MEDITERRANEO AUSTRALASIATICO (A. T., 95-96)
Si designa con questo nome quel complesso di mari compresi tra le varie terre dell'Insulindia (Mar di Giava, della Sonda, di Banda, delle Molucche, di Celebes, di Sulu), tra queste e le coste sudorientali del continente asiatico (Mar Cinese Meridionale) e le coste della Nuova Guinea e dell'Australia (Mar di Timor, Mar degli Alfuri, Golfo di Carpentaria; v. la carta a colori sotto la voce indie olandesi). È una successione di parti sommerse della superficie terrestre, con bacini aventi profondità abissali, e solchi profondi, tra i quali è attivissima l'energia tettonica, sismica ed eruttiva.
Da queste complicazioni della topografia s'inducono deviazioni dell'equilibrio isostatico, di cui si è occupato F.A. Vening Meinesz (1931), facendo ricerche gravimetriche anche in sommergibile. Egli ha trovato forti anomalie negative della gravità, secondo linee che uniscono l'arco del Mediterraneo col geosinclinale pacifico da Sumatra alle Filippine, per Giava, Timor e Halmahera (Gilolo); e due campi di anomalie positive da una parte e dall'altra dell'arco di anomalie negative.
Il Mar Cinese Meridionale, il Golfo del Siam e il Mar di Giava appartengono alla piattaforma continentale dell'Asia di SE., interrotta, nell'arco tra Sumatra e le Filippine, da profondi solchi di dislocazione, tra Flores e Ceram. La piattaforma si estende fino all'Australia nelle vaste distese dei mari degli Alfuri e di Timor e del Golfo di Carpentaria. Se il livello del mare si abbassasse di 100 m., rimarrebbe tra i due continenti, l'Asia e l'Australia, soltanto uno stretto profondo e poco largo.
A oriente di questa piattaforma, nella zona vulcanica, il Mediterraneo Australasiatico si sviluppa in una successione di solchi stretti e profondi, con pendenze molto ripide, e il suolo sottomarino è sede di azioni endogene, come quello delle isole che lo circondano.
I varî bacini sono separati tra loro e dal Pacifico da dorsali con profondità non minori di 1200 m. Il Mar di Sulu, circondato da isole (Borneo, Palauan, Filippine, Arcipelago di Sulu) e con un'estesa piattaforma, ha grandi profondità: la Challenger vi trovò 4663 m. (8° 23′ lat. N., 121°55′ long. E.) a soli 60 km. dalla Punta Gonda di Mindanao. Esso comunica per mezzo dello Stretto di Sibutu e di varî altri passaggi che si aprono tra le diverse isole Sulu, col Mar di Celebes, che ha profondità di oltre 4000 m. e in qualche punto supera i 5000 m. (5112 m. a 4° 12′ lat. N., 124° 2′ long. E.). Nello stretto di Makassar la spedizione della Siboga trovò profondità di 2000 a 3000 m. Il piccolo Mar delle Molucche ha profondità di oltre 2000 m., mentre il Mar di Ceram raggiunge i 5350 m. a nord di Buru. Il Mar di Banda ha il fondo ancora più irregolare dei mari precedenti: nel centro, a N. delle isole Damar, si hanno 5267 m. di profondità; più a nord, presso le isole Banda, si superano i 7000 m. (7315); a S. di Buru la profondità raggiunge 4777 m., con pendenza di 52° verso la costa, e nella fossa della Penguin, a occidente delle isole Kei, i 6505 m. (5° 56′ lat. S., 131° 23′ long. E.). Nel Mar di Flores si sono trovate profondità di oltre 5100 m. in stretti canali paralleli all'isola che dà il nome al bacino. Ancora a N. di Sumbava si ha un fondo a più di 3000 m.
Il Mare di Giava è pochissimo profondo, in gran parte meno di 50 m.; nel centro si raggiunge una profondità massima di soli 64 m. Lo stretto di Karimata tra Borneo e Billiton lo fa comunicare col Mar Cinese Meridionale, anch'esso in gran parte basso, specialmente nella parte più meridionale, ma che raggiunge tuttavia i 5245 m. a ponente di Mindoro (Filippine). Anche i mari compresi tra l'Insulindia e le coste della Nuova Guinea e della Australia sono generalmente poco profondi, in gran parte meno di 200 m.: il Mar di Timor, peraltro, presenta una fossa di oltre 3000 m. (Fossa Moore) a sud-est dell'isola di Timor (3108 m. di massima profondità).
