Famiglia nobile italiana, capostipite della quale si considera Muzio Attendolo (v.). Questi, appartenente a famiglia di agiati agricoltori di Cotignola in Romagna, ebbe da Alberico da Barbiano il soprannome di S., che Giovanna II di Napoli, dopo la morte di lui (1424), volle assunto da Francesco e dagli altri suoi figli. Muzio divenne, per concessione dell'antipapa Giovanni XXIII, conte di Cotignola (1411), ed ebbe, nel Regno di Napoli, Tricarico, Troia, Corato; suo figlio Francesco fu fatto conte di Ariano (1417) e in seguito al matrimonio con Polissena Ruffo contessa di Montalto (1418) acquistò i feudi calabresi di tale famiglia. Ma, più che per i feudi e i titoli, che non sempre gli S. riuscirono a conservare, la fortuna della famiglia crebbe per la grande fama dei suoi condottieri. Dei figli di Muzio Attendolo, emersero quelli naturali: Francesco (v.) fu duca di Milano; Leone (1406-40) fu compagno nelle imprese di Francesco nella Marca; Alessandro (v.) divenne signore di Pesaro e capostipite di questo ramo; Bosio (v.) fu il primo degli S. di Santa Fiora. n Ramo di Milano. Dei figli di Francesco, duca di Milano: Sforza Secondo (1435-91) fu capostipite dei conti di Borgonovo; Giovanni Maria (v.) fu, nel 1498, creato arcivescovo di Genova; Galeazzo Maria (v.) ereditò dal padre il ducato di Milano. Rimasto, alla morte di questo (1476), il titolo ducale al figlio minore Gian Galeazzo (v.) sotto la reggenza della madre Bona di Savoia, il governo effettivo del ducato fu poi usurpato da Ludovico (v.) il Moro. I molteplici vincoli di parentela sembravano garantire il potere di Ludovico: il fratello Ascanio Maria, cardinale dal 1484, lo rappresentava nella curia romana, e nel 1492 procurava la tiara a un amico provato degli S., papa Alessandro VI; a Genova, la nipote Chiara, sposa (1488) di Fregosino Fregoso figlio di Paolo, doge e arcivescovo di Genova; in Romagna, le nipoti Caterina, sposa dal 1473 a Girolamo Riario (v. Sforza Riario, Caterina), e Ginevra, figlia di Alessandro signore di Pesaro e consorte di Giovanni Bentivoglio, signore di Bologna; la nipote Bianca Maria (v.) da lui data in sposa nel 1494 a Massimiliano imperatore, per ottenerne l'appoggio e l'investitura del ducato. Ma né i legami familiari, né l'abilità nel governare e la protezione larghissima della cultura e dell'arte, né le iniziative di una politica senza scrupoli valsero a impedire la catastrofe del Moro (1499-1500). La fortuna degli S. parve risorgere quando gli Svizzeri del cardinale Schiner, tolto il ducato ai Francesi, lo vollero dare, nel 1512, a Ercole detto Massimiliano (1493-1530), primogenito del Moro. Con Francesco II (v.), secondogenito del Moro, dal 1529 duca sotto la protezione dell'imperatore, terminò (1535) la linea maschile legittima dei duchi di Milano. Giampaolo (v.), primo dei marchesi di Caravaggio, sperò invano di essere chiamato alla successione, come fratello illegittimo dell'ultimo duca; il Milanese fu incorporato nei dominî imperiali. L'ultima discendente legittima dei duchi di Milano, Bona (v.), sposa (1518) a Sigismondo Iagellone re di Polonia, si spense a Bari nel 1557, lasciando i feudi di Bari e di Rossano al re di Spagna. n Ramo di Pesaro. Ebbe origine con Alessandro (v.), figlio naturale di Muzio Attendolo, divenuto nel 1445 signore di Pesaro e riconosciuto nel 1447 come vicario imperiale con diritto ereditario. Gli successero Costanzo (1447-1483), Giovanni, che ebbe la conferma dell'investitura da Sisto IV (1483), Innocenzo VIII (1490) e Giulio II (1504); ultimo signore di Pesaro fu Galeazzo (1512), costretto dalle truppe di Giulio II ad abbandonare la città. n Ramo di Santa Fiora. Ebbe origine da Bosio (v.), figlio naturale di Muzio Attendolo, che nel 1439, sposando Cecilia di Guido Aldobrandeschi conte di Santa Fiora, ottenne il diritto sopra un terzo di questo feudo; il figlio Guido (v.) riunì nelle sue mani tutta la contea, ch'era forte per posizione e ricca di miniere. Dal figlio di Guido, Federico, nacque Bosio II (m. 1535), che da Costanza Farnese ebbe, tra gli altri, Guido Ascanio (v.) e Alessandro (v.). Si ricordano poi: Sforza (v.), uno dei capitani più celebri del suo tempo; Paolo (1535-1597), anch'egli uomo d'armi; Francesco (v.), legato di Romagna, nel 1591; Federico (v.) vescovo di Rimini (1646-56) e di Tivoli (1675). Ma lo sfarzo eccessivo costrinse Mario II a cedere nel 1633 al granduca Ferdinando II la sovranità di Santa Fiora, che riebbe poi in feudo con il titolo di conte. Federico II (1651-1712), avendo sposato (1673) Livia di Giuliano III Cesarini, poté ricomprare il ducato di Segni. Il ramo primogenito della famiglia assunse allora il cognome S.-Cesarini e il titolo di duchi di Segni.