Medio Oriente
Una regione alla ricerca di una pace difficile
Il Medio Oriente non è una semplice entità geografica, ma un’area estremamente composita e ricca di storia che si è andata ridefinendo nel corso del tempo sulla base di una grande varietà di fattori politici, economici e culturali. Esso è stato la culla di alcune tra le più antiche civiltà umane. Quasi completamente islamizzato nel 7°-8° secolo, fu in gran parte e a lungo sottoposto al dominio ottomano (15°-20° secolo). Dotato di immense risorse petrolifere, e dunque decisivo per l’approvvigionamento energetico mondiale, costituisce da diversi decenni una delle aree geopolitiche più instabili del Pianeta
È molto difficile tracciare su una carta geografica i confini del Medio Oriente. Con questa espressione, infatti, si è fatto e si continua a fare riferimento a un’area di collocazione e dimensioni assai variabili. In passato gli storici e i geografi occidentali utilizzavano la denominazione Medio Oriente per indicare i territori compresi tra il Golfo Persico e l’Asia sudoccidentale. In questo quadro il Medio Oriente costituiva, insieme al Vicino Oriente (dal Mediterraneo fino al Golfo Persico) e al Lontano Oriente (dall’Oceano Indiano all’Oceano Pacifico), una delle tre grandi partizioni in cui l’Occidente suddivideva l’Oriente.
A partire dalla metà del Novecento l’espressione Medio Oriente ha iniziato a essere riferita a un insieme molto più ampio di territori compresi tra la Libia, la Penisola Arabica e l’Iran, passando per l’Egitto e il Sudan, Israele e la Palestina (v. anche Palestina, storia della), il Libano, la Siria e la Giordania, la Turchia e l’Iraq. A questa lunga lista di paesi si sono aggiunti in seguito, con un uso ancora più largo del termine, la Tunisia, l’Algeria e il Marocco a Occidente e l’Afghanistan e il Pakistan a Oriente. In anni recenti è diventata di uso comune la formula Grande Medio Oriente, che indica la vastissima area che dal Mediterraneo orientale e dal Golfo Persico si estende verso il Mar Caspio e il Caucaso fino ai confini occidentali della Cina.
Fonti autorevoli continuano peraltro a utilizzare la vecchia dizione Vicino Oriente, riferendosi con essa al nucleo di ciò che noi oggi intendiamo per Medio Oriente, vale a dire a quel gruppo di paesi che si situano entro il semicerchio tracciato dalle coste nordorientali dell’Africa, dalla Penisola Arabica, dall’Iran e dalla Turchia.
A partire dal 3000 a.C. il Medio Oriente è stato la culla di alcune tra le più antiche e importanti civiltà umane: degli Egizi nella valle del Nilo; dei Sumeri, dei Babilonesi, degli Accadi e degli Assiri in Mesopotamia (nell’attuale Iraq); dei Fenici nella Terra di Canaan (che fu chiamata Fenicia dai Greci e che costituisce l’attuale Libano); degli Ebrei in Palestina; degli Ittiti nella Penisola Anatolica (l’attuale Turchia); dei Medi e dei Persiani tra il Mar Caspio e il Golfo Persico (l’attuale Iran).
Furono questi ultimi a conquistare una gran parte del Medio Oriente nel 6° secolo a.C. A essi subentrarono nei secoli successivi i Greci e quindi i Romani, che inglobarono parte della regione nel proprio impero. Nel contesto della crisi e poi della dissoluzione dell’Impero Romano d’Occidente, tra il 4° e il 5° secolo d.C. il Medio Oriente cadde sotto il controllo dell’Impero bizantino e della Persia.
Una svolta decisiva per l’identità della regione si produsse tra il 7° e l’8° secolo. Fu allora, infatti, che il Medio Oriente – nel quale erano già sorti l’ebraismo e il cristianesimo – fu conquistato all’Islam, che costituisce oggi la religione del 90% circa della popolazione medio-orientale. Nei secoli successivi il Medio Oriente seguì le vicissitudini delle formazioni politiche islamiche dell’area. Esso cadde in gran parte sotto il dominio imperiale degli Omayyadi e degli Abbasidi (7°-13° secolo) per poi frantumarsi in una serie di califfati e di entità statali di fatto indipendenti. Profondamente segnato dall’esperienza delle crociate (11°-13° secolo), fu quindi in gran parte sottomesso dalle dinastie degli Ayyubiti (12°-13°secolo) e dei Mamelucchi (13°- 16° secolo). Cadde da ultimo sotto la dominazione dell’Impero ottomano, il quale nel 1453 pose fine all’esistenza dell’Impero bizantino.
