Maria madre di Gesù Cristo
La Madonna venerata dai cristiani
I Vangeli parlano di Maria soprattutto nel racconto della nascita, dell’infanzia e della morte di Gesù. Maria è detta Vergine perché secondo i Vangeli generò Gesù da Dio, senza intervento del marito. Dopo la sua morte, fu sempre più venerata dai cristiani come modello di santità, con il titolo di Madre di Dio e poi di Madonna («Signora»). Secondo la dottrina cattolica Maria è nata senza peccato originale e dopo la morte è stata assunta in cielo
Le Lettere di Paolo dicono che Gesù è «nato da una donna» (Galati 4,4), ma non la chiamano per nome. Ogni Vangelo dà di Maria notizie diverse, che sono state fuse insieme dalla tradizione cristiana. Il Vangelo più antico, quello di Marco, la nomina come madre di Gesù (6,3) e la presenta in una scena in cui Gesù, incompreso dalla sua famiglia terrena (3,21), afferma che la sua vera famiglia sono i suoi discepoli (3, 31-35).
Nel Vangelo di Matteo si narra la nascita di Gesù come un fatto prodigioso (1-2): Maria resta incinta prima di andare a vivere col suo sposo Giuseppe. Un angelo appare in sogno a quest’ultimo e gli rivela che il bambino è stato concepito «per opera dello Spirito Santo». Dopo la nascita di Gesù, il re Erode, avvertito dai Magi venuti dall’oriente della nascita del Messia (Gesù Cristo), ordina di uccidere tutti i bambini nati in quell’anno. Maria, Giuseppe e il bambino si rifugiano allora in Egitto. Nel racconto di Matteo Maria non ha una parte attiva: l’interesse dell’autore è sottolineare che Gesù è figlio di Dio e non di un uomo, ma al tempo stesso è un uomo vero, nato da una donna. Per Matteo la nascita del Messia da una vergi-ne era stata prevista dal profeta Isaia (7,14, un versetto che ebrei e cristiani interpretano in maniera differente). La madre di Gesù compare ancora nelle pagine di Matteo (12,46-50) in una scena parallela a Marco 3,31-35, dove però si attenua la critica alla famiglia di Gesù (per esempio non si dice che i fratelli lo ritenevano «fuori di sé»).
Il Vangelo che più esalta la figura di Maria è quello di Luca. Un angelo preannuncia la nascita prodigiosa di Gesù a Maria stessa, che accetta di essere madre del figlio di Dio. Maria si definisce «serva del Signore» (1,38) come Gesù e come i grandi uomini del passato di Israele (Mosè, i giudici, i re e i profeti).
Nella visita alla cugina Elisabetta, Maria viene chiamata «madre del Signore», ed esprime nell’inno Magnificat la sua gioia per la salvezza che Dio opera per mezzo suo. Dopo la nascita di Gesù a Betlemme, Luca narra l’episodio in cui Gesù a dodici anni rimase nel Tempio di Gerusalemme a discutere tra i dottori.
Nel Vangelo di Giovanni la «madre di Gesù» compare due volte: la prima nelle nozze di Cana, dove Gesù acconsente a fare un miracolo su suo invito, e poi durante la crocifissione, quando le viene affidato il «discepolo che amava» come figlio. Questo brano parla della nascita della «vera famiglia» di Gesù, la Chiesa, e forse allude a quei brani dell’Antico Testamento in cui Israele è visto come una madre che partorisce un popolo nuovo (per esempio Isaia 49,20-22). L’interpretazione tradizionale vede in questi due episodi del Vangelo di Giovanni l’affermazione del potere di Maria di mediare tra i fedeli e Cristo e della sua maternità spirituale nei confronti di tutti i cristiani.
Un brano del Nuovo Testamento che è stato riferito a Maria è la visione di Apocalisse 12, dove una donna partorisce in cielo un figlio soprannaturale, sotto la minaccia di un drago. Per gli autori precedenti il 4° secolo e per i moderni questa donna rappresenta, invece, la Chiesa.
