DARSA, Marino (Marin Držić)
Commediografo serbo-croato, nato a Ragusa (Dalmazia) verso il 1510, morto a Venezia il 2 maggio 1567. Studiò all'università di Siena, ove nel 1541 fu rettore degli scolari; si unì all'avventuriero Cristoforo von Rogendorf e con lui viaggiò da Vienna a Costantinopoli in cerca di novità e di piaceri; fu sacerdote più per speculazione che per vocazione. Scrisse poesie liriche per lo più di carattere amoroso. In versi compose pure tre drammi pastorali: Tirena (imitazione dell'Aminta del Tasso), Venere (scena mitologica in un atto) e Novela od Stanca (La beffa di Stanac), riuscita farsa rustica d'intonazione boccaccesca. Predilesse però molto la prosa e in questa scrisse gran parte del suo repertorio drammatico. Sono drammi pastorali, farse rusticali, commedie. Di talune si sono conservati solamente alcuni frammenti e il ricordo, di altre ci è pervenuto il testo quasi integro, con qualche lacuna al principio o alla fine. Le commedie Dundo Maroje (Lo zio Maroje) e Skup (L'avaro) per quanto non completamente originali, sono le migliori opere del teatro raguseo. Meno riuscite sono le commedie Arkulin (Arcolin) e Mande (Maddalena) o Trifiče de Utolče. Quest'ultima è intessuta su una trama d'una novella del Decameron del Boccaccio. Il D. tradusse anche l'Ecuba di Euripide sulla falsariga della versione italiana di L. Dolce; curò, nel 1551, un'edizione delle sue poesie liriche e di alcuni drammi, ma di questa edizione non s'è conservato nemmeno un esemplare. La poesia drammatica del D. risente l'influsso del teatro comico italiano, della scuola senese in particolare. Suoi pregi sono la dipintura realistica dell'ambiente raguseo, la spontaneità di certi caratteri e la vivezza del dialogo.
Ediz.: Stari Pisci Hrvatski (Antichi scrittori croati), VII, 2ª ediz. A cura di M. Rešetar, con ampia introduzione, Zagabria 1930.
Bibl.: Br. Vodnik, Povijest hrvatske književnosti (Storia della lett. croata), I, Zagabria 1913 (cfr. anche la bibl. a p. 375); F. M. Appendini, Notizie istorico-critiche sulle antichità, st. e lett. de' Ragusei, Ragusa 1803.