Il dominio ottomano durò oltre quattro secoli. Esso entrò in crisi nel 19° secolo, quando si aprì la cosiddetta questione d’Oriente, ma si dissolse soltanto al principio del Novecento, quando la Prima guerra mondiale (1914-18) portò alla disintegrazione dell’impero (1918-22) e alla nascita della moderna Turchia (1923). Grosso modo nello stesso periodo, tra il 1501 e il 1921, la parte più orientale del Medio Oriente – la Persia – fu governata dalle dinastie dei Safavidi (1501-1736) e poi dei Qagiar (1794-1925). A differenza dell’area ottomana, dove rimase predominante l’islam di confessione sunnita, in questa parte dello spazio medio-orientale divenne religione di Stato, fin dal 16° secolo, l’islam sciita.
Dopo la dissoluzione dell’Impero ottomano, la carta politica del Medio Oriente fu ridisegnata dalle grandi potenze europee, in primo luogo da Gran Bretagna e Francia, che ottennero dalla Società delle Nazioni l’amministrazione di gran parte della regione. In questo quadro, la Francia stabilì il proprio controllo sulla Siria e il Libano, sul Marocco, l’Algeria e la Tunisia; e la Gran Bretagna sull’Egitto, la Palestina, la Giordania e l’Iraq.
Nel frattempo, in Iran salì al potere la dinastia dei Pahlavi (1925-79). E in Palestina si fece sempre più rilevante l’insediamento di coloni ebrei, che pose le premesse della futura nascita dello Stato d’Israele (1948). Risale sempre alla prima metà del secolo la scoperta delle ingenti risorse petrolifere del Medio Oriente, in particolare nella Penisola Arabica, in Iraq e in Iran.
Dopo la Seconda guerra mondiale (1939-45) e il definitivo venir meno del controllo diretto delle potenze europee, il Medio Oriente è divenuto una delle aree più turbolente e instabili del Pianeta, e nel contempo una regione strategica per l’approvvigionamento petrolifero mondiale, al centro dunque di una vasta trama di interessi e di ingerenze internazionali. Il nazionalismo e il socialismo sono state le principali forze di aggregazione degli Stati usciti dalla dipendenza coloniale e semicoloniale. Accanto a essi, tuttavia, hanno esercitato un forte richiamo il panarabismo (il progetto di riunire tutti gli Arabi entro un unico Stato) e, a partire dalla metà degli anni Settanta, il fondamentalismo islamico, che nel 1979 ha realizzato, con la rivoluzione islamica in Iran, il suo più importante successo. Fino al 1989-91 la storia della regione è stata condizionata dalle dinamiche della guerra fredda e dello scontro bipolare tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Molti importanti sviluppi di questa storia, anche oltre l’epoca bipolare e fino ai nostri giorni, sono stati tuttavia determinati in primo luogo da specifiche condizioni regionali.
Tra essi ha avuto e continua ad avere un ruolo cruciale la questione dei rapporti tra lo Stato di Israele e il mondo arabo, che ha prodotto una lunga serie di guerre arabo-israeliane (1948, 1956, 1967, 1973) e un diffuso, violento e tuttora irrisolto contrasto tra Israele e i palestinesi (Palestina). Altrettanto destabilizzante si è rivelata la questione irachena, la quale, oltre al conflitto Iraq-Iran del 1980-88, ha causato nel 1991 e nel 2003 due gravi conflitti internazionali, il secondo dei quali ha portato all’occupazione anglo-americana dell’Iraq e all’instaurarsi di una spirale di guerriglia e di violenza terroristica. Più in generale, dopo gli attentati negli Stati Uniti dell’11 settembre 2001 – che hanno provocato una quasi immediata guerra contro l’Afghanistan – il Medio Oriente è diventato uno dei teatri decisivi della politica mondiale e una delle principali sorgenti a cui si alimenta, sia materialmente sia idealmente, il terrorismo internazionale di matrice islamica.