Monocotiledoni
Piante più evolute, più diffuse e con poche pretese
Narcisi, gigli, tulipani e orchidee ma anche riso e frumento, asparagi, aglio e cipolla, agave e aloe sono solo alcuni esempi delle 60.000 specie comprese in questo gruppo, il cui seme contiene una sola fogliolina embrionale, detta cotiledone. Fatta eccezione per le Palme, sono per lo più piante erbacee, con foglie dalla forma allungata su cui scorrono nervature parallele
Le Monocotiledoni si distinguono dalle Dicotiledoni e insieme a queste formano un gruppo ancora più vasto: le Angiosperme, vale a dire tutte le piante che producono i fiori. Come dice il nome, all’interno del loro seme contengono un unico cotiledone, una fogliolina microscopica che assorbe le sostanze nutritive necessarie per lo sviluppo della giovane plantula.
Basta confrontare tra loro alcune tra le piante più comuni e rispondere a qualche domanda per comprendere che la maggior parte ha alcuni caratteri comuni. I loro fusti, per lo più non ramificati, portano foglie dalla forma semplice e allungata, spesso prive di picciolo con nervature che scorrono sempre parallele tra loro e per questo dette parallelinervie. I fiori, anche se estremamente vari, non hanno sepali ma solo petali che in questo gruppo i botanici chiamano tepali. Se si contano tutti gli elementi che formano il fiore e cioè tepali, stami e carpelli sarà facile accorgersi che sono per lo più raggruppati sullo stelo che li sorregge in gruppi di tre.
Chi non conosce il bellissimo fiore delle orchidee? Anche se tutte le piante che appartengono a questa famiglia hanno un fiore dalla forma simile, alcuni sono piccolissimi e riuniti in infiorescenze mentre altri possono raggiungere anche un diametro di 20 cm. I botanici riconoscono circa 20.000 specie diverse, la maggior parte delle quali vive spontaneamente soprattutto nelle regioni tropicali. Il fiore delle orchidee ha tre tepali esterni dal colore simile a quello dei tre tepali interni, e questi ultimi hanno una forma caratteristica: i due laterali, pressoché uguali tra loro, sono detti ali mentre il terzo, situato in basso, largo e vistoso, è simile a un grosso labbro e per questo è detto labello. Scostando lievemente i tepali si può scorgere l’interno del fiore dove i tre stami, fusi tra loro e con il pistillo, formano una struttura simile a una colonna. Sono fiori così vistosi perché altamente specializzati allo scopo di attirare gli insetti o gli uccelli impollinatori (impollinazione) tra cui api, bombi o colibrì. Il labello è la base di appoggio per gli impollinatori che introducono così il capo all’interno del fiore sporcandosi di polline; successivamente, entrando in un altro fiore sporcano il pistillo, così da fecondare la cellula uovo che è situata al suo interno.
Diffuse in tutto il mondo, molte Monocotiledoni trascorrono il periodo sfavorevole dell’anno sottoterra perché hanno fusti sotterranei come bulbi, rizomi o tuberi: tra queste ci sono l’asparago, di cui si mangiano i germogli, l’aglio e la cipolla, i cui bulbi sono comunemente usati in cucina (Liliacee). Sono Monocotiledoni, inoltre, tutte le Graminacee tra cui riso, frumento, le canne delle paludi, alcune piante velenose come il colchico e, infine, le Palme. Nei nostri boschi vive spontaneamente il pungitopo (Ruscus aculeatus), una pianta erbacea di colore verde scuro con un fusto da cui si sviluppano piccoli rami appiattiti dalla forma ovale e con le estremità appuntite che tutti scambiano per foglie. In inverno produce piccole bacche rosse e lucenti: è raccolta soprattutto durante il periodo natalizio come ornamento e considerata, insieme al vischio, di buon augurio.