Pseud. di Aleksej Maksimovič Peškov, narratore e autore teatrale russo (Nižnij Novgorod 1868 - Mosca 1936). Dopo aver descritto il mondo dei vagabondi, nelle cui vicende si riflette la sua tormentata giovinezza, si volse a temi sociali, che spesso si risolvono in pagine di propaganda rivoluzionaria , come in Troe ("I tre", 1901), o di celebrazione delle conquiste del comunismo. Raggiunse la maturità nel trittico autobiografico Detstvo ("Infanzia", 1913), Vljudjach ("Tra gente estranea", 1915), Moi universitety ("Le mie università", 1922), in cui, liberandosi da ogni retorica, con un'analisi equilibrata e serena rievocò le esperienze della propria vita passata.
Perse presto i genitori ed ebbe un'infanzia difficile: fu ciabattino, disegnatore, aiuto cuoco su un battello, venditore di icone, casellante, panettiere. Queste dolorose esperienze divennero la sua principale fonte d'ispirazione. Nel 1889, a Nižnij Novgorod, fu arrestato per rapporti coi sorvegliati politici. In un giornale di Tiflis apparve il suo primo racconto, Makar Čudra (1892). Pubblicò in seguito bozzetti e novelle sulla stampa di provincia. Nel 1898 riunì i propri racconti in due volumi: il successo fu enorme, da giornalista provinciale G. divenne il più noto scrittore del suo paese, accanto a Tolstoj. Nel 1902 fu eletto membro dell'Accademia delle scienze, ma l'elezione fu annullata dal governo, e ciò provocò la protesta di Čechov e di Korolenko, che abbandonarono l'Accademia. Da principio liberaleggiante, G. andò sempre più avvicinandosi ai rivoluzionari, dando alla sua opera un carattere fortemente sociale. Coinvolto nei moti rivoluzionari, fu nel 1905 rinchiuso nella fortezza di Pietro e Paolo a Pietroburgo; liberato nel 1906, emigrò in Italia, stabilendosi a Capri, dove con altri russi organizzò una scuola di propaganda marxista. Dopo la Rivoluzione d'ottobre, si occupò soprattutto di attività culturale e della casa editrice Vsemirnaja literatura ("Letteratura universale"). Un male cronico ai polmoni nel 1921 lo spinse a cercare un clima migliore; nel 1924 si stabilì a Sorrento. Nel 1931 G. ritornò nell'Unione Sovietica, dedicandosi all'educazione dei nuovi scrittori e alla celebrazione delle conquiste del comunismo.
Nella produzione di G. si sogliono distinguere diversi periodi. Nel primo egli descrisse con esuberanza di colori e con vivezza realistica il mondo dei "bosjaki", dei vagabondi russi nelle cui vicende si riflette la tormentata e povera giovinezza di Gorkij. In un secondo periodo, coi romanzi Foma Gordeev (1899), il già citatoTroe, Mat´ ("La madre", 1907), Ispoved´ ("La confessione", 1908), Gorodok Okurov ("La cittadina di Okurov", 1909) e Žizn´ Matveja Kožemjakina ("La vita di Matvej Kožemjakin", 1911), G. si volse a temi dichiaratamente sociali che spesso si risolvono in note di aperta propaganda rivoluzionaria. Il miglior G. è quello del già citato trittico autobiografico Detstvo, Vljudjach e Moi universitety, del tutto scevro dalla tumultuosa retorica del suo secondo periodo. A una fusione tra la maniera autobiografica e il romanzo sociale egli pervenne nelle sue ultime opere: Delo Artamonovych ("L'affare degli Artamonov", 1925) e Žizn´ Klima Samgina ("La vita di Klim Samgin", 1927-35). G. scrisse inoltre 16 drammi, fra i quali vanno ricordati Meščane ("Piccolo-borghesi", 1901), Na dne ("Bassifondi" o "L'albergo dei poveri", 1902), Dačniki ("I villeggianti", 1904), Vragi ("I nemici", 1906), Egor Bulyčëv i drugie ("E. B. e altri", 1932), Dostigaev i drugie ("D. e altri", 1933).