Vedi Nauru dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
L’isola di Nauru, con una popolazione di 10.000 abitanti e una superficie di 21 chilometri quadrati, detiene il primato di repubblica più piccola al mondo e si caratterizza per l’assenza di una capitale. Yaren, la città che ospita la sede del governo e il centro amministrativo del paese, è tuttavia indicata come capitale politica.
Ottenuta l’indipendenza nel 1968 dall’Australia – amministratrice fiduciaria delle Nazioni Unite – Nauru ha assunto una forma di governo presidenziale e una struttura parlamentare unicamerale, costituita da 18 membri eletti ogni tre anni. La prossimità della classe politica all’elettorato comporta, da un lato, che le richieste della piccola società civile di Nauru siano prontamente ascoltate dai leader ma, dall’altro, che le tensioni sociali e le paure per l’incerto futuro economico si riverberino sul dibattito politico, contribuendo a radicalizzarlo. Dal 1989 a oggi Nauru ha infatti registrato venti cambi di governo, l’ultimo dei quali, nel novembre 2011, ha condotto al vertice dell’esecutivo Sprent Dabwido, che cumula oggi diversi dicasteri – da quello per i cambiamenti climatici a quelli degli affari interni e del servizio pubblico.
Nonostante la relativa stabilità governativa assicurata da Dabwido, la situazione politica, economica e sociale odierna verte in condizioni difficili, soprattutto per quanto attiene alla risoluzione della questione occupazionale. Nauru, infatti, storicamente priva di infrastrutture e di risorse alimentari ed energetiche sufficienti ad autosostenersi, è riuscito, nel corso dei decenni, a mantenere una certa vitalità economica grazie alla presenza sul territorio di grandi miniere di fosfato, scoperte nel 1906 dal Regno Unito, sfruttate intensivamente per circa un secolo e ora quasi del tutto esaurite. Le ultime stime disponibili rivelano che il 90% della popolazione è disoccupato, e i dati relativi al quadro complessivo inducono a pensare che gran parte dei cittadini sarà costretta ad abbandonare il paese. Inoltre dal 2005 Nauru si è allineato agli standard bancari internazionali richiesti dall’Oecd, cosicché la legislazione statale, che dal 1990 aveva reso il paese un paradiso fiscale, ora impedisce alle banche di ottenere ingenti flussi di denaro di provenienza incerta.
La perdita degli introiti delle riserve minerarie e delle pratiche bancarie illecite, in concomitanza con la crisi economica che da anni affligge il paese, ha reso Nauru totalmente dipendente dai paesi donatori. Nel 1993 il paese ha ottenuto il diritto a un rimborso di 73 milioni di dollari dall’Australia nell’arco di un ventennio, e di 8,2 milioni di dollari sia dalla Nuova Zelanda che dal Regno Unito: i tre paesi sono stati infatti condannati dalla Corte internazionale di giustizia per aver sfruttato le miniere di fosfato dell’isola a danno della popolazione locale e del territorio. Successivamente, nel 2001, l’amministrazione di Nauru, con l’intento di assicurarsi flussi economici certi, ha siglato un accordo con l’Australia, in base al quale, in cambio di un compenso di milioni di dollari, l’isola si è incaricata di accogliere in appositi centri di detenzione i richiedenti asilo politico espulsi dall’Australia perché entrati clandestinamente. L’accordo è stato sciolto nel febbraio 2008, quando l’Australia ha rivisto la propria politica in tema di migrazione. Più recentemente quest’ultima ha offerto assistenza a Nauru inviando sull’isola esperti di finanza, che hanno coadiuvato il governo nel compito di varare leggi e riforme necessarie a risollevare l’economia nazionale; l’Australia ha inoltre comprato beni statali nauruani in cambio dell’estinzione di un debito multimilionario che l’isola aveva contratto con una multinazionale statunitense. Sul piano internazionale, dunque, Nauru, ammesso alla Banca di sviluppo asiatica nel 1991, membro del Forum delle Isole del Pacifico dal 1971 e delle Nazioni Unite dal 1999, è particolarmente dipendente dagli aiuti economici che provengono dall’estero, in primis dall’Australia, ma anche da Taiwan e dalla Federazione russa, che dal 2009 ha inviato ingenti quantità di aiuti al paese. Gli aiuti da Taipei e Mosca sono derivati principalmente da una spregiudicata strategia di politica internazionale: Nauru infatti – oltre che giocare pragmaticamente sul riconoscimento di Taiwan rispetto alla Repubblica Popolare Cinese – nel 2009 ha immediatamente riconosciuto le autoproclamatesi repubbliche dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale, regioni secessioniste della Repubblica di Georgia tradizionalmente sostenute dalla Russia.