Mercanti
Dai venditori girovaghi ai ricchi uomini d’affari
I mercanti sono esistiti in tutti i tempi; ma è il Medioevo l’epoca d’oro del mercante. Soprattutto fra il 12° e il 16° secolo i mercanti sono stati più importanti che mai nell’economia, ma anche nella società, nella politica e nella cultura. I mercanti hanno governato intere città, hanno accumulato immense ricchezze, hanno finanziato opere d’arte di cui ancora oggi l’umanità va fiera. Ma cosa voleva dire, nel Medioevo, essere un mercante? Quale è stato il ruolo del commercio? E come è cambiata l’attività del mercante?
In termini generali, il mercante è una persona che, per guadagnare denaro, compra beni nei luoghi dove sono abbondanti e li rivende dove quei beni mancano. È dunque un mestiere che può essere svolto in modi molto diversi. Mercante è il viandante che attraversa una delle tante foreste che ricoprono l’Europa del Medioevo assieme a un mulo carico di stoffe, infreddolito e terrorizzato dall’idea di incontrare i banditi.
Mercante è anche l’uomo riccamente vestito che, seduto alla scrivania di uno dei grandi negozi che si trovano al piano terra dei più splendidi palazzi delle città italiane o tedesche, ordina per lettera, ai suoi soci lontani, di comprare e vendere mercanzie in questo o quel paese. E mercante, infine, è anche l’ebreo che parla tante lingue, e che senza problemi si sposta con le sue mercanzie dal mondo cristiano a quello musulmano, e talvolta va ancora più lontano, fino alle esotiche terre dell’India.
Nell’Impero Romano il commercio era molto sviluppato. Nelle città vivevano nobili, grandi proprietari di terre e potenti funzionari, che compravano beni di ogni tipo. Lo Stato aveva costruito una rete molto fitta di comode strade lastricate con grandi pietre lisce, che proseguivano dritte per chilometri, da una città all’altra, sorpassando gli ostacoli con ponti e gallerie. Erano le ‘autostrade’ dell’antichità. Il loro scopo principale era quello di rendere facile lo spostamento degli eserciti, ma servivano anche ai tanti mercanti che rifornivano i mercati cittadini.
Con le invasioni dei popoli germanici, con la scomparsa di una efficiente organizzazione statale e con i tanti disordini e le violenze che caratterizzarono quel periodo, la situazione dei mercanti peggiorò molto. Nel giro di due secoli, il numero degli abitanti probabilmente si dimezzò, e così diminuì molto anche il numero dei consumatori, e dunque dei possibili clienti dei mercanti. Soprattutto, però, assieme all’Impero scomparvero i consumatori più ricchi che rappresentavano la migliore clientela dei mercanti, cioè i grandi funzionari e i nobili.
Su tutti i territori conquistati dai barbari si abbatté una fortissima crisi economica. La povertà aumentò così tanto che alcuni storici sono arrivati a pensare che l’Europa fosse tornata allo stato che viene chiamato economia naturale: è il termine che si usa per indicare quelle civiltà dove quasi non vi sono commerci, dove nessuno compra e vende, e dove di conseguenza non si usa il denaro. Oggi sappiamo che un’idea così pessimistica dei primi secoli del Medioevo è sbagliata, perché i mercati e i commerci non smisero mai di esistere. Ma è certo che si ridussero davvero molto.
La riduzione dei commerci non dipendeva solo dalla decadenza economica. Anche la cattiva situazione delle vie di comunicazione aveva la sua importanza. Nessuno provvedeva più alla manutenzione delle strade costruite dall’Impero: i ponti non venivano riparati, il lastricato stradale si rovinava e veniva ricoperto dal fango. Gli uomini del Medioevo dovettero adottare nuovi sistemi per spostare le proprie merci.
Il primo cambiamento fu l’abbandono della ruota. Non bisogna pensare, naturalmente, che ci si dimenticasse di questa grande invenzione. Ma la cattiva manutenzione delle strade presto rese impossibile utilizzare i carri. Per trasportare le mercanzie occorreva caricarle sul dorso di muli o di cavalli, legati gli uni agli altri, in lunghe file. Per tanti secoli, così, il trasporto su terra avvenne a dorso d’animale e non su ruota. Rispetto a un carro, gli animali da soma hanno infatti una mobilità molto maggiore, perché non si fanno fermare dal fango o dal crollo di un ponte. Però senza un carro riescono a portare merci di peso molto minore e solo di piccole dimensioni.
