Quartogenito (n. 1292 - m. 1349) di Matteo I e di Bonacossa Borri. Fu signore di Milano con il fratello Giovanni, che lasciò fino alla sua morte a lui la gestione della signoria. Durante il governo di V. furono aggiunte ai domini numerose città e la potenza della sua casa fu da lui accresciuta con la costituzione di un fortissimo patrimonio privato nelle varie parti del dominio, con acquisti e confische.
Appare accanto al padre al suo ritorno nel 1310 a Milano; poi, fino alla sua ascesa al potere nel 1339, è ricordato solo come condottiero: partecipò alla battaglia di Montecatini (1315) restando ferito e fu spesso a fianco del fratello Marco nelle lotte in Piemonte; fu al comando delle milizie viscontee nella battaglia di Parabiago (1339) contro la Compagnia di S. Giorgio. Alla morte del nipote Azzone (ag. 1339), che non lasciava figli, fu proclamato dal Consiglio generale dei 900 signore insieme al fratello Giovanni, che gli lasciò l'effettivo governo. L'opera di Luchino nell'ampliare il dominio visconteo con nuovi acquisti di città pose le premesse per l'ambiziosa politica successiva di Giovanni. Alle dieci città che già teneva Azzone furono aggiunte: Bellinzona e Locarno (1340-41), Asti (1341), Tortona, Alessandria, Alba, Cherasco (1347), tolte agli Angioini e ai Savoia; nel 1346 gli fu ceduta Parma dagli Estensi. Luchino migliorò assai le condizioni interne del dominio: assicurò le strade dai masnadieri e dalle esazioni feudali che furono abolite; permise il ritorno degli esuli (salvo i Torriani); ottenne finalmente, nel 1341, l'assoluzione del papa, per la sua famiglia e per Milano, dalla scomunica e dall'interdetto del 1321. Morì nel genn. 1349, si disse per veleno datogli dalla terza moglie, Isabella Fieschi. Gli sopravvisse un figlio di questa, Luchino Novello.