Nome comune delle varie specie di piante del genere Lupinus appartenente alla famiglia Fabacee e comprendente circa 300 specie delle quali 5 italiane, e per la maggior parte americane. Sono erbe o suffrutici, raramente frutici, con foglie semplici o più spesso digitato-composte; fiori azzurri, violacei, gialli o bianchi, disposti di solito in racemi; legumi compressi con semi subrotondo-quadrilateri.
La specie più nota è l. bianco (Lupinus albus), originario della regione mediterranea, coltivato da tempi antichissimi per i semi e utilizzato per sovescio e foraggio: è alto fino a 1 m, con foglie composte di 5-7 foglioline, glabre di sopra, sericee di sotto, fiori bianchi o, nella varietà termis, azzurrognoli, legumi lunghi fino a 11 cm con semi lisci, giallastri. I semi, una volta eliminata una sostanza amara con la prolungata immersione in acqua salata o con la cottura, sono utilizzati nell’alimentazione dell’uomo o degli animali; essi costituiscono anche un ottimo concime, un tempo abbastanza usato.
Coltivato specialmente in Germania è l. giallo (Lupinus luteus; fig. A), a fiori gialli odorosi e semi per lo più giallastri; la sua coltura per foraggio si è andata diffondendo dopo la creazione di razze (indicate con il nome di l. dolce) esenti dai principi amari e velenosi; questi semi rappresentano, per la grande ricchezza in protidi (fino a quasi 50%), un mangime altamente concentrato. Altre specie sono coltivate nei giardini per la ricca fioritura (Lupinus arboreus, nanus, polyphyllus; fig. B ecc.). I l. sono piante calcifughe e convengono quindi alle terre sciolte sabbiose e subacide.
I semi di Lupinus luteus contengono gli alcaloidi lupanina (C15H24N2O), nota in due forme otticamente attive, solido cristallino incolore, solubile nei solventi organici; e lupinina (C10H19NO), cristalli inodori, di sapore amaro, solubili in acqua e nei solventi organici.
Un’intossicazione acuta o cronica da l. (lupinosi) può colpire gli erbivori che si alimentano abbondantemente e per lungo tempo con piante di Lupinus luteus; le più colpite sono le pecore e le capre.