Anche il Medioevo ebbe le sue ‘autostrade’. Non erano fatte di pietre o asfalto, ma di acqua: per portare merci ingombranti o molto pesanti, e per ridurre il costo del trasporto a dorso d’animale, si iniziarono a utilizzare i fiumi, i laghi e i mari.
Sui fiumi venivano utilizzate semplici chiatte, che per risalire la corrente erano attaccate, con lunghe corde, a buoi o cavalli che camminavano sugli argini. Il trasporto in mare utilizzava imbarcazioni di ogni tipo, ma di solito di piccole dimensioni. La navigazione, del resto, avveniva quasi sempre a ridosso delle coste, senza affrontare il mare aperto.
La propulsione poteva essere velica, oppure mista, cioè sia a remi sia a vela. La galea era la tipica nave a propulsione mista, che utilizzava la vela solo quando il vento era favorevole, altrimenti si avvaleva della forza di numerosi rematori. Stretta, lunga e poco alta sul livello del mare, la galea era veloce e molto utile per la guerra, ma poteva portare poche merci perché gran parte dello spazio disponibile era occupato dai rematori. Le navi a vela erano di forma più tondeggiante e con una capacità di carico ben superiore, ma avevano lo svantaggio di muoversi lentamente e di dipendere molto dalle condizioni del tempo. Un vento sfavorevole poteva bloccarle per settimane.
Per buona parte del Medioevo il tipico mercante viaggia insieme alle sue merci, spostandosi da un mercato all’altro: è il mercante itinerante. Prima dell’anno Mille le merci oggetto di maggiore commercio sono beni di pregio, che pesano poco ma valgono molto. Un bene molto richiesto sono le spezie (pepe, cannella, cardamomo, e così via), che provengono dall’India e da altre terre del lontano Oriente e sono molto apprezzate nelle cucine delle ricche famiglie medievali, che amavano i sapori forti e speziati molto più di noi. Leggeri, costosi e di grande pregio sono anche i tessuti di seta, tutti di fabbricazione orientale. Le stoffe di lana e poi, dal 12° secolo, di cotone rappresentano invece il principale prodotto delle industrie europee e una delle merci che immancabilmente compongono il carico dei mercanti.
L’epoca d’oro del mercante medievale inizia dopo il Mille. Il commercio era stato importante anche nei secoli precedenti, ma in quei tempi difficili la popolazione era troppo scarsa e l’economia molto debole. Dunque soltanto una piccola minoranza di ricchi poteva acquistare le merci trasportate e messe in vendita dai mercanti.
È intorno al Mille che la popolazione europea inizia a crescere con rapidità, e non si ferma fino al 1300 circa. Gli abitanti si moltiplicano, passando da circa 25 a oltre 70 milioni. Soprattutto, però, aumentano molto il numero e l’ampiezza delle città. E le città, per il mercante, sono i luoghi ideali dove fare affari, poiché, per trovare possibili acquirenti, non deve più andare di castello in castello e di fattoria in fattoria, ma gli basta aprire il suo banco nella piazza della città, o in una delle sue vie principali, ed è sicuro di trovare un gran numero di possibili clienti. Nelle città, poi, vive un gran numero di ricchi, poiché l’economia cittadina, con le sue industrie, i suoi mercati e i suoi artigiani, produce molta più ricchezza della campagna. Ecco dunque che la città garantisce al mercante clienti numerosi e con molto denaro da spendere.
La crescita della popolazione e dell’economia determina dunque un grande aumento dei commerci. La situazione migliora anche in seguito al successo della prima crociata, nel 1099, che permette di conquistare ai musulmani una serie di porti situati in Terra Santa, dove giungono le carovane cariche dei preziosi prodotti dell’India. I mercanti cristiani, soprattutto di Venezia, Genova e Pisa, possono ora acquistare direttamente, e a buon prezzo, queste merci ricercate.
Tutti questi elementi finiscono per causare un grande mutamento nel tipo di merci vendute dai mercanti e nella loro quantità totale: secondo alcuni storici avviene una specie di rivoluzione commerciale. E davvero, fra 12° e 13° secolo il commercio cambia volto!