Venti. - Come le vicine regioni dell'Oceano Indiano, i mari della piattaforma continentale dell'Insulindia appartengono al dominio dei monsoni: venti di SO. d'estate, quando l'equatore termico si sposta verso N., venti di NE. d'inverno, quando si verifica lo spostamento dell'equatore termico verso S. Il monsone di SO. comincia in aprile sulle coste di Sumatra e a Singapore, in giugno nel Golfo del Siam; quello di NE. comincia alla fine di settembre nel Golfo del Tonchino, in ottobre nel Golfo del Siam, in novembre a Singapore.
Venti forti si hanno all'epoca dell'inversione dei monsoni, accompagnati da piogge abbondanti (a Singapore 2300 mm. di pioggia all'anno).
Anche i mari profondi del Mediterraneo Australasiatico, che si estendono quasi ugualmente a N. e a S. dell'Equatore, sono soggetti al meccanismo dei monsoni; il monsone di SE. delle regioni a S. dell'Equatore diventa, a N., monsone di SO., quello di NE. delle regioni a N., diviene di NO. a sud dell'Equatore.
In generale al N. dell'Equatore dominano i venti di NE., da dicembre a febbraio; nelle regioni a sud dell'Equatore da novembre a marzo si hanno venti di NO. e di NE.; da marzo a settembre sono bene stabiliti venti forti di S. a SE. con piogge intense e mare tempestoso nelle coste rivolte a mezzodì. Ma la topografia delle terre complica estremamente questo regime. Spesso, come in tutti i mediterranei, soffiano venti locali: sulle coste settentrionali di Celebes i venti del I e del IV quadrante, forti da novembre ad aprile, sono detti Barat; i venti forti di sud, che durante il monsone di SE. possono soffiare per varî giorni di seguito, sono detti Solatan.
Temperatura e salsedine. - Le acque superficiali del Mediterraneo Australasiatico sono tra le più calde del globo: quelle della piattaforma continentale raggiungono i 28° e 30°, particolarmente nel Mar di Giava e a NO. di Borneo. Con la profondità la temperatura dell'acqua diminuisce dapprima rapidamente, poi più lentamente. Nel Mare di Sulu si hanno 10°, 1 a 1100 m., 10°,5 a 4400 m., e questo lieve aumento viene attribuito a riscaldamento adiabatico, cioè dovuto alla pressione. Nel Mare di Celebes la temperatura delle acque abissali è di 3°,6, nel Mar delle Molucche di 3°,1, nel Mar di Banda di 3°,6, nel Mare di Flores di 3°,2.
La salsedine nelle acque caldissime della superficie è in qualche zona molto elevata, intorno al 35°/oo, e diminuisce con la profondità, rapidamente fino a 100 m., poi lentamente.
Le piogge equatoriali e l'acqua dei grandi fiumi, peraltro, fanno abbassare la salsedine. Nello Stretto di Malacca, nel Golfo del Siam e in quello del Tonchino essa è spesso inferiore al 30‰.
Correnti. - Le correnti superficiali del Mediterraneo Australasiatico sono causate dai monsoni, dalle maree, da differenze di livello, per diversa densità, tra i mari interni e gli oceani, e in generale sono molto deboli (da 1 miglio a 11/2 miglio all'ora di velocità) nell'interno dei mari profondi, spesso molto forti nelle zone marginali, verso l'Oceano Indiano e il Pacifico (9 miglia all'ora tra Sumbava e Flores). Le maree sono generalmente mediocri (m. 1,50 nello Stretto di Bali) fuorché a NE. e a NO. di Borneo (8 m. all'entrata del fiume Kuran).
