NINO Pisano
Scultore, figlio e scolaro di Andrea da Pontedera, nato a Pisa all'inizio del sec. XIV morto ivi nel 1368. Dimorò qualche tempo a Firenze. I registri dell'Opera del duomo di Orvieto c'informano che nel 1349 era operaio capo della cattedrale: trascorse il resto della vita a Pisa, esercitandovi anche l'arte dell'oreficeria (documenti del 1358 e 1359). Con provvisione degli Anziani del comune fu pagata al dì 8 dicembre 1368 ai suoi eredi l'esecuzione del mausoleo al Doge dell'Agnello. Di quest'opera non è restata alcuna traccia, come nessuna sicura attribuzione ci illumina sulla sua attività come orafo.
Primi lavori cui è legato il nome di N. sono la Madonna col Bambino un tempo all'esterno dell'oratorio della Spina in Pisa, ora al museo civico, e una statuetta di Santo Vescovo rinvenuta nella chiesa di S. Francesco a Oristano in Sardegna; ma più spiccata si rivela la personalità dello scultore a partire dalla Madonna col Bambino sul sepolcro Cavalcanti in S. Maria Novella a Firenze (firmata), dalla quale derivarono i gruppi analoghi del monumento all'arcivescovo Saltarelli (morto nel 1342), nella chiesa di S. Caterina a Pisa, della pala marmorea nell'oratorio della Spina (ivi) e della tomba al doge Marco Cornaro nella chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo a Venezia. Oltre alle opere citate, N. eseguì a Pisa, sempre per l'oratorio della Spina, il famoso gruppo della Madonna del latte; per la chiesa di San Zenone dei camaldolesi le due statue dell'Annunciazione, ora in S. Caterina, e la tomba dell'arcivescovo Scherlatti nel Cimitero monumentale. Di recente attribuzione sono due statuette di santi ora in una cappella del Camposanto pisano e una Madonna col Bambino nella chiesa di S. Maria a Mantignano (Firenze). Nino Pisano passa inoltre come il migliore rappresentante di una scuola di scultura lignea pisana del sec. XIV, della quale si ammirano, sempre sotto il nome di lui, alcuni superbi prodotti nel museo della stessa città. Caratteristica di questo scultore è la grazia con cui, sviluppando il goticismo di Andrea, suole inflettere lievemente le sue lunghe figure, dai volti atteggiati a espressioni di trasognata dolcezza: per questo vedi ad esempio le due statue dell'Annunciazione in Santa Caterina. Tuttavia ogni intenzione psicologica dell'autore è costantemente giustificata da una coerenza di stile che si manifesta mediante l'unità ritmica cui egli suole assoggettare l'intera composizione; vedine la migliore prova nel gruppo della Madonna del latte. Della sua abilità nel dominare la materia disse acconciamente il Vasari che "cominciò veramente a cavare la durezza de' marmi e ridurli alla vivezza delle carni".
Bibl.: G. Vasari, Le Vite, ed. Milanesi, I, Firenze 1887, p. 494 segg.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IV, Milano 1906, pp. 478-505; M. Salmi, La giovinezza di Jacopo della Quercia, in Riv. d'arte, XII (1930), p. 185 segg.; J. Lányi, L'ultima opera di Andrea Pisano, in L'arte, XXXVI (1933), pp. 104-27; I. B. Supino, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVII, Lipsia 1933 (s.v. Pisano, Nino); P. Cellini, Appunti orvietani per Andrea e Nino P., in Riv. d'arte, 1933, p. 1-20; Carli, Il problema di N. P., in L'Arte, XXXVII (1934), pp. 189-222.