Uomo politico spagnolo (n. Santiago de Compostela 1955). Ultimati gli studi universitari in Legge, ha intrapreso la carriera politica dapprima a livello locale (Galizia), poi nazionale, entrando nell’esecutivo del Partito popolare. Durante il governo di J. M. Aznar è stato eletto ministro della Pubblica amministrazione (1996), della Cultura (1999), dell’Interno (2000) e della Presidenza (2002). Presidente del Partito popolare dal 2004, sconfitto per due volte (2004 e 2008) da J.L. Rodríguez Zapatero, alle elezioni anticipate tenutesi nel novembre 2011 a seguito delle dimissioni del premier ha riportato una netta vittoria sul candidato del Partito socialista A. Pérez Rubalcaba, guadagnando al suo partito la maggioranza assoluta in Parlamento e ottenendo il 44% dei consensi e 186 seggi su 350 al Congresso dei deputati. R. ha assunto formalmente la carica di premier il 20 dicembre, dopo la costituzione delle cortes. Nel corso dell'anno successivo il premier si è trovato a dover fronteggiare una gravissima crisi economica che lo ha costretto a decidere una serie di manovre economiche a seguito delle quali il suo consenso popolare è andato progressivamente erodendosi: i pesanti tagli alla spesa pubblica e l'aumento dell'Iva hanno provocato scioperi e manifestazioni di piazza, mentre il rischio di un fallimento del Paese è stato evitato solo grazie al pacchetto di aiuti da 100 miliardi di euro erogato nel mese di luglio dalla Bce per la ricapitalizzazione delle banche. Alle elezioni amministrative tenutesi nel maggio 2015 i movimenti antiausterity Podemos e Ciudadanos hanno ottenuto numerosi seggi a danno del Pp (27% dei suffragi), che pur restando il primo partito del Paese ha perso la maggioranza assoluta, e del PSOE (25% dei voti). La progressiva erosione dei consensi in favore delle forze governative si è nettamente delineata alle consultazioni politiche del dicembre 2015, alle quali il Pp del premier ha ottenuto una vittoria di misura (28,7%) non raggiungendo la maggioranza assoluta e assicurandosi 123 seggi del Congresso, un terzo in meno rispetto alle elezioni del 2011, contro i 90 dei socialisti (22% dei voti, peggior risultato nella storia del partito): forza politica emergente si è confermata Podemos (20%, 60 seggi), terzo partito del Paese, seguito da Ciudadanos (14%). Nel gennaio 2016 R. ha respinto la proposta di re Felipe VI di tentare di ottenere l'investitura del Congresso dei deputati; nuove consultazioni, svoltesi a giugno in ragione del persistere di uno stato di ingovernabilità, hanno sostanzialmente riproposto lo stesso quadro prodotto dalle elezioni di dicembre: primo partito si è confermato il Pp di R. - che anzi ha rafforzato la sua posizione ottenendo il 33% dei consensi e crescendo di 13 deputati, seguito dal PSOE (22,7%), da Podemos (21,7% e 71 seggi) e Ciudadanos (12,9% e 32 seggi) -, ma a settembre il premier ad interim non ha ottenuto la fiducia dalla Camera. Nell'ottobre 2016, dopo dieci mesi di stallo e grazie alla decisione del PSOE di astenersi dal voto, il Congresso dei deputati ha votato l'investitura di R. per il suo secondo mandato di premier, nel corso del quale l'uomo politico ha dovuto fronteggiare la grave crisi istituzionale aperta dalla costituzione della Repubblica catalana come "stato indipendente e sovrano di diritto democratico e sociale", in risposta alla quale ha avviato l'iter per l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione, che prevede l'assunzione da parte di Madrid del controllo delle istituzioni politiche e amministrative della Generalitat, e rimosso il presidente C. Puigdemont, del quale ha assunto la carica delegandola alla vicepremier S. Sáenz de Santamaría. Nel giugno 2018, a seguito dell'approvazione di una mozione di censura presentata dal PSOE dopo la condanna per corruzione del Partito popolare, l'uomo politico si è dimesso, subentrandogli nella carica il socialista P. Sánchez, mentre il mese successivo lo ha sostituito alla guida del Pp P. Casado Blanco.