Famiglia riminese. Le sue origini storiche risalgono al capostipite, Malatesta, ricco proprietario terriero del Montefeltro, ricordato in un atto di acquisto di terre (1136). Inurbatasi presto, la famiglia fu di parte guelfa: ne divenne capo Malatesta I da Verucchio, podestà di Rimini (m. 1248), finché il di lui figlio Malatesta II da Verucchio (v.), raggiunse nella seconda metà del sec. 13º il predominio non solo su Rimini, ma su altre terre della Romagna e delle Marche. Il figlio Malatestino (v.), tenne per sé Rimini, dando Cesena al nipote Uberto, e Pesaro, Fano e Senigallia al fratellastro Pandolfo I (v.). A questo, che seppe difendere contro nemici esterni e familiari l'eredità di Malatestino, successe (1326) il nipote Ferrandino (v.), che dopo lunghe e complicate lotte fu spodestato dai cugini Malatesta III (v.) e Galeotto (v.). Verso la fine del sec. 14º, nel disordine dello Stato pontificio indebolito tra l'altro dallo scisma, i varî Malatesta ottennero dal pontefice l'investitura di vicarî della Chiesa (1392) per i loro diversi possessi familiari. Ma le rivalità tra parenti e la stessa posizione dei dominî malatestiani rendevano precarî i possessi. Fu così che dopo che Galeazzo, signore di Pesaro, aveva ceduto i proprî dominî (1445) a Francesco Sforza, il futuro duca di Milano, anche Domenico (v.) cedette Cervia a Venezia e Cesena al pontefice. E poi Pandolfo V (v.), sotto la minaccia di Cesare Borgia, rinunciò a Rimini a favore di Venezia in cambio di un appannaggio nel territorio della Repubblica (1503), mentre gli altri Malatesta, specie dopo la lega di Cambrai, accettarono la dominazione pontificia, trasferendosi parte a Roma, parte altrove.