Condizioni antropiche ed economiche delle terre costiere. - Nelle terre che si affacciano al Mediterraneo Australasiatico colpisce vivamente il contrasto fra plaghe che hanno addensamenti umani fra i più cospicui della terra e plaghe spopolatissime. Nella penisola indocinese le medie densità regionali sono in complesso elevate: zone di forte addensamento sono la vallata del Menam, le regioni deltizie del Mekong e del Fiume Rosso e l'orlo litoraneo annamita, mentre i ripiani interni del Laos siamese e francese e più ancora l'alta montagna a settentrione appaiono scarsamente popolati. Tali sono in parte anche i litorali del Golfo del Siam, pure nella propaggine di Malacca, dove notevoli densità si ritrovano soltanto nell'estremità meridionale e sul versante occidentale.
Queste zone d'intenso popolamento si accentuano vieppiù nelle isole meridionali della Sonda, che si dispongono in corona attorno alla maggiore Borneo, la quale, in vivo contrasto, appare con densità bassissima, quasi disabitata su larghe estensioni nell'interno, e con qualche nucleo notevole soltanto lungo tratti discontinui e limitati della costa.
Anche l'interno di Sumatra ha popolazione piuttosto rada, ma distretti notevolmente abitati vi appaiono lungo la valle del Moesi, sulla costa di NE., al mezzo di quella occidentale e nell'estremo sud. Di qui si passa alla vicina Giava, che costituisce con Madura, Bali e Lombok una delle regioni più popolose della terra (oltre 300 ab. per kmq.). Densità notevoli (fino a 50 ab. per kmq.) presentano anche le altre isole minori a oriente e le propaggini meridionali e occidentali di Celebes. Al NE. le Filippine hanno la popolazione distribuita molto variamente, con forti addensamenti in qualche piccola isola centrale e particolarmente poi nel sud e nell'ovest di Luzon.
Accanto ai villaggi indigeni si sono formati gli agglomerati dei conquistatori indiani, musulmani, europei, i primi in situazioni dominanti interne, i secondi quasi unicamente sulle coste, gli ultimi, più recenti e poco numerosi, nell'una e nell'altra situazione. Se ne sono quindi sviluppati alcuni centri particolarmente popolosi, nei maggiori dei quali giustapposti, ma nettamente distinti, incontriamo i quartieri indigeni, europei e attualmente anche quelli dell'immigrazione gialla, costituita in grandissima parte da Cinesi.
Dato il fondamento marinaro dei maggiori sviluppi economici, i centri principali di tutto questo mondo mediterraneo s'incontrano lungo le coste o sul corso inferiore dei maggiori fiumi, al limite della loro diretta accessibilità al mare.
Quest'ultima è la situazione di Saigon, massimo centro della Cocincina, di Hanoï nel Tonchino, di Palembang in Sumatra, di Bandjermasin in Borneo, e in certo senso anche di Pnom-penh nella Cambogia; sorgono sulla costa Batavia, Samarang, Soerabaja, città principali di Giava, Padang in Sumatra, Singapore su un'isoletta al vertice della Penisola di Malacca, Hué nell'Annam, Haï-phong nel Tonchino, Manila nelle Filippine, Makassar in Celebes. Principali centri interni sono Benkoelen, Bandoeng, Djokjakarta e Soerakarta in Giava, Kuala-Lumpur nella Malacca. Lo sviluppo dei centri alti nell'interno di Giava è anche in rapporto con le condizioni climatiche, che rendono penosa la vita del bianco nelle plaghe prossime al mare, onde si creano tipici sanatoria d'altura, centri sussidiarî per le stagioni più torride.
Uno stato indigeno indipendente (il regno del Siam) e quattro grandi raggruppamenti di dipendenze coloniali si suddividono le terre che si fronteggiano nel Mediterraneo Australasiatico, a non tenere conto del tratto di costa cinese e del dominio portoghese sulla parte orientale dell'isola di Timor.
Massima unità politica è quella che l'Olanda ha conferito e conservato alla quasi totalità degli arcipelaghi della Sonda e delle Molucche (Indie Olandesi: poco meno di 2 milioni di kmq. sopportanti 61 milioni di ab., compresa la Nuova Guinea Olandese). Compiutamente circondati da terre olandesi sono i Mari di Giava, di Banda e delle Molucche, per i quali corrono tuttavia intensi rami della corrente degli scambî imperiali britannici fra l'India, Singapore, l'Australia orientale e la Nuova Zelanda.
