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Con il Trattato di Waitangi del 1840 tra il Regno Unito e i Maori (la comunità autoctona del territorio neozelandese), la Corona britannica istituì la colonia di Nuova Zelanda nell’ambito della propria politica espansionistica nel Pacifico e ne assunse la sovranità. Dopo la Seconda guerra mondiale, l’adozione dello Statuto di Westminster nel 1947 rese indipendente il paese. Da quel momento le relazioni neozelandesi con Londra hanno perso progressivamente rilevanza, mentre hanno assunto priorità i rapporti con la vicina Australia e con gli stati membri del Forum delle Isole del Pacifico (Pif). Proprio il rapporto privilegiato con Canberra costituisce la principale direttrice di politica estera del paese e l’Australia, anche per motivi di collocazione geografica, rappresenta il primo partner strategico e commerciale di Wellington. Sempre sul piano regionale, restano invece tese le relazioni con il regime militare delle Isole Figi e la Nuova Zelanda, assieme all’Australia, ha attuato delle sanzioni economiche nei confronti del governo figiano. I rapporti con l’Australia sono stati inoltre suggellati dal Trans-Tasman Travel Agreement, che dal 1973 garantisce ai cittadini di entrambi i paesi il diritto a spostarsi attraverso i confini e a lavorare senza restrizioni, e dall’accordo del Closer Economic Relations (Cer) del 1983, che ha favorito l’integrazione dei due mercati. Le relazioni potrebbero divenire ancora più strette qualora si desse attuazione al progetto di costituire uno spazio aereo comune.
La Nuova Zelanda mantiene buone relazioni anche con Stati Uniti e Cina, oltre che con gli attori dell’Asia sud-orientale e orientale. A differenza dell’Australia, però, la Nuova Zelanda è meno legata a Washington: nonostante gli Usa siano il terzo partner commerciale, i rapporti sono complicati a causa della politica antinucleare neozelandese, che non permette l’ingresso nelle acque territoriali nazionali a navi che trasportano armamenti nucleari. Dal 1985, inoltre, la Nuova Zelanda ha di fatto posto fine al patto difensivo trilaterale Anzus (Australia, New Zealand, United States Security Treaty), che ad oggi resta in vigore solo a livello bilaterale tra Australia e Stati Uniti e tra Nuova Zelanda e Australia.
La Nuova Zelanda, membro del Commonwealth, è una monarchia parlamentare in cui la Corona d’Inghilterra mantiene il ruolo formale di capo di stato, che esercita tramite un governatore generale da essa nominato e dotato di una funzione meramente cerimoniale. Il potere legislativo è prerogativa di un Parlamento unicamerale, eletto tramite un sistema proporzionale misto che ha sostituito nel 1996 il tradizionale sistema maggioritario fondato su collegi uninominali. Il Parlamento, eletto ogni tre anni, è composto da 122 seggi, sette dei quali riservati alla minoranza maori, che elegge i propri rappresentanti all’interno di una lista distinta. Nonostante il sistema giuridico si basi sul sistema di common law, la cui interpretazione da parte delle istituzioni giudiziarie neozelandesi si conforma a quella britannica, nel 2004 è stata istituita la Corte suprema neozelandese, che ha sostituito la giurisdizione di ultima istanza delle corti britanniche. Sin dal 1935 la scena politica è stata dominata dall’alternanza tra due partiti: il National Party e il Labour Party. Tuttavia, nel 1996 i partiti minori hanno beneficiato del nuovo sistema proporzionale, aumentando di otto volte la propria quota di seggi.
Nelle ultime elezioni, che hanno avuto luogo nel 2008, il National Party ha vinto largamente, conquistando il 45% dei voti, mentre il partito populista di centro New Zealand First, che dal 1993 aveva giocato un ruolo di primo piano tra i partiti minori, non ha raggiunto la soglia del 5% ed è dunque stato escluso dal Parlamento. Al contrario, il Māori Party, che nel 2005 aveva partecipato per la prima volta alle elezioni conquistando quattro seggi, ha aumentato di un seggio la propria rappresentanza.
