Lilin, Nicolai. – Pseudonimo dello scrittore russo Nicolaj Verjbitkii (n. Bender, Transnistria, 1980). Di origini polacche, trasferitosi nel 2004 in Italia, ha esordito con il romanzo Educazione siberiana (2009), scritto in italiano come tutta la sua produzione successiva. Tradotto in numerose lingue, il romanzo – la storia di un’iniziazione alla criminalità imbastita sul denso tessuto del folklore locale, che relativizza il concetto di giustizia sociale e analizza i sincretismi e le contraddizioni sottesi alla manipolazione dei codici culturali tradizionali – è stato trasposto da G. Salvatores nell’omonimo film del 2013, di cui L. ha cofirmato la sceneggiatura. Alle devianti dinamiche di gruppo che si attivano nel contesto della violenza è dedicato anche Caduta libera (2010), resoconto in prima persona dell’esperienza nelle fila dell’esercito russo in Cecenia che trova il suo proseguimento ideale in Il respiro del buio (2011), dove, con alle spalle il vissuto paradigmatico della guerra, L. riflette sull’impossibilità di sottrarsi al passato e di accarezzare l’illusione di una società civile. I temi etnici già presenti in Educazione siberiana, e lo stesso io narrante, ritornano nel più recente Storie sulla pelle (2012), raccolta di sei racconti centrati sugli oggetti antropologici del tatuaggio e dei codici simbolici presenti nella tradizione criminale siberiana; ai tatuaggi L. ha dedicato anche la sua prima mostra di disegni Tatuaggio siberiano. Ritorno alle origini, tenutasi nel 2011 presso il Kolima Contemporary Culture, da lui stesso fondato l’anno precedente insieme a V. Aponte. Tra le sue opere successive: Il serpente di Dio (2014); Un tappeto di boschi selvaggi (2015); Spy story love story (2016); Favole fuorilegge (2017); Il marchio ribelle (2018); Putin. L'ultimo zar (2020).