Sul Mar Cinese Meridionale si fronteggia invece una serie d'unità politiche: dalla parte del continente il complesso raggruppamento degli stati malesi sotto l'egida britannica e del possedimento di Singapore; il Siam, l'Indocina Francese, costituita di protettorati e colonie: la Cina meridionale, oggi controllata dal governo di Canton, con qualche incluso francese (Kouang-tcheou-wan), inglese (Hong-kong) e portoghese (Macao). Le coste fronteggianti degli arcipelaghi sono per la maggiore estensione britanniche (Borneo) e nordamericane (Filippine), ma non mancano all'accesso meridionale isole e tratti di costa olandesi (Riouw, Borneo Olandese), come quello settentrionale è soggetto a un controllo giapponese per la presenza di Formosa.
Ma la funzione del Giappone nella pacifica lotta per allargare e rafforzare le rispettive zone d'influenza economica e politica è assai maggiore di quello che indicherebbe questo modesto fatto territoriale. Penetrazione commerciale e immigrazione ne sono gli strumenti principali, cui la vicinanza, l'esuberanza demografica, le maggiori attitudini all'adattamento all'ambiente conferiscono un'energia, alla quale i Bianchi malamente possono contrapporsi sulle proprie stesse dipendenze politiche dirette. Accanto a quella giapponese, meno pericolosa nelle apparenze, ma assai più intensa e di più vecchia data, è l'immigrazione cinese.
Traffico. - Le acque del Mediterraneo Australasiatico da tempi antichissimi sono tra le più intensamente solcate dal traffico umano, poiché per la presenza di enormi riserve di talune materie prime minerali e vegetali (legnami pregiati, come il teak, il bambù, l'ebano, il sandalo; resine e gomme; caucciù, caffè, tè, tabacco, riso, base dell'alimentazione indigena, zucchero; petrolio, stagno e carbone) i paesi che ad esso si affacciano costituiscono uno dei mercati più interessanti per il commercio mondiale.
In conseguenza delle grandi ricchezze che possiedono, i paesi del Mediterraneo Australasiatico presentano anche una capacità di assorbimento dei più svariati prodotti industriali dell'Occidente europeo, oggi con la concorrenza sempre più viva degli Stati Uniti e specialmente del Giappone. La posizione, per di più, li mette su rotte obbligate per alcune delle più intense correnti di scambî del mondo. Se ne sviluppa quindi un traffico enorme. Esso è facilitato dal grandissimo sviluppo costiero di quasi tutte queste terre o, nell'Indocina, anche dalle grandi direttrici di penetrazione costituite dai maggiori fiumi. Quasi inaccessibili si sono rilevate, per contrasto, le alte terre interne di Sumatra e specialmente di Borneo, ove gruppi di popolazione isolati sono rimasti tuttora praticamente quasi senza contatti col mondo esterno.
Le vie continentali sono intensamente sviluppate a Giava e nella Penisola Malese, discretamente nell'Indocina Francese, nel Siam, a Sumatra e Celebes.
Ma il grandissimo volume del traffico si svolge per le vie del mare. Centro formidabile di concentrazione, irradiazione e smistamento di tutto questo traffico sono la città e il porto di Singapore, primo emporio del mondo per lo stagno e il caucciù, mercato importantissimo per il riso, il petrolio e lo zucchero, transito obbligato sulla via dall'Oceano Indiano ai mari della Cina e del Giappone. Altri centri commerciali preminenti sono Batavia e Saigon, seguiti da Bangkok, Haï-phong (capolinea della ferrovia di penetrazione nello Yün-nan cinese) e Manila.
V. anche filippine; indie olandesi; indocina; indonesia; malacca, ecc.
Bibl.: C. Vallaux, Géographie générale des mers, Parigi 1933; G. F. Tydeman, Hydrographic Results of Siboga expedition, Leida 1903; H. P. Berlaeg, Sea surface temperatures on some steamer routes in the Malay archipelago, Batavia 1928; F. A. Vening Meneisz, Gravity anomalies in the East Indian archipelago, in Geogr. Journal, aprile 1931.