutto della mancata attuazione da parte lituana delle previsioni del trattato del 1994, soprattutto in riferimento agli investimenti infrastrutturali ed energetici previsti. Tuttavia, l’inclusione nella maggioranza di governo del Lithuanian Poles’ Electoral Action (Llra), partito della minoranza polacca, e l’approvazione nel maggio 2015 di una forza militare congiunta tra Lituania, Polonia e Ucraina, confermano la comunanza di interessi tra Varsavia e Vilnius. Resta una diffidenza culturale antica che spinge la Lituania a rimuovere il ricordo del passato comune nella Confederazione polacco-lituana (1569-1795).
Sul piano interno, la Lituania è una repubblica parlamentare di tipo unicamerale. Il parlamento (Seimas) è composto da 141 membri eletti per quattro anni. Il presidente della repubblica è eletto direttamente dai cittadini ogni cinque anni e ha un ruolo essenzialmente cerimoniale. Nel maggio 2009, per la prima volta, è stata eletta presidente una donna: Dalia Grybauskaitė, già vice ministro degli esteri. La Grybauskaitė, rieletta nelle elezioni presidenziali del maggio 2014, è un candidato indipendente che gode del sostegno dei liberali del Ts-Lkd (Tėvynės Sąjunga-Lietuvos Krikščionys Demokratai – Unione della Patria-Democratici Cristiani Lituani). Il premier, invece, è il leader socialdemocratico Algirdas Butkevičius, eletto nelle consultazioni politiche dell’ottobre 2012, che guida una coalizione di centro-sinistra. Le prossime elezioni parlamentari sono previste per la fine del 2016; il partito socialdemocratico Lsdp (Lietuvos socialdemokratų partija) sembra poter contare al momento su un discreto vantaggio rispetto ai liberali.
Dal 1990 la popolazione lituana è diminuita di oltre 700.000 abitanti. Tra il 2005 e il 2010, la Lituania ha registrato il più alto tasso di emigrazione a livello europeo (2,3%). Non è un caso che oggi le rimesse dall’estero rappresentino circa il 5% dell’intero pil lituano. La Lituania è il paese etnicamente più omogeneo tra le tre repubbliche baltiche. La principale minoranza etnica è costituita dai polacchi, che rappresentano il 7% della popolazione, mentre i russi non superano il 6%. Il paese garantisce le libertà civili e politiche. Alcune difficoltà, tuttavia, si frappongono tra il riconoscimento formale di alcuni diritti e la loro effettiva tutela. La corruzione è piuttosto diffusa. Alcune barriere sociali e culturali ostacolano inoltre l’effettivo esercizio della parità tra i generi e l’uguaglianza delle minoranze. Come gli altri stati baltici, la Lituania ha accolto con molta riluttanza il piano di ripartizione dei rifugiati attraverso un sistema di quote tra gli stati membri dell’Eu; tuttavia il governo ha accettato di accogliere 1105 persone, un numero più alto rispetto a quello concordato da Lettonia (776) ed Estonia (523).
Il pil lituano è nettamente più alto in termini assoluti rispetto a quello dei vicini baltici, ma rimane leggermente inferiore a quello estone se confrontato a livello pro-capite. Dopo un duro periodo di crisi e di assestamento nella prima metà degli anni Novanta, dovuto alla separazione dal mercato dirigistico sovietico e alla perdita di forniture energetiche a prezzi sussidiati, dal 1995 l’economia lituana ha mantenuto un tasso di crescita superiore al 6% annuo. Le conseguenze della recessione mondiale si sono fatte sentire anche in Lituania, dove nel 2009 si è registrata una contrazione della crescita, precipitata al -15% del pil. Superata la crisi, Vilnius si è confermata per anni tra le migliori economie dell’Eu. Oggi la diminuzione della domanda esterna e l’impatto negativo delle sanzioni occidentali sulla capacità di acquisto russa hanno causato un allentamento della crescita economica. La Lituania è inoltre particolarmente colpita dal blocco delle importazioni messo in atto da Mosca. Tuttavia l’aumento dell’occupazione e dei salari medi potrebbe stimolare la domanda interna. Nel 2015 il pil ha avuto un valore pari a 41.776 milioni di euro, con una crescita dell’1,8%.
Un buon livello di stabilità e una politica economica equilibrata hanno permesso di tenere bassi i livelli di debito pubblico (inferiore al 40%) e di deficit di bilancio (1,5%), registrando inoltre un tasso di inflazione negativo, pari a -0,4%. Nel periodo tra le due crisi si è assistito alla crescita del settore dei servizi, che ha trainato l’economia diventando sempre più rilevante, soprattutto grazie allo sviluppo del commercio, dei servizi alle imprese e dei trasporti.
Dopo anni di equilibrio, la bilancia commerciale segna un dato negativo causato dalla dipendenza dalle importazioni di materie minerarie. Il settore commerciale lituano è molto legato alla Russia, il maggiore partner commerciale, che crea, di fatto, una dipendenza economica ed energetica di Vilnius nei confronti di Mosca. Altrettanto importante per la Lituania è il legame economico con gli altri due attori baltici e con la Germania.
La Lituania beneficia inoltre di rilevanti entrate fiscali dal commercio di transito, particolarmente nel settore dei prodotti petroliferi che passano attraverso l’exclave di Kaliningrad.
Gli ultimi sviluppi in Ucraina hanno avuto importanti ripercussioni anche sulla sicurezza energetica lituana. Nonostante il miglioramento delle reti di approvvigionamento energetico lituano, grazie soprattutto ai collegamenti elettrici con Svezia e Polonia, alla costruzione dei terminal di gas naturale liquido e all’uso del nucleare civile per i consumi domestici, rimane ancora forte la dipendenza di Vilnius dagli idrocarburi russi.
I pilastri fondamentali della politica di difesa lituana sono l’appartenenza alla Nato e la cooperazione con gli Usa. Vilnius mira inoltre a contribuire in modo crescente alle missioni internazionali, così da creare un legame sempre più stretto tra la sicurezza del paese e quella degli stati occidentali. La Lituania ha mantenuto fino al 2007 un contingente in Iraq (con una punta massima di 120 soldati) e in Kosovo ed è oggi parte della missione Isaf in Afghanistan.
Il vanto delle forze armate lituane è la Brigata di fanteria motorizzata ‘Iron Wolf’, composta da cinque battaglioni in grado di agire sul territorio nazionale come all’estero. La Brigata partecipa a rotazione alla Nato Response Force (Nrf), il dispositivo atlantico di primo intervento che in pochi giorni può essere dispiegato ovunque nel mondo. A livello navale il paese coopera con Estonia e Lettonia e nel 2010, proprio all’interno della Nrf, ha costituito con questi due paesi il ‘Battaglione baltico’, a comando lituano. Un altro settore su cui il paese sta investendo per incrementare la sicurezza nazionale è l’intelligence: problemi di coordinamento, di risorse umane ed economiche avevano infatti reso fino a oggi i servizi lituani strutturalmente fragili. Dal maggio 2015 è stato dato avvio alla costituzione di una brigata congiunta tra Lituania, Polonia e Ucraina, composta da 4500 uomini.