BRUTO, Lucio Giunio (L. Iunius Brutus)
Figlio di una sorella di Tarquinio il Superbo, si finse scemo per evitare l'odio del re, ma quando a Delfi l'oracolo dichiarò ai figli di Tarquinio, che egli accompagnava, che il trono di Roma sarebbe toccato a chi di loro avesse primo baciata la madre, indovinò l'oscuro senso del responso e baciò la terra, madre comune. Oltraggiata Lucrezia da Sesto, figlio del re, Bruto giurò vendetta, marciò da Collazia su Roma, convocò il popolo e gli fece giurare la deposizione del re e il bando alla sua casa. Fatto ribellare poi l'esercito che assediava Ardea, e andati in esilio il re e i figli, Bruto fu eletto primo console con Collatino, marito di Lucrezia. Ma poiché questi era parente dei Tarquinî, Bruto lo costrinse ad abdicare e a lasciare Roma, lo sostituì con P. Valerio, e tutta la gens Tarquinia fu bandita. Per mezzo di ambasciatori inviati a Roma per richiedere i suoi beni, Tarquinio ordì una congiura, tosto scoperta, di giovani patrizî, alla quale parteciparono anche i figli di Bruto, che questi fece decapitare in sua presenza. Alla testa della cavalleria romana (Valerio comandava la fanteria), marciò contro Tarquinio che con aiuti etruschi tentava di rientrare in Roma, e scontratosi con Arunte, figlio del re, si trafissero a vicenda. Nella notte, la voce della selva Arsia proclamò i Romani vincitori dell'incerta battaglia combattutasi per tutto il giorno, e gli Etruschi si ritirarono, il cadavere di Bruto ebbe esequie solenni e le matrone romane portarono per un anno il lutto come per un padre.
La tradizione romana concorde collega Bruto con l'instaurazione della libertà romana, e il racconto delle sue gesta contiene molti elementi d'impronta arcaica. La critica moderna, nonostante tutti gli sforzi (il Pais, p. es., ne aveva fatto una figura divina collegata col culto di Iuno, il Neumann una creazione di Gneo Flavio in onore del suo contemporaneo C. Iunius Bubulcus Brutus cons. 317, 313, 311, cens. 324), non ha potuto dimostrare che la figura di Bruto non è storica, e non è prova sufficiente contro la storicità il fatto che gli Iunii del sec. IV sono plebei. Naturalmente la leggenda s'è impadronita di questa figura antichissima della tradizione e l'ha ravvolta di elementi fantastici, e la speculazione erudita ha poi molto aggiuvto di suo: ma un Giunio Bruto deve aver avuto gran parte nella fine della monarchia romana.
Bibl.: K. J. Neumann, L. Iunius Brutus der erste Consul, in Strassburger Festschrift, Strasburgo 1901, p. 308 segg.; A. Schwegler, Röm. Geschichte, I, ii, 2ª ed., Tubinga 1869, p. 775 segg.; II, i, ivi 1870, p. 42 seg.; E. Pais, Storia di Roma, I, i, Torino 1898, p. 363 (cfr. anche in Storia di Roma, 3ª ed., Roma 1927, p. 184 segg.); G. De Sanctis, Storia dei Romani, I, Torino 1907, p. 407. Per l'iconografia v. J. J. Bernoulli, Römische Ikonographie, I, Stoccarda 1882, p. 18.