Secondo gli studiosi moderni le storie della nascita di Gesù di Matteo e di Luca non narrano eventi storici, ma espongono le idee religiose degli autori, prendendo spunto dalle storie dell’Antico Testamento e dalle tradizioni giudaiche sulla nascita e l’infanzia dei grandi uomini d’Israele, come Mosè o Samuele. Gli studiosi tendono, invece, a dare un valore storico alla tradizione che afferma che la famiglia terrena di Gesù fosse ostile alla sua missione durante la vita. L’alta considerazione per Maria, specie nelle pagine di Luca, fa pensare che ella deve aver cambiato idea dopo la morte e risurrezione di Gesù e deve aver fatto parte della prima cerchia di discepoli a Gerusalemme, come testimonia il libro degli Atti. Lo stesso Luca ci fa capire che la fede di Maria in suo figlio non nacque all’improvviso ma fu il frutto di un lungo e doloroso processo di riflessione (2,21-51 e 2,34-35). Questo processo la portò a essere una vera discepola che «ascolta e mette in pratica» la sua parola, quindi parte della sua «vera famiglia».
Nel 2° secolo si affermò l’idea che Maria sia rimasta vergine tutta la vita. Per Ireneo e Giustino ella è la nuova Eva, che con la sua obbedienza è divenuta madre di tutti i cristiani. Risale al 2° secolo anche il Protoevangelo di Giacomo, un testo apocrifo (che cioè la Chiesa ha escluso dalle Sacre Scritture, cristianesimo) che narra episodi sconosciuti ai Vangeli, come la nascita di Maria da due genitori vecchi e sterili, Anna e Gioacchino, e la sua infanzia nel Tempio. Benché non fu mai accettato come testo canonico, il Protovangelo influenzò l’immagine di Maria tra i cristiani e ispirò molte raffigurazioni artistiche. Nel 4° secolo si applica a Maria anche la profezia di Genesi 3,15: ella è colei che «schiaccerà la testa» del serpente (il diavolo), frase che nel testo ebraico è riferita alla discendenza di Eva. Nel Concilio di Efeso (431 d.C.) Maria fu proclamata Madre di Dio, in quanto vera madre di Gesù, figlio di Dio. Con la nascita del monachesimo, Maria diviene modello di una vita di verginità e di rinuncia a sé stessi.
Nel Medioevo la figura di Maria viene esaltata da grandi pensatori cristiani come Bernardo di Chiaravalle, che nella Divina Commedia di Dante rivolge una bellissima preghiera alla Vergine (Paradiso, XXV). La devozione a Maria si espande grazie all’incoraggiamento della Chiesa e alla nascita di forme speciali di preghiera, come il Rosario, una serie di Ave Maria recitate meditando sugli avvenimenti della vita di Cristo, e l’Angelus, in ricordo dell’annunciazione a Maria, che si recita tre volte al giorno.
La Riforma protestante giudicava le forme medievali del culto di Maria una forma di idolatria e si proponeva di riportare la devozione mariana a una forma più aderente alle Scritture. Maria è considerata dalle confessioni riformate un modello altissimo di fede in Dio, paragonabile ad Abramo, ma non è mediatrice tra Dio e gli uomini perché l’unico mediatore è Cristo.
Già Agostino aveva detto che Maria, a differenza dei grandi santi dell’Antico e del Nuovo Testamento, non aveva mai peccato. Attraverso i secoli questa dottrina si definì come uno speciale privilegio di Maria di essere stata concepita senza peccato originale (Adamo ed Eva). Nel 1854 l’Immacolata Concezione di Maria divenne un dogma, cioè un argomento cui tutti i fedeli devono credere per fede. Secondo la dottrina cattolica Maria è stata assunta in cielo dopo la morte, in anima e corpo. La fede nell’assunzione di Maria è molto antica ma è stata definita un dogma solo nel 1950.
Nel 20° secolo la riflessione dei teologi su Maria ha voluto approfondire il senso della sua missione verso il figlio e verso la Chiesa. Per essi Maria è soprattutto un modello di perfetta unione tra Cristo e la Chiesa e un’immagine dell’amore materno di Dio verso gli uomini.
Il culto di Maria in Italia è molto sentito da persone di tutti gli strati sociali. Accanto ai grandi santuari come Loreto e Pompei resta viva la devozione a Maria come patrona di una città o di un paese, spesso in forma di venerazione di un’immagine particolarmente amata (come la Madonna dell’Arco a Napoli).
I santi cristiani di tutti i tempi ebbero apparizioni di Maria, ma quelle più famose, a parte quella della Vergine di Guadalupe in Messico (1531), sono avvenute nel 19° e 20° secolo, come nel 1858 a Lourdes, in Francia, e nel 1917 a Fatima, in Portogallo. Maria apparve sempre a persone di condizione umile.
Nel Corano Maria viene ricordata come madre vergine di Gesù, che però non è considerato figlio di Dio, ma solamente suo grande profeta.