Cavaliere romano (69 a. C. circa - 8 a. C.), di antichissima e nobile famiglia etrusca di Arezzo (in Tacito, Ann. VI, 11, ha il gentilizio Cilnio). Fu uno dei più ascoltati consiglieri di Ottaviano; tra i principali autori dell'accordo di Taranto del 37, fu, durante la guerra con Sesto Pompeo e dopo, il rappresentante di Ottaviano a Roma e in Italia. Quando Ottaviano divenne Augusto, M. si trasse in disparte, pur conservando una delicata funzione politica quale intermediario tra il principe e quel circolo letterario che, letterato egli stesso, aveva stretto intorno a sé (Lucio Vario, Plozio Tucca, Quintilio Varo, Aristio Fusco, Valgio Rufo, Domizio Marso, Cornelio Gallo, Properzio, che gli dedicò il secondo libro delle sue elegie, e sopra tutti Virgilio, che gli dedicò le Georgiche, e Orazio, il suo più grande amico, che gli dedicò gli Epodi, le Satire e i primi tre libri delle Odi). Morì poco prima di Orazio, e lasciò i suoi beni ad Augusto.