India
Un sesto dell'umanità
L'India, uno dei più vasti e soprattutto dei più popolosi Stati del mondo, è un paese straordinariamente complesso, vario per territorio e per abitanti, con una lunga storia ricca e importante segnata da grandissime civiltà: eppure, è ancora in bilico tra la fame e lo sviluppo. Come tante altre regioni del Sud del mondo, l'India ha subito una dura colonizzazione, la sua crescita è stata bloccata, la sua organizzazione politica e territoriale stravolta. Solo da pochi decenni è avviata verso migliori condizioni di vita e sta acquistando un maggior peso economico e politico nel mondo, come è giusto che sia per un paese che ospita un sesto della popolazione della Terra
Il territorio indiano corrisponde in pratica a due grandi regioni naturali: il Deccan -‒ un triangolo di alte terre bordato da catene montuose costiere (i monti Ghati Occidentali e Orientali) ‒ che è la parte peninsulare, quasi tutta posta a sud del Tropico del Cancro; e la pianura attraversata dal grande fiume Gange con i suoi molti affluenti, a nord del Deccan, quasi unita alla pianura solcata a ovest dall'Indo ‒ che però solo in piccola parte rientra in India ‒.
A nord di queste pianure, si affaccia in territorio indiano anche l'Himalaya: nella regione nordoccidentale del Kashmir appartengono all'India una sezione della grande catena himalayana, i monti Ladakh, e una parte del Karakorum, con cime che superano largamente i 7.000 m. L'India comprende poi gli arcipelaghi corallini delle Laccadive, nel Mare Arabico, e delle Andamane e delle Nicobare, nel Golfo del Bengala.
Nonostante la posizione sul Tropico, il clima dell'India è molto vario, sia per la presenza dei rilievi, sia soprattutto per la diversa distribuzione delle precipitazioni. L'elemento dominante e caratteristico del clima dell'India ‒ e di tutta l'Asia meridionale ‒ è l'alternanza dei monsoni: venti che d'estate soffiano da SO verso NE, portando aria umida dall'Oceano Indiano e, quindi, pioggia; e d'inverno seguono la direzione inversa, da terra, da NE verso SO, provocando invece siccità. I percorsi di questi venti sono in realtà meno lineari, dato che vengono deviati dalle montagne: per esempio, il monsone estivo che spira dal Golfo del Bengala viene deviato dall'Himalaya orientale e si addentra nella valle del Gange. Il ciclo monsonico è molto complesso e qualsiasi variazione dei momenti in cui iniziano le stagioni può avere effetti catastrofici sull'agricoltura.
Anche a prescindere dalle aree montane, che in India sono abbastanza poco estese, fra le regioni del Deccan e del bassopiano indogangetico corrono moltissime differenze.
Il Deccan è più arido: il monsone estivo, infatti, viene intercettato dai Ghati Occidentali, che superano di parecchio i 2.000 m; sulle loro pendici si ha una forte piovosità, ma nell'interno l'aria arriva secca; la temperatura è elevata, e nell'entroterra non è molto attenuata dall'altitudine, mentre sulla costa la presenza del mare la addolcisce. Le regioni costiere (Malabar a occidente, Coromandel a oriente) sono perciò fittissime di abitanti, malgrado la presenza di foreste. Nel Deccan interno, invece, la popolazione è molto più scarsa: qui la vegetazione spontanea è la savana, i corsi d'acqua hanno periodi di magra accentuata e l'agricoltura è resa incerta dalla scarsità d'acqua. Alla base della penisola si estendono due vastissime aree umide ‒ il Pantano di Cutch a ovest e il delta del Gange-Brahmaputra a est ‒ collegate con la pianura indogangetica.
Anche nella pianura il clima è vario: si va dalla spiccata aridità (deserto di Thar, a ovest, al confine con il Pakistan) a punte di piovosità altissima (nell'Assam: anche 11.000 mm di pioggia in un anno). È nella piana del Gange (Indostan) che si concentra la popolazione indiana e che si trovano le aree agricole più produttive. I fiumi del bacino gangetico sono alimentati dalle nevi dell'Himalaya e hanno acqua anche nelle stagioni asciutte. Verso nord, nelle valli dei contrafforti himalayani, sopravvive la giungla e, sulle pendici delle montagne, foreste tropicali molto ricche di specie vegetali e animali; quasi tutta la piana è stata invece disboscata e messa a coltura.
