MACEDONIA
(XXI, p. 750; App. II, II, p. 237; III, II, p. 2)
Già repubblica della Federazione iugoslava costituita nel 1945, il 5 settembre 1991 ha proclamato la propria indipendenza, riconosciuta da alcuni stati ma non dalla comunità internazionale, stante la strenua opposizione della Grecia. Nell'attuale costituzione della M. infatti vi sono riferimenti ai Macedoni greci che potrebbero implicare, secondo il governo greco, rivendicazioni territoriali sull'omonima regione ellenica.
La M. contava nel 1991, data dell'ultimo censimento, 2.034.000 ab. (densità 79,1 ab./km2). I Macedoni etnici costituivano il 64,6% della popolazione (67% nel 1981); gli Albanesi il 21%. Questi ultimi sono stanziati prevalentemente nella parte nordoccidentale della repubblica, e tendono a vivere in comunità distinte, per lo più in aree extraurbane. La capitale Skopje contava 563.00 ab. nel 1991. Almeno 30.000 profughi bosniaci vi hanno trovato rifugio nel 1993.
L'economia della M. è ancora largamente fondata sulle attività primarie, in particolare quelle connesse con l'allevamento di bestiame da latte, concentrate nella valle del Vardar e nelle altre pianure vallive. Cereali (grano 231.000 t nel 1990; mais, 79.000 t; cotone, 686.000 t) e tabacco (28.000 t) sono i prodotti agricoli principali. Nel 1990 la superficie coltivata si estendeva su circa 700.000 ha. Fra le attività industriali si segnalano quelle siderurgiche (ghisa, 139.000 t; acciaio, 224.000 t nel 1989) e metallurgiche, che si avvalgono delle modeste risorse minerarie locali (cromite; minerali di ferro, 412.000 t; minerali di rame, 3.830.00 t, nonché piombo e zinco).
In complesso l'economia della M. permane arretrata, tanto che dopo la seconda guerra mondiale ha dovuto essere finanziariamente sostenuta dal governo federale. I problemi economici, già aggravati dagli effetti di una lunga siccità, dalle conseguenze della crisi del Golfo Arabico, dal dissesto delle economie degli altri paesi dell'Europa ex socialista e dalla tardiva introduzione delle riforme economiche varate dal governo federale, si sono accentuati in concomitanza con la guerra civile e con le conseguenti sanzioni imposte dalle economie occidentali. Prima dello scoppio della guerra civile il commercio della M. si svolgeva per il 50÷60% nell'ambito del mercato interno iugoslavo. Nel 1990 il volume della produzione industriale ha segnato un regresso del 10,6% rispetto all'anno precedente; le esportazioni sono calate del 12% e le importazioni sono cresciute del 20,7%. Recenti accordi con la Bulgaria prevedono la costruzione di un prolungamento del gasdotto che trasporta in quel paese gas naturale dall'ex Unione Sovietica. Attualmente il principale partner commerciale è la Turchia, ma per la M., paese senza sbocco al mare e tagliata fuori dall'Europa dai combattimenti in Bosnia, sarebbe di vitale importanza ottenere l'accesso al porto greco di Salonicco, previa soluzione della vertenza con lo stato confinante, che esige modifiche della costituzione e della bandiera macedone.
Storia. - Nell'ambito della più generale crisi che ha investito la Iugoslavia alla fine del 1989 e che ha portato alla progressiva disgregazione della federazione costituitasi nel 1945, sono emerse anche le istanze indipendentistiche della repubblica macedone. Già nel maggio del 1989, del resto, un voto dell'Assemblea (il Parlamento macedone) aveva definito la M. "stato nazionale" e successivamente, nelle elezioni del novembre-dicembre 1990, il VMRO-DPMNE (Organizzazione rivoluzionaria interna macedone-Partito democratico per l'unità nazionale), partito di tendenze indipendentiste, aveva ottenuto il maggior numero di seggi (37 su 120), seguito dalla Lega dei comunisti macedoni, poi divenuta Alleanza socialdemocratica della Macedonia. L'orientamento a favore dell'indipendenza veniva progressivamente estendendosi agli altri partiti rappresentati in Parlamento. Il 25 gennaio 1991, infatti, l'Assemblea macedone si espresse all'unanimità per la sovranità della repubblica e quindi per il diritto del popolo macedone all'autodeterminazione e all'eventuale secessione dalla Federazione iugoslava. Nel giugno dello stesso anno la denominazione ''socialista'' fu eliminata dal nome ufficiale della repubblica, che divenne ''Repubblica di Macedonia''. Nell'agosto fu indetto un referendum sull'indipendenza che, tenutosi l'8 settembre 1991, ottenne il 95% di voti favorevoli. Il 17 novembre dello stesso anno fu adottata una nuova Costituzione.
