LUGO (A. T., 39-40)
Città della Spagna di NO., capoluogo di provincia. È situata a 465 m. s. m., sulla sinistra del Miño, al centro della meseta. Le vie hanno il caratteristico andamento irregolare e tortuoso dei vecchi centri medievali: frequenti i vicoli a fondo cieco, le corti, i giardini, e gli spazî verdi che interrompono il caseggiato. La città conta circa 15 mila ab.; 31.137 nel comune secondo il censimento 1930. Il suo aumento nell'ultimo trentennio (27 mila ab., nel 1900) corrisponde, in sostanza, a quello complessivo della provincia, che è stato piuttosto modesto.
Monumenti. - Dei resti romani tuttora esistenti va ricordato in modo particolare l'edificio termale e la grande cinta murale del sec. III, di forma ellittica irregolare e misurante m. 2130 di perimetro, con torri e porte, alcune delle quali sono state posteriormente ricostruite: è il più completo recinto fortificato d'età romana rimasto oggi nella Spagna.
La cattedrale di S. Maria (1129-1177), opera del maestro Raymundo de Monforte, proseguita da suo figlio, ha tre navate con transetto e deambulatorio con cappelle. La sua struttura romanica subì due gravi modificazioni, l'una alla fine del sec. XV e l'altra alla metà del XVIII. La chiesa di S. Francesco (sec. XIII o principio del XIV) ha un chiostro goticheggiante, di Rodrigo López (1452).
Storia. - È l'antica Lucus Augusti; fu in origine la città della piccola tribù dei Capori; sotto i Romani diventò la capitale dei Calaeci Lucenses e la sede di un conventus iuridicus: fu ascritta alla tribù Galeria. Era situata sulla grande strada da Bracara ad Asturica Augusta; un'altra strada la univa a Iria Flavia. Incendiata dai Germani invasori nel 460 d. Cristo, conquistata dagli Arabi nel 714, fu ripresa dagli Asturianì nel 755. Dovette subire anche posteriormente varie traversie, nel Medioevo specialmente per le lotte interne fra i vescovi-signori e i cittadini; e più tardi, nella lotta contro i Francesi al tempo di Napoleone e nelle guerre carliste.
La provincia di Lugo.
La provincia di Lugo, che su una superficie di 9881 kmq. aveva una popolazione di 516.000 ab. (1930; 459 mila nel 1901), con una densità (52 abitanti per kmq.) di poco superiore a quella media della repubblica, occupa la parte NE. della Galizia. Il territorio abbraccia regioni ben distinte: la settentrionale, sul versante esterno dei Cantabrici, costituita da una zona litoranea alta e rupestre, interrotta da rías (Vivero, Foz, Ribadeo) con retroterra assai limitato; la cosiddetta meseta di Lugo, che occupa oltre un terzo della provincia; e le sierre che la circondano da N. (La Carba, Lorenzana), da E. (de Meira, del Cadebo) e da O. (Loba, Coba da Serpe e Faro). L'estremità meridionale del territorio, al limite con l'Orense, è attraversata dal corso medio del Sil, affluente del Miño, che attraversa un paesaggio a molli ondulazioni e preannuncia il più mosso rilievo che s'aderge verso il confine portoghese. La meseta lucense, nel mezzo della quale s'apre con ampia gronda il corso superiore del Miño, corrisponde a un penepiano di terreni antichi e granitici che si mantiene in media sui 400 m. d'altezza, ed è anch'esso caratterizzato in sostanza dal prevalere dell'allevamento sull'agricoltura. Il clima accusa qui rigori invernali ancora più accentuati che nelle altre zone della Galizia, e un'umidità egualmente notevole. Huertas, campi di cereali e frutteti si sviluppano bene non lungi dalle rive del Miño, ma la principale risorsa degli abitanti è rappresentata dal bestiame, specialmente dai ben noti cavalli galleghi e dai suini, i quali ultimi dànno vita a un discreto numero di piccole industrie alimentari (carni salate e insaccate).
Tutt'altro che trascurabile è poi l'allevamento dei bovini, con abbondante produzione di latte e di burro, di molto superiore al consumo locale. Le riberas del Sil consentono la coltura della vite (alcuni dei vini che se ne ricavano hanno meritato larga notorietà) e si raccolgono quasi dappertutto mais, segale, patate, ortaggi, ecc.
Le alluvioni del Sil sono conosciute da tempo per il loro tenore aurifero; tuttavia l'unica ricchezza mineraria veramente sfruttata è quella del ferro (Villaodrid, nel bacino dell'Eo).
La popolazione vive assai sparsa. Gli ayuntamientos (comuni) con più di 5 mila ab. figurano nella provincia numerosi, ma in realtà i centri abitati che superano questa cifra sono pochissimi. Di quelli che si sono sviluppati sulla costa, solo Ribadeo (9 mila ab.) ha una certa importanza, perché sbocco del distretto minerario dell'Eo. Di quelli interni i più notevoli sono Mondoñedo, nel retroterra cantabrico (Foz) una delle località più in vista della Spagna medievale, sede di episcopato, ma rimasta fuori dalle principali linee di comunicazione della zona; e Monforte de Lemos (comune di 14 mila ab.), anch'esso d'origine antica, all'estremità meridionale della provincia, capoluogo di contea e nodo ferroviario, attraverso il quale passa tutto il traffico gallego.
Bibl.: J. A. Caen Bermudez, Sumário de las Antig. rom., Madrid 1832, p. 207 seg.; J. R. Mélida, Monum. Rom. de España, Madrid 1925, pp. 46 seg., e 122; J. Villaamil y Castro, Lugo Romana, in Rev. Archeol. et Hist., IV (1890), pp. 75 segg., 104-118; idem, Lugo. La Muralla y otras antig., Lugo 1896; E. S. Bouchier, Spain under the Roman Empire, Oxford 1914; A. Blázquez y Delgado-Aguilera e A. Blázquez y Jiménez, Exploraciones en las Vias Romanas, Madrid 1925; M. Murguia, España. Galicia, Barcellona 1888; J. Villaamil y Castro, Iglesias Gallegas, Madrid 1904; R. Otero, Guia de Galicia, Madrid 1926.