moti del 1830-31
Esteso movimento rivoluzionario che, a differenza di quello del 1820-21, inferse un colpo significativo al sistema della Santa Alleanza, alterando in modo permanente il quadro politico e gli equilibri di potenza dell’Europa occidentale. L’evento più importante fu la rivoluzione parigina del luglio 1830, che causò il rovesciamento del regime reazionario di Carlo X, l’ascesa al trono di Luigi Filippo d’Orléans, proclamato «re dei francesi» con legittimazione popolare e non divina, l’adozione di una carta costituzionale che prevedeva un elettorato più ampio e un regime politico in cui erano meglio rappresentati la volontà politica dell’intellettualità liberale (Guizot, Constant, Thiers, Cousin) e gli interessi dell’aristocrazia imborghesita e dell’alta borghesia in forte ascesa. Il nuovo regime proclamò inoltre il principio del non intervento e quindi la messa in guardia dell’Austria dal ripetere l’esperienza repressiva del 1820-21. L’atteggiamento inglese, contrario a una guerra in Europa, rafforzò di fatto la posizione della Francia a condizione che questa non riproponesse un’egemonia di tipo napoleonico. L’Austria rimase quindi bloccata e in agosto la rivoluzione per l’indipendenza del Belgio cattolico, industriale, per lo più francofono, dall’Olanda calvinista, commerciale e agricola, di lingua di derivazione germanica, ebbe successo. Fu proclamata una monarchia costituzionale affidata a Leopoldo di Sassonia-Coburgo sotto il patrocinio franco-inglese. Nel novembre del 1830 la Polonia, costituita nel 1815 in regno unito alla Russia nella persona dello zar Alessandro I, insorse per la piena indipendenza. Agitazioni si ebbero anche in Germania, Spagna e Italia, mentre continuava l’estenuante lotta della Grecia per il conseguimento della piena indipendenza dalla Turchia, e dove il fronte della Santa Alleanza sembrava in difficoltà per la nascita di concorrenti interessi balcanici e orientali di Austria, Inghilterra, Russia. Nell’Italia centrale le organizzazioni carbonare guardarono con grandi speranze alla posizione assunta dal nuovo sovrano francese e dal suo primo governo. Nell’autunno del 1830 i preparativi di un’insurrezione costituzionale antiaustriaca si intensificarono a Modena sotto la guida di Ciro Menotti e dell’avvocato Enrico Misley, i quali avevano fatto balenare, peraltro senza successo, al duca Francesco IV l’ipotesi di un ingrandimento del suo Stato nelle Legazioni pontificie e forse anche in Lombardia, appoggiando l’insurrezione carbonara. Quando però il 4 febbraio il moto scoppiò a Bologna e a Parma, Francesco IV lo aveva già privato della sua guida politica più autorevole facendo arrestare a Modena Menotti. La sollevazione dilagò tuttavia ugualmente, fino a coinvolgere le Romagne, le Marche e l’Umbria e costituendo il governo delle Province Unite. Altri due governi provvisori furono costituiti a Parma e a Modena, abbandonata da Francesco IV a Mantova sotto la protezione austriaca. Metternich, compreso che una vittoria integrale della Santa Alleanza sui movimenti costituzionali e indipendentistici sarebbe stata impossibile, accettò il fatto compiuto franco-belga e si attestò su una linea di difesa a oltranza nello scacchiere italiano, lasciando alla Russia il compito di stroncare l’insurrezione polacca. Decise quindi l’intervento armato nell’Italia centrale e respinse le pressioni francesi anche a rischio di una guerra europea. D’altro canto, facendo leva anche su un fallito tentativo insurrezionale organizzato a Roma dai due fratelli Napoleone e Luigi Napoleone Bonaparte, il futuro Napoleone III, accorsi peraltro a Bologna appena scoppiato il moto, Metternich insinuò nel sovrano francese l’idea che i rivoluzionari dell’Italia centrale fossero in realtà bonapartisti. La vita politica francese veniva d’altronde prendendo una piega moderata, per cui alla fine il governo francese abbandonò i governi provvisori italiani al loro destino. I ducati di Modena e Reggio furono occupati dagli austriaci negli stessi giorni di marzo del 1831 in cui in Francia si costituiva il nuovo governo del moderato Periér. Si misurò a quel punto anche tutta la mancanza di una guida politica all’altezza della situazione nel governo delle Province Unite, che non si impegnò minimamente in difesa dei governi dei ducati, pensando che l’Austria non avrebbe represso la rivoluzione nello Stato pontificio. Gli austriaci invece travolsero qualunque resistenza e ristabilirono il governo pontificio, tornando a occupare Bologna dal 1832 al 1838 per proteggere la popolazione dalle violenze delle milizie del restaurato governo pontificio. La Francia rispose con l’occupazione di Ancona. I moti del 1831 in Italia si conclusero quindi con un nulla di fatto e dimostrarono che la strategia delle società segrete aveva fatto il suo tempo. Chiarirono però definitivamente che il maggior ostacolo sulla strada dell’indipendenza e della libertà nella penisola era il governo austriaco, ma che per combatterlo i localismi e i municipalismi dovevano esser messi a tacere. Diverso invece il discorso per quel che riguarda il resto d’Europa. Se l’insurrezione polacca fu duramente repressa, la Grecia ottenne nel 1832 la sua indipendenza e in Europa occidentale, oltre al Belgio, anche la Spagna e il Portogallo videro in quegli anni la nascita di regimi liberali. Inoltre la Francia e l’Inghilterra avevano preso le distanze dal sistema metternichiano, anche se guardandosi reciprocamente con sospetto.