Meroe
Antica città sulla riva destra del Nilo, ca. 120 km a nord di Khartoum. Ha dato il nome a un periodo della storia del Sudan, tra il 3° sec. a.C. e il 4° sec. d.C., detto appunto «meroitico». La città era nota agli storici classici come «l’isola di M.», perché costruita su una serie di isolotti formati da canali alimentati dal Nilo, che, al tempo, lambiva la città. La prima occupazione di M. risale al 10° sec. a.C., ma solo nel 4° sec. a.C. assurse al rango di capitale del regno di Kush e di residenza reale, quando una nuova dinastia, originaria della città, prese il potere. Per quanto i resti archeologici della città coprano un’area molto vasta, solo la parte monumentale è stata completamente scavata. La cosiddetta «città reale», circondata da un muro di cinta, era costruita su un’isola, separata dalle due aree residenziali a nord e a sud per mezzo di canali. Comprendeva palazzi, templi e un santuario acquatico conosciuto col nome di «bagni reali», anche se è ormai da escludere che abbia mai avuto questa funzione. Il santuario, una sorta di lago sacro, era ornato da sculture che testimoniano la crescente importanza del culto locale del dio-leone Apedemak e l’influenza dell’arte ellenistica dell’Egitto. L’imponente tempio di Ammone, costruito al di fuori del grande temenos, era orientato verso il punto in cui sorge il sole nel solstizio d’inverno e verso la necropoli reale. A nord del complesso reale è stata trovata un’area con laboratori e forni per la fabbricazione della ceramica, che raggiunse a M. punte di eccellenza nella produzione di vasellame raffinato con decorazione dipinta. Il primo sovrano seppellito a M., in quello che era stato da tempo il cimitero delle élite cittadine, fu Arkamani (forse l’Ergamente delle fonti classiche) intorno al 270-260 a.C. Poco tempo dopo il re Amanitikha fondò un nuovo cimitero (Cimitero Nord) costituito di piramidi esclusivamente reali. Le cappelle funerarie annesse alle piramidi erano decorate con rilievi di stile egiziano adattati e rielaborati in forma locale. A ovest e a sud della città sei collinette formate da scorie di ferro e resti di fusione testimoniano l’importanza della lavorazione di questo minerale, per la quale M. è stata chiamata la Birmingham africana. Studi recenti sulle tecniche e calcoli sulle quantità del metallo prodotto hanno mostrato che M. doveva essere il più importante centro di lavorazione del ferro dell’epoca ed è stato ipotizzato che da M. la metallurgia del ferro si fosse diffusa in tutta l’Africa subsahariana. Ciò nonostante, i manufatti di ferro ritrovati sono molto scarsi, in parte perché il metallo veniva continuamente rifuso, in parte perché gli oggetti di ferro, soprattutto attrezzi di utilizzo comune, non rientravano tra i corredi funerari. La città fu brevemente occupata intorno al 350 d.C. dagli aksumiti e abbandonata dopo poco.