Più del 67% della popolazione neozelandese trae le sue origini dai conquistatori britannici, che verso la fine del 18° secolo furono attratti dalle risorse forestali del paese e dalla possibilità di pescare balene e foche. Circa il 15% della popolazione è invece indigeno e appartiene all’etnia maori, di origine polinesiana. Quote minori sono poi rappresentate da persone di origine asiatica o dell’area pacifica. La maggior concentrazione demografica si ha nella North Island e nelle aree urbane, in primo luogo ad Auckland, dove risiede circa un terzo della popolazione. L’utilizzo della lingua inglese e i buoni standard del sistema educativo attraggono in Nuova Zelanda un numero elevato di studenti stranieri che, se rapportati alla popolazione totale, fanno del paese il primo stato al mondo per studenti stranieri pro capite, favorendo un notevole indotto economico. L’ambiente socio-economico neozelandese beneficia di elevati livelli di democratizzazione e trasparenza, che fanno della Nuova Zelanda il terzo paese al mondo nella graduatoria dell’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite e il paese meno corrotto al mondo, assieme a Danimarca e Singapore.
Anche la parità di genere è fortemente tutelata e la classifica sul divario di genere stilata dal World Economic Forum del 2010 vede la Nuova Zelanda posizionarsi al quinto posto, prima tra gli stati extra-europei. Le donne riescono a raggiungere ruoli di primo piano sia nel settore pubblico che nel privato, come testimonia la circostanza che il 33,6% di seggi parlamentari sia attualmente ricoperto da donne.
Negli ultimi decenni l’economia neozelandese è andata affrancandosi dalla dipendenza dal settore agricolo, sviluppando il settore industriale e quello terziario. Al fine di favorire lo sviluppo economico il governo ha stimolato i consumi, generando tuttavia un aumento del debito e un deterioramento della bilancia commerciale. La crisi internazionale del 2008 ha inoltre comportato una riduzione della domanda, con pesanti ripercussioni sull’economia. La spesa pubblica è fortemente diminuita e nel 2009 si è assistito a un crollo parallelo degli investimenti. La solidità del sistema bancario ha tuttavia permesso di contenere gli effetti negativi della crisi. Nonostante i segnali di ripresa, resi possibili anche grazie alle performances positive dell’Australia, il terremoto che nel febbraio del 2011 ha colpito Christchurch, la più grande città della South Island e la terza di tutta la Nuova Zelanda, ha messo in ginocchio l’economia della regione e ha avuto ripercussioni notevoli a livello nazionale (riducendo dell’1,5% le possibilità di crescita del pil per il 2011). All’indomani del terremoto la Nuova Zelanda ha guardato alla Coppa del mondo di rugby, prevista per l’autunno dello stesso anno, come a un’ottima occasione per migliorare i conti pubblici, con stime di incremento del turismo pari al 7% e un potenziale indotto superiore a un miliardo di dollari neozelandesi.
La Nuova Zelanda possiede riserve di gas e di petrolio, insufficienti tuttavia a soddisfare la domanda interna. Il petrolio è la risorsa energetica primaria maggiormente utilizzata, nonostante l’elevato peso percentuale delle energie rinnovabili nel mix energetico neozelandese. Queste favoriscono tassi relativamente bassi di emissioni di CO2, sia in termini assoluti che pro capite. Significativamente, il 70% dell’elettricità consumata è prodotta da fonti rinnovabili.
Dal 1985 la Nuova Zelanda è uno stato denuclearizzato e la spesa militare neozelandese si attesta su valori piuttosto bassi. Il paese fa parte del Patto delle cinque potenze, che, istituito nel 1971, costituisce un meccanismo di cooperazione militare tra Australia, Malaysia, Singapore, Regno Unito e Nuova Zelanda. Il rapporto militare con gli Stati Uniti, invece, si è interrotto in concomitanza con la spaccatura interna all’Anzus.
Nel 2010 il governo neozelandese ha pubblicato il primo Libro bianco per la difesa dopo dodici anni, esplicitando le principali minacce alla sicurezza nazionale per i prossimi decenni. I principali fattori di rischio indicati dal Libro bianco consistono nella competizione per le risorse marittime e nell’immigrazione illegale, mentre, a livello più generale, viene sottolineato il potenziale destabilizzante per il paese e la regione delle tensioni in atto nel Mar Cinese Meridionale e nella penisola coreana, oltre che dell’annosa questione di Taiwan. Anche in campo militare, infine, la partnership con Canberra è di primaria importanza, dal momento che dall’Australia provengono investimenti necessari allo sviluppo del settore della difesa neozelandese.