Il nuovo stato indipendente si è trovato fin dall'inizio a dover affrontare alcuni rilevanti problemi legati alla composizione etnica del paese e alla stessa denominazione di Repubblica di Macedonia, problemi di non facile soluzione che ne hanno ritardato il riconoscimento internazionale. Per quanto riguarda il problema della composizione etnica, in M. è presente una forte minoranza albanese (21% della popolazione) con proprie aspirazioni indipendentistiche, che ha boicottato il referendum sull'indipendenza del settembre 1991 e ha promosso numerose manifestazioni di protesta sia nella capitale Skopje, sia nel Nord-Ovest del paese. Inoltre nel gennaio 1992 la minoranza albanese indisse un referendum, dichiarato illegale dai Macedoni, nel quale votò per un'autonomia territoriale e politica. Gli Albanesi, insieme ai Turchi, altra minoranza presente nel paese, sono di religione islamica, e ciò costituisce un altro elemento di tensione in un paese a maggioranza ortodossa. Ulteriore elemento d'instabilità è costituito dai rapporti con la Grecia che contesta la denominazione ''Macedonia'' della nuova repubblica, ritenendo il nome storicamente appartenente alla Grecia, e teme le possibili aspirazioni egemoniche del nuovo stato. Riconosciuta da Bulgaria e Turchia nei primi mesi del 1992, nell'aprile del 1993 la M. è stata annessa all'ONU, seppur con la denominazione provvisoria di ''ex Repubblica iugoslava di Macedonia'' e nello stesso mese è stata riconosciuta dalla Germania, dal Belgio e dalla Danimarca.
Bibl.: M. Glenny, The fall of Yugoslavia. The third Balkan war, Londra 1992.
Archeologia. - La regione storica della M. è divisa politicamente tra Bulgaria (10,2%), Grecia (51,2%) ed ex repubblica iugoslava (38,6%). Pochissime sono le fonti scritte per le prime fasi della storia della M., e ci si deve perciò fondare principalmente sui risultati della ricerca archeologica. Da questi apprendiamo che già in epoca paleolitica c'erano insediamenti umani in zone della M. (Petràlona nella Calcidica, Palaiòkastro nella M. occidentale). Nel Mesolitico più antico (6000 a.C.) abbiamo il più rilevante insediamento di Nea Nikomedeia (vicino a Vèrria), mentre, dalla fine del Neolitico medio e oltre, gli insediamenti s'infittiscono ed espandono per tutta l'estensione della Macedonia. La stessa cosa accade con gli insediamenti dell'età del Bronzo (3000-1000 a.C.). Più povere sono le notizie riguardanti gli insediamenti dell'età del Ferro (dopo il 1000 a.C.); tuttavia per quest'epoca abbiamo sufficienti elementi da estese necropoli, come per es. a Verghina, un sito che si è rivelato straordinariamente significativo per la storia della M., poiché lì i Macedoni stabilirono la prima capitale del loro stato (v. verghina, App. IV, iii, p. 816).
Le relazioni della M. con la Grecia meridionale, ancora nel periodo miceneo, sono più intense di quanto si supponesse pochi anni fa. Le prime manifestazioni di contatti e scambi della M. col mondo miceneo si segnalano dagli inizi dell'epoca micenea (16° secolo a.C.), tuttavia una stabile presenza micenea si conferma solo dalla fine del periodo Miceneo III A e dal Miceneo III B (1330 a.C. e oltre). Da quest'epoca, e successivamente (periodo geometrico, periodo arcaico), le relazioni della M. con il resto della Grecia diventano più intense e i reperti archeologici sempre più ricchi.
L'inizio della storia dei Macedoni e della M. si perde nel mito. È tuttavia sicuro che tra l'8° e il 7° secolo a.C. i Macedoni si trovano insediati sulle pendici settentrionali dei Pierii e creano il loro stato con capitale Aigai (Ege). Il sito di questa prima capitale appena pochi anni fa era localizzato nell'odierna città di Edessa. Oggi, in seguito alla proposta di N. G.L. Hammond, confermata dagli scavi di M. Andrónikos, sappiamo che Aigai si trovava sul sito dell'odierna località di Verghina, 12 km a est di Vèrria. Alla fine del 5° secolo a.C. la capitale fu trasferita dal re Archelao (413-399 a.C.) a Pella, che si trovava vicino al Golfo Termaico, in un'epoca in cui le relazioni della M. con la Grecia meridionale, in particolare con Atene, erano molto più strette e le comunicazioni marittime avevano un gran significato per i Macedoni. Il periodo della sovranità persiana sulla M. sembra giovasse molto sia all'economia della regione, sia al suo collegamento culturale con i grandi centri della Ionia, anch'essi sotto il dominio persiano. Recenti scavi nella necropoli di Sindos (10 km a ovest di Salonicco), ma anche la scoperta di poche tombe di questo periodo a Verghina, attestano non solo la straordinaria ricchezza dei suoi abitanti, ma soprattutto l'alta qualità degli oggetti di cui disponevano e l'immediata loro dipendenza dalla Ionia greca.
