Imperatore di Etiopia (Ancober 1844 - Addis Abeba 1913). Figlio di Hāyla Malakot negus dello Scioa, fu catturato dall'imperatore d'Etiopia Teodoro II durante la sua campagna di conquista dello Scioa, e tenuto prigioniero per oltre 10 anni nella fortezza di Magdala. Tornato nello Scioa (1865), se ne proclamò negus; alla morte di Teodoro II (1868) dovette rinunciare alle aspirazioni imperiali e sottomettersi a Giovanni IV. Ma con una duplice azione, militare e politica, ampliando i possessi aviti dello Scioa e venendo in trattative con l'Italia, andò preparando la sua ascesa al trono imperiale che si compì nel 1889, alla morte di Giovanni IV. Il trattato di Uccialli, che egli subito stipulò con l'Italia, parve implicare da parte di M. l'accettazione del protettorato italiano; invece la controversa interpretazione dell'art. 17 condusse a uno stato di guerra fra Italiani e Abissini, che dal 1894 si protrasse fino al 1896, allorché si concluse con la battaglia di Adua, alla quale Menelik prese parte personalmente. Sbarazzatosi di ogni tutela italiana, Menelik proseguì l'ampliamento del suo Impero, sottomettendo il territorio del Caffa e dei Galla Borana (1897-98). Dopo di che, definiti i confini d'Etiopia e forte del riconoscimento degli stati europei, intraprese un'opera di modernizzazione del suo paese (ferrovia di Gibuti; creazione della carica di ministro del governo; istituzione di una scuola di tipo europeo; ecc.). Nel 1909 proclamò erede al trono il nipote ligg Iyāsu; sopravvisse ancora quattro anni, senza più poter prendere parte, per ragioni di salute, agli affari di stato. Fu indubbiamente il consolidatore della indipendenza etiopica di fronte all'Europa. La qualifica di "secondo" aggiunta al suo nome si spiega con il fatto che il primo Menelik, per la tradizione etiopica, è il leggendario figlio di re Salomone e della regina di Saba, al quale tutti i regnanti di Etiopia si riallacciano, come appartenenti a un unico lignaggio.