Nuova Delhi
Una capitale vecchia e nuova
Nata per essere una città-giardino, un modello urbanistico di centro amministrativo a misura d’uomo, ora Nuova Delhi – a causa dell’espansione dell’antica Delhi – è in pratica un sobborgo moderno di una smisurata metropoli di tipo tradizionale. Ma è anche la capitale di un grandissimo paese, una delle città indiane che attirano più immigrati. Miscela di idee diverse a proposito dello spazio urbano, di moderni edifici monumentali e di povere costruzioni di fortuna, affollata e cosmopolita, ha un fascino che altre città così popolose non hanno, come molti turisti scoprono inaspettatamente, sbarcando nel suo aeroporto internazionale o facendovi tappa durante un viaggio in ferrovia
Come molte altre città fondate da colonizzatori europei, Nuova Delhi nacque con uno scopo preciso: essere la capitale del vasto Impero anglo-indiano (v.India e India, storia della). La sua pianta regolare, l’abbondanza di giardini e grandi viali alberati, i tanti edifici monumentali, anche le piccole dimensioni che secondo il progetto la città avrebbe dovuto conservare, tutto mirava allo scopo di farne la sede tranquilla, piacevole e appartata del governo coloniale, in una posizione, però, abbastanza centrale rispetto all’area più popolata dell’Impero (bisogna ricordare che tale Impero comprendeva anche l’attuale Pakistan). Poi, l’indipendenza dell’India ha cambiato le regole del gioco.
Una grande città, Delhi, esisteva dal 15° secolo a.C. e per secoli e secoli era stata la capitale degli Stati indiani che si erano succeduti nella regione, salvo che tra il 16° e il 17° secolo, quando gli imperatori moghul trasferirono la loro capitale ad Agra, non molto distante, verso sud-est, ma senza disinteressarsi di Delhi. La posizione geografica di Delhi era eccellente, a poco più di 200 m di quota, nei pressi di un fiume ricco d’acqua (Jamuna), in un’area di pianura, fertile, alla convergenza di vie commerciali molto frequentate fin dall’antichità: quelle verso l’interno himalayano, verso il Sud peninsulare e verso la costa.
Delhi si formò quindi in una posizione molto vantaggiosa dal punto di vista del controllo politico e degli scambi commerciali rispetto a tutta la regione indiana occidentale, e fiorì di edifici monumentali di grande valore artistico: in particolare, varie moschee e grandi monumenti funebri islamici, dato che in quella parte dell’India la popolazione fu di religione islamica fino all’indipendenza e alla separazione di India e Pakistan. Proprio in conseguenza della separazione dei due paesi, che produsse lo spostamento di decine di milioni di persone, la vecchia Delhi cominciò ad accogliere enormi quantità di immigrati; e la stessa sorte toccò anche alla vicina Nuova Delhi.
All’inizio del Novecento gli Inglesi decisero di spostare la sede del governo coloniale. Fino ad allora, da lungo tempo, la sede era a Calcutta, che però presentava almeno due grandi inconvenienti: era troppo distante dal cuore dell’Impero e poco tranquilla. Calcutta, infatti, sorge sulla costa del Golfo del Bengala e, se è comoda da raggiungere via mare, è però decisamente periferica rispetto alla grande estensione del territorio indiano. Inoltre, già in epoca coloniale, era una delle più popolose, affollate e caotiche città del mondo, la posizione nel delta del Gange e il clima non erano dei migliori, vi scoppiavano spesso epidemie, era famosa per l’infinito numero di mendicanti e poneva problemi di ordine pubblico.
La posizione di Delhi parve la migliore, ma – per evitare il ripetersi dei problemi di Calcutta – si decise di fondare una piccola città del tutto nuova, un sobborgo politico a poca distanza da Delhi. Progettata nel 1911 tenendo presenti le esigenze del governo e dei funzionari – e quindi sia come città di uffici e grandi edifici pubblici sia come centro residenziale –, Nuova Delhi venne inaugurata venti anni più tardi, quando vi si trasferì il governo coloniale. Il progetto aveva previsto che anche l’amministrazione municipale della città fosse autonoma, distinta da quella di Delhi, e aveva previsto una popolazione di poche decine di migliaia di abitanti – quelli necessari al funzionamento della capitale – escludendo cioè ingrandimenti demografici e urbanistici. In quegli anni, la vecchia Delhi aveva poco più di 400.000 abitanti.
