NEOLOGISMI
Si definiscono neologismi le nuove parole (o espressioni ➔polirematiche) che da un certo momento in poi entrano a far parte del lessico di una lingua.
Possono essere forme completamente nuove, oppure forme già esistenti che acquistano un diverso significato (neologismi semantici). Si pensi esempio al verbo finalizzare, attestato per la prima volta come parola nuova a metà Ottocento con il significato di ‘portare a termine, concludere’, poi nella seconda metà del Novecento con il nuovo significato di ‘attribuire un fine, dare uno scopo’, e qualche decennio dopo con il diverso significato legato all’ambito sportivo di ‘andare in rete, segnare un punto’.
Rientrano fra i neologismi anche i ➔prestiti, sia adattati, sia non adattati, parole come pellerossa o golf, entrate in italiano nei secoli scorsi attraverso le traduzioni di opere straniere.
La principale fonte di neologismi è tuttavia la creazione di parole ➔derivate e ➔composte. Per limitarsi a un esempio, si pensi alle numerose coniazioni con il suffisso -istico (➔-ista e -istico), entrate in italiano a partire dall’Ottocento: protezionistico, capitalistico, eufemistico, anacronistico, parodistico ecc.
Non tutte le parole di nuova coniazione restano stabilmente nel patrimonio lessicale. Nel linguaggio giornalistico, ma non solo, sono molto frequenti gli occasionalismi (o modismi): neologismi di durata effimera, destinati a scomparire rapidamente dall’uso. Ad esempio, negli anni Settanta del Novecento era molto comune nel linguaggio giornalistico la parola travoltino ‘fanatico del ballo’, dal nome dell’attore John Travolta, interprete del film La febbre del sabato sera. Oggi, nessun dizionario dell’uso registra più la parola.