La popolazione indiana è da sempre numerosissima. Ma nel corso dell'ultimo secolo è aumentata a velocità impressionante, rallentando solo negli ultimi vent'anni. L'aumento fu improvviso, prodotto da interventi in campo igienico e sanitario che ridussero la mortalità infantile e portarono a un allungamento della speranza di vita e alla crescita della popolazione. Ma non aumentarono, fino agli anni Sessanta del Novecento, le disponibilità alimentari, per cui la storia dell'India tra 19° e 20° secolo è una tragica successione di carestie e di epidemie. Aumento della popolazione e mancato aumento delle produzioni alimentari furono effetto della colonizzazione (colonialismo).
Effetto della colonizzazione furono anche la formazione dello Stato ‒ una federazione che ha riunito, su base religiosa, molti antichi Stati indipendenti ‒ e la composizione etnica della popolazione. L'India ha accolto nel corso dei secoli numerose migrazioni che si sono mescolate a fondo in certe regioni, mentre in altre hanno conservato i loro caratteri specifici: per esempio le lingue parlate sono alcune centinaia, anche se la Costituzione ne riconosce 'solo' 18; la più diffusa è l'hindi, lingua ufficiale dello Stato, ma accanto a questa è necessario utilizzare l'inglese.
L'80% circa della popolazione è di religione induista, però moltissimi sono i musulmani, e poi i seguaci di varie altre religioni. Tradizionalmente, la società indù aveva anche una suddivisione in caste (induismo), che è stata abolita, ma in realtà continua a pesare molto sulla vita degli Indiani.
Meno di un terzo degli Indiani vive in città: i grossi villaggi agricoli sono il tipo di insediamento più diffuso. Alcune città, però, sono molto popolose. L'area metropolitana di Bombay ha quasi 16,5 milioni di abitanti, più di 13 ne ha quella di Calcutta, poco meno quella di Delhi (un suo sobborgo, Nuova Delhi, è la capitale dell'Unione Indiana), a Madras vivono più di 6 milioni, quasi altrettanti a Bangalore e a Hyderabad.
La grande crescita delle città è successiva all'indipendenza (India, storia). In epoca coloniale, l'India doveva esportare in Europa alimenti (grano, riso, tè, spezie) e piante destinate all'industria (cotone, iuta); la popolazione, perciò, doveva vivere nelle campagne. Subito dopo l'indipendenza, nelle città si riversarono milioni di sfollati che avevano lasciato le regioni islamiche passate al Pakistan; poi, mentre era in corso un processo di modernizzazione dell'agricoltura per acquisire l'autosufficienza in campo alimentare, l'India volle anche sviluppare grandi industrie nelle principali città, che cominciarono a ricevere immigrati dalle campagne. L'agricoltura è oggi abbastanza avanzata e produce enormi quantità di cereali, legumi, arachidi, canna da zucchero, tè, iuta, cotone, spezie, frutta; tre quarti delle terre appartengono a grandissimi proprietari.
Le risorse minerarie (carbone, ferro, bauxite, cromo, petrolio, pietre preziose) sono consistenti, e in parte vengono esportate, in parte sono lavorate dall'industria locale: siderurgica, meccanica, chimica, tessile. Da vent'anni si è molto sviluppato anche il settore informatico. Le risorse, insomma, non sono poche, e possono sostenere il forte aumento di popolazione. Le grandi bellezze naturali e artistiche possono alimentare flussi turistici rilevanti. Mancano, tuttavia, le infrastrutture (anche se la rete ferroviaria è molto sviluppata) e, soprattutto, la ricchezza è concentrata in poche mani.
Non solo nelle campagne, ma in molte città la povertà estrema è una condizione normale per centinaia di milioni di persone.