Apertura delle gemme fiorali con cui vengono allo scoperto gli stami e i carpelli (nelle Gimnosperme gli ovuli) o loro parti (per es., lo stigma in certi fiori con ovario infero). In seguito a forte accumulo di acqua le foglie perianziali e specie i petali (o i tepali petaloidi) si distendono, rendendo ben visibile il fiore.
La f. dipende da cause molto varie, intrinseche ed estrinseche. Negli ultimi decenni del 20° sec. sono state rilevate interessanti relazioni tra cause intrinseche, come la produzione di ormoni florigeni, e i fattori esterni, specialmente la luce. Fra le cause intrinseche rientra l’età della pianta: alcuni alberi fioriscono la prima volta dopo parecchi anni di vita, mentre alcune erbe annue dopo pochi mesi o poche settimane. Delle cause estrinseche fanno parte il calore e la luce: la stessa specie fiorisce molto prima in un paese meridionale che non nell’Europa centrale, dove la f. avviene un mese più tardi; nelle regioni tropicali, a clima caldo uniforme, varie specie europee (viola, vite) fioriscono quasi tutto l’anno. Talvolta è necessaria per la f. l’esposizione a una temperatura molto bassa. La luce favorisce la f., sia con l’intensità (all’ombra parecchie piante non fioriscono o formano pochi fiori), sia con la durata. La siccità in genere favorisce la f., specie nelle piante coltivate; all’opposto agisce un eccesso di umidità, che determina un maggiore sviluppo vegetativo. La durata della f. varia nelle diverse specie, sia se si considerano i singoli fiori (fiori effimeri, che sono aperti e freschi per pochissime ore, contrapposti ai fiori di certe Orchidee tropicali i quali, purché non impollinati, si mantengono freschi per circa 3 mesi), sia tutti i fiori di un individuo: per es., nel glicine, ciliegio ecc., tutti o la maggior parte dei fiori sbocciano nello stesso tempo, mentre nell’oleandro la f. è successiva e dura per un’intera stagione. L’epoca della f. varia anche secondo la specie, ma è costante per ogni specie, si è così potuto redigere un calendario di flora costituito dall’elenco delle piante di una data località, ordinato secondo il mese della f.; nei climi temperati la maggior parte delle specie fiorisce in primavera e principio dell’estate, poche sono le specie a f. autunnale e ancor meno quelle a f. invernale (per es., bucaneve). In molte piante è costante l’ora di apertura e di chiusura dei fiori: si ha così un orologio di flora. Parecchi fiori non effimeri si aprono e si chiudono per diversi giorni successivi e si hanno fiori diurni e fiori notturni.
È detto induzione della f. il trattamento con cicli fotoinduttivi (consistenti in esposizioni, di opportuna durata e successione, a luce e oscurità) cui una pianta viene sottoposta sperimentalmente, per determinare l’inizio della differenziazione dei primordi fiorali. Il numero dei cicli fotoinduttivi necessari per indurre la f. varia ampiamente da pianta a pianta: per es., mentre in Xanthium pennsylvanicum, brevidiurna, è sufficiente un solo ciclo, in Salvia occidentalis, anch’essa brevidiurna, ne occorrono almeno 17. L’induzione della formazione dei primordi fiorali è, per quanto riguarda il fotoperiodismo, un fenomeno a ‘soglia’, perciò, una volta ricevuto il numero sufficiente di cicli fotoinduttivi, la pianta fiorirà anche se sottoposta a successivi cicli non fotoinduttivi.
Frazionamento delle unità di tempo in due o più suoni. Si dice stile fiorito quello che pratica tale procedimento, e contrappunto fiorito quella specie nella quale a una nota lunga di una voce le altre voci oppongono varie note più brevi e, quindi, più numerose (➔ abbellimento).