Cambiano, in primo luogo, i beni trasportati e venduti dai mercanti. Il mercante non si occupa più soltanto delle merci di poco peso e di grande valore, come le spezie e i tessuti, ma tratta anche beni di largo consumo, come il vino, il grano, il sale, la lana e tanti altri prodotti. Le strade, i fiumi e i mari sono continuamente percorsi da un traffico di merci. Qua e là, tornano a essere costruite strade percorribili con carri. Ma l’aumento è visibile soprattutto nel trasporto marittimo, dove è necessario sia costruire un numero sempre maggiore di navi, sia adottare modelli di imbarcazione più capienti, in grado di trasportare con un solo viaggio grandi quantità di prodotti. Con queste navi più grandi (e grazie anche all’introduzione della bussola) diventa ora possibile navigare pure durante la cattiva stagione e su lunghi percorsi, andando direttamente dal Mediterraneo fino al Mare del Nord.
I commerci e i mercanti, dal 12° secolo, raggiungono ogni angolo d’Europa. Tuttavia esistono rotte particolarmente frequentate e centri dove i mercanti sanno di potere sempre trovare occasioni per fare buoni affari. Nel Mediterraneo occorre distinguere tra il settore orientale e quello occidentale. A Oriente predominano quasi sempre i veneziani. Da Bisanzio (bizantino, Impero), dal Mar Nero e presto, dopo le crociate, dai territori strappati ai musulmani in Terra Santa i mercanti di Venezia importano spezie, tessuti pregiati e altri prodotti di lusso, che poi vengono trasportati via terra nelle città della Pianura Padana, della Germania, dell’Europa centrale. Nel Mediterraneo occidentale vi è una maggiore concorrenza. Dapprima predomina Pisa, che però dalla fine del 13° secolo deve cedere il passo a Genova, che inizia a dominare i trasporti e i commerci dalla Sicilia fino a Gibilterra e lotta talvolta con successo per strappare a Venezia quote importanti anche nei commerci con l’Oriente.
Durante la rivoluzione commerciale cambiano anche i luoghi dove i mercanti si incontrano per fare affari, e diviene molto più facile acquistare merci prodotte in altre nazioni. Il merito spetta alle cosiddette fiere: in molte città viene stabilito che, in un dato periodo di ogni anno, si deve tenere un grande mercato di quindici giorni o un mese, al quale fare partecipare il massimo numero possibile di mercanti. Una fiera, appunto. Per favorire l’arrivo in massa dei commercianti, si ricorre a ogni mezzo: esenzioni dalle tasse, sorveglianza speciale contro i ladri, abbondanza di alloggi, e altro.
Le fiere più importanti sono quelle che nascono verso il 1150 vicino Parigi, nella regione della Champagne. Siamo nel cuore dell’Europa, a metà strada fra l’Italia, l’Inghilterra e la Scandinavia. È dunque il luogo ideale dove ogni anno possono incontrarsi, e fare affari, i mercanti di tutto il continente. Per oltre un secolo, la Champagne diventa così il centro commerciale d’Europa.
Un altro aspetto della rivoluzione commerciale fu la nascita di un nuovo tipo di mercante: il mercante sedentario. Il vero mercante, quello che guadagnava più soldi dalla sua attività, cessò di badare personalmente alle sue merci e ai suoi affari, e quindi smise di viaggiare continuamente.
La causa di questo mutamento va cercata nella grande espansione dell’economia europea. La crescita dei commerci, la moltiplicazione delle spedizioni, la creazione di luoghi fissi di scambio come le fiere e altre innovazioni, come l’invenzione dell’assegno e delle assicurazioni, permettevano adesso, a chi voleva veramente commerciare su larga scala, di creare vaste società, dette compagnie. Ogni compagnia aveva contabili, magazzinieri, incaricati dei trasporti e poi soci corrispondenti in ogni città importante (dal punto di vista degli affari, naturalmente!). A capo della sua compagnia, il mercante non usciva quasi mai dalla bottega al piano terra del suo palazzo, dove passava tutta la giornata a leggere e scrivere lettere con ordini di acquisto e di vendita, informazioni sui prezzi e sulle possibilità di realizzare buoni affari; e, naturalmente, a fare conti su conti. Se nei secoli precedenti per fare il mercante occorreva una buona dose di spirito di avventura, ora serve soprattutto inchiostro. In compenso, i principali mercanti costruiscono palazzi splendidi, assoldano i migliori artisti e accumulano ricchezze da favola, superiori a volte persino a quelle dei re.