Subito dopo la Seconda guerra mondiale, però, l’Impero anglo-indiano conquistò l’indipendenza e il governo coloniale se ne andò. Dovette andarsene anche gran parte della popolazione di Delhi: gli abitanti di religione islamica, infatti, avevano costituito lo Stato del Pakistan e venne effettuato un gigantesco scambio di popolazione.
Il nuovo governo indiano indipendente decise di utilizzare come capitale Nuova Delhi, città funzionale e ben organizzata. Non ebbe però modo di impedire che a Delhi e dintorni, compresa la nuova piccola città, arrivassero milioni e milioni di Indiani non islamici che avevano dovuto abbandonare, a loro volta, il territorio pakistano, e che vennero a sostituire i vecchi abitanti. Dopo questa prima ondata, molti altri immigrati continuarono ad affluire verso le due città nella speranza di trovarvi un lavoro e condizioni di vita migliori che nelle campagne. Delhi cominciò così a crescere a un ritmo elevatissimo; in venticinque anni la sua popolazione arrivò a 3.280.000 abitanti, ma soprattutto in seguito la città ha continuato senza sosta ad accogliere nuovi immigrati, e oggi è una delle agglomerazioni urbane più popolose del mondo: 13.783.000 persone; secondo stime ufficiali, l’agglomerazione supererebbe oggi addirittura i 17 milioni di abitanti. Come in altre città indiane, una parte degli abitanti – quelli appena arrivati – spesso non ha nemmeno una casa vera e propria, e vive all’aperto, al riparo di tettoie, almeno finché dura la stagione asciutta; anche se vi sono parecchi quartieri recentissimi, nell’area di Delhi, realizzati in maniera molto funzionale.
All’interno dell’agglomerazione, Nuova Delhi, con la sua amministrazione autonoma (Territorio della capitale nazionale), conserva invece da decenni una popolazione molto più ridotta (appena 295.000 abitanti) e stabile nel tempo, ma è stata raggiunta, e anzi circondata, dai nuovi quartieri della vecchia Delhi. Di conseguenza, è impossibile considerare Nuova Delhi in maniera distinta dalla grande Delhi, di cui la nuova città è diventata a tutti gli effetti un quartiere, anche se conserva il suo carattere moderno, ordinato e monumentale, con un aspetto decisamente estraneo al resto della città che la circonda. In questo ‘quartiere’ si trovano anche importanti strutture universitarie.
Le attività che sostengono la vita degli abitanti di Nuova Delhi sono ovviamente quelle collegate alle funzioni amministrative della capitale. I servizi offerti sono di buon livello, paragonabili a quelli che si possono trovare in una capitale di un paese occidentale: negozi, ristoranti, alberghi, locali. Tutt’intorno, la vecchia città vive – in primissimo luogo – dei commerci antichi e recenti che nella buona posizione di Delhi continuano a trovare una collocazione vantaggiosa: un nuovo quartiere (South extension) ospita solamente negozi e le abitazioni dei commercianti; vari mercati tradizionali, dall’aria di bazar, sono presenti in più quartieri; c’è perfino un mercato detto, a torto o a ragione, dei ladri, dove si commercia letteralmente di tutto.
La popolazione di Delhi proviene da molte diverse parti della regione indiana, e questo dà a tutta la città un’impronta fortemente cosmopolita. La città è molto affollata, rumorosa e anche piuttosto inquinata.
Delhi ha infatti anche importanti aree industriali, con grandi impianti moderni (meccanica, elettronica, petrolchimica) e una quantità di piccole manifatture tradizionali o appena modernizzate, che sono specializzate in particolare nella produzione di tessuti tradizionali e nella confezione di abiti e altri capi di abbigliamento.
Sia per la sua posizione di nodo delle comunicazioni sia per la presenza di notevoli monumenti e di importanti musei (soprattutto il grande Museo nazionale indiano, uno dei più importanti del paese) nell’area urbana, Delhi è meta di un consistente flusso turistico. Una grande torre in pietra e la tomba dell’imperatore moghul Humayun sono nella lista dei luoghi patrimonio dell’umanità, stabilita dall’UNESCO. Il Forte rosso (Lal Quila) – una grande cinta fortificata in pietra rossastra al cui interno vi sono moschee e vari altri edifici –, simbolo della città, e il Jantar Mantar, un osservatorio astronomico costruito nel Settecento, sono fra gli edifici più interessanti.