Vedi Mali dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
Il Mali è un paese dell’Africa occidentale privo di sbocchi sul mare: confina a nord con l’Algeria, a nord-ovest con la Mauritania, ad ovest con il Senegal, a sud-ovest con la Guinea, a sud con la Costa d’Avorio e ad est con il Burkina Faso e il Niger.
La vastità e l’inospitalità del territorio, per buona parte occupato dal deserto del Sahara, segnano profondamente la politica interna e internazionale del paese. Più del 90% della popolazione vive infatti nelle regioni meridionali, più fertili e temperate, mentre i territori desertici del nord sono in gran parte disabitati e privi di infrastrutture. Data l’incapacità dello stato di esercitarvi un controllo efficace, queste aree hanno visto svilupparsi tanto le attività illecite dei Tuareg, quanto, più recentemente, il radicamento di al-Qaida nel Maghreb islamico. Proprio in Mali e in Mauritania, negli ultimi due anni, si sono infatti registrati diversi rapimenti di cittadini europei da parte di cellule del terrorismo islamico, sia allo scopo di finanziare il movimento, sia al fine di contrattare la liberazione di detenuti.
Per monitorare e sorvegliare le zone sensibili il governo maliano necessita dell’appoggio internazionale e della collaborazione degli stati confinanti. L’operazione ‘Flintock 10’, avviata nel maggio 2010 dal Comando militare americano per l’Africa (Africom), è un esempio concreto della cooperazione internazionale antiterrorismo nell’area sahélo-sahariana. Il contingente, composto da 700 soldati americani e 150 europei, ha visto la partecipazione di 400 soldati africani provenienti da Burkina Faso, Mali, Marocco, Mauritania, Nigeria, Senegal, Ciad, Tunisia e Algeria.
Analoga cooperazione sarebbe necessaria tra Mali, Niger, Libia ed Algeria per affrontare un’altra sfida, che accomuna appunto i quattro stati confinanti: i Tuareg. Il popolo del deserto, infatti, vive in un’oasi situata in parte all’interno dei confini maliani e dal 1963 avanza richieste d’indipendenza, sfociate negli anni Novanta in una sanguinosa rivolta. Nonostante alcune limitate concessioni, il governo del Mali non ha mai assecondato le rivendicazioni territoriali dei Tuareg, che continuano a costituire una minaccia militare – nuovi scontri si sono verificati nel 2006 e 2007 – e una fonte di destabilizzazione per i paesi dell’area, avendo un ampio controllo sulla rotta transahariana e sui traffici illeciti di cocaina, armi, esseri umani e rifiuti tossici.
Dal punto di vista economico, gli interessi del Mali sono invece rivolti prevalentemente a sud-ovest. Cruciali sono, per esempio, i rapporti con il Senegal, in quanto per l’esportazione dei prodotti del settore minerario il paese necessita dell’accesso allo snodo portuale di Dakar. In egual misura il Mali vede nella Costa d’Avorio un partner con cui accrescere i rapporti economici e commerciali, e guarda pertanto con apprensione all’instabilità politica che attraversa questo paese.
La maggiore risorsa economica del paese consiste nell’estrazione mineraria.
In particolare, il Mali ha grandi riserve di oro: si stima che le miniere contengano tra le 600 e le 800 tonnellate di metallo prezioso, e importanti sono anche le estrazioni di bauxite, manganese, zinco, litio e rame, mentre vi sono giacimenti minori di uranio e di diamanti. Le industrie impegnate nell’estrazione, tuttavia, sono in gran parte straniere, e il paese non è in grado di trarre il massimo beneficio dal possesso di queste risorse.
La gran parte della popolazione è infatti impegnata nell’allevamento e nell’agricoltura, attività ancora molto arretrate che hanno in generale un carattere di sussistenza e in alcune aree del paese si associano ancora ad una vita seminomade. Nonostante le ricchezze del sottosuolo, il Mali è tra i paesi più poveri al mondo: l’indice di sviluppo umano, la mortalità infantile e il tasso di alfabetizzazione trasmettono lo scenario di un paese in condizioni di forte arretratezza, e che necessita del sostegno internazionale per avviare uno sviluppo economico sostenibile.