Poche sono le città che conosciamo all'interno dello stato macedone e di esse ancora troppo poche sono state scavate, perché si possa conoscerne l'aspetto urbanistico e l'estensione. Ma è significativo che sia cominciata e proceda una sistematica ricerca archeologica in tre delle più importanti: Aigai/Ege (l'odierna Verghina), Pella e Dion.
Ad Aigai è stato esplorato il settore di un'estesa necropoli di tombe della prima età del Ferro (1000-600 a.C.), che conferma sia la precoce occupazione della zona, sia la sua ininterrotta continuazione sino alla fine dell'età ellenistica, poiché molte delle tombe hanno sepolture di 4°, 3° e 2° secolo a.C. Nella città di Aigai le più antiche costruzioni che sono state scavate risalgono al 4° secolo a.C., ma gli scavi hanno rivelato il perimetro delle mura e molti edifici del 4°, 3° e 2° secolo, mentre in determinati punti sono state trovate anche case di età romana (1° secolo a.C.-1° secolo d.C.). Significativa è la scoperta di uno splendido palazzo della fine del 4° secolo a.C., del teatro della città di Aigai, dove fu assassinato Filippo ii, e di un piccolo tempio. Di straordinario significato sono le monumentali tombe macedoni trovate finora nella zona, e fra queste anche due tombe rinvenute inviolate: una è attribuita a Filippo ii, e gli oggetti che si trovavano al suo interno sono fra le più rare opere d'arte del 4° secolo a.C. In due delle tombe reali si sono conservate pitture parietali di straordinaria fattura, mentre in una terza c'è un monumentale trono di marmo con ricca decorazione pittorica e scultorea.
A Pella è stato portato alla luce un grandioso complesso architettonico, che gli archeologi ritengono essere il palazzo, un settore dell'agorà e i resti di grandi e ricche case con splendidi pavimenti a mosaico, fra i più belli e più antichi di cui si sia finora venuti a conoscenza nel mondo elladico.
A Dion, la città sacra dei Macedoni, si sono trovati un tempio di Demetra di inizio 5° secolo a.C., edifici ellenistici, un teatro e imponenti edifici e santuari di epoca romana, da cui provengono notevoli sculture e mosaici.
Degne di rilievo sono anche le recenti scoperte effettuate nella zona della Aiane, nella M. occidentale, dove il ritrovamento di imponenti tombe, sculture arcaiche e vasi attesta la presenza di una fiorente società, che aveva strette relazioni culturali con la Grecia meridionale.
Sappiamo che la M. aveva attirato per tempo l'interesse delle città greche, che dall'8° secolo a.C. cominciarono la colonizzazione di quasi tutte le coste del Mediterraneo e del Ponto Eusino. Una delle colonie più antiche in M. è Metone, che fu fondata intorno al 733 a.C. dagli Eretriesi. I medesimi devono aver colonizzato anche Dikaia sulla costa orientale del Golfo Termaico, nella zona dell'odierna Salonicco, dove si trovava anche la città di Terme. Tra le più antiche città libere dev'essere stata anche Aineia, presso il promontorio Mega Embolo di Salonicco, come anche Pidna, un po' più a sud di Metone, sulla costa della Pieria. La zona, tuttavia, che la maggior parte dei coloni preferì fu la penisola della Calcidica, dove furono fondate alcune delle più notevoli città del paese nord-elladico (Potidea, Sane, Mende, Scione, Torone, Acanto, Sermile, Singos, ecc.). Così nel 4° secolo a.C., quando l'estensione dello stato macedone a opera di Filippo ii raggiunse il fiume Nesto, esso comprendeva entro i suoi confini non soltanto gli antichi territori macedoni con le città e i villaggi dei Macedoni, ma anche numerose città di Greci della Grecia meridionale, che da secoli erano insediati nelle ricche regioni della Macedonia. Vedi tav. f.t.
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