Occupazione
Il complesso di coloro che lavorano e le attività che svolgono
Il livello di occupazione e la qualità degli occupati rappresentano un fattore fondamentale nel determinare la salute economica e sociale di un paese. Il fine ultimo dell’attività economica è quello di creare occupazione, cioè di dare un lavoro. Maggiore è la quota di cittadini che lavorano, più forte è l’economia di un paese
L’occupazione è l’attività lavorativa svolta dagli occupati. La disoccupazione è invece la situazione di chi vorrebbe lavorare ma non trova lavoro. In cambio delle prestazioni di lavoro, gli occupati dipendenti, come gli operai e gli impiegati, ricevono una retribuzione, ossia una somma di denaro calcolata soprattutto in base alle ore lavorate e all’attività svolta. Gli occupati indipendenti, tra cui gli imprenditori, traggono dalla propria attività un profitto che, a differenza di quanto avviene per i dipendenti, varia in relazione ai profitti che ricavano dall’attività svolta. Tra gli occupati si contano anche i coadiuvanti, ovvero le persone che collaborano, anche se senza un regolare contratto di lavoro, con un familiare il quale svolge un’attività lavorativa in proprio. La piena occupazione corrisponde alla situazione in cui tutte le persone in grado di lavorare sono occupate. Anche in piena occupazione, tuttavia, si riscontra un livello contenuto di disoccupazione, detta naturale o frizionale, che dipende dal tempo necessario alle persone per trasferirsi da un lavoro a un altro o per trovare il primo impiego.
Partendo dal numero degli occupati si possono ricavare diversi rapporti in grado di individuare le caratteristiche del mercato del lavoro e per tale motivo sono definiti indicatori economici e sociali.
Se si divide il numero degli occupati per il totale della popolazione di un paese si ottiene il tasso di occupazione della popolazione. Questo semplice rapporto consente il confronto tra la popolazione che produce (appunto gli occupati) e la popolazione che consuma.
Il tasso di occupazione può inoltre essere calcolato sulla base della popolazione in età lavorativa (fra i 15 e i 64 anni) o della popolazione attiva, data dalla somma degli occupati e dei disoccupati.
In Italia è particolarmente basso il tasso di occupazione, rispetto sia alla popolazione intera sia alla popolazione in età lavorativa. Questo dipende principalmente da due fattori: il basso tasso di occupazione femminile e la tendenza ad andare in pensione prima del limite massimo di età pensionabile.
La libertà d’iniziativa economica – che appunto denota l’economia di mercato – è naturalmente essenziale per creare occupazione in una economia di mercato. Ma anche i governi si fanno carico di promuovere l’occupazione, specie per le categorie più deboli. Sono importanti a questo riguardo sia gli incentivi – per esempio, aiuti fiscali alle imprese che assumono – sia l’attività di formazione, per aiutare coloro che hanno perso un lavoro ad acquisire nuove conoscenze in vista di altri mestieri.
L’occupazione è retta da contratti fra chi offre e chi domanda lavoro, e la natura di questi contratti è importante per il livello di occupazione di un paese. Molto semplicemente possiamo immaginare il contratto di lavoro come un accordo scritto in cui figurano gli obblighi del lavoratore e quelli del datore di lavoro, ossia di colui per il quale si lavora. Tra i primi vi sono principalmente l’attività lavorativa che la persona è chiamata a svolgere e l’orario di lavoro, mentre gli obblighi del datore di lavoro riguardano soprattutto il pagamento al lavoratore del prezzo del suo lavoro (salario) e il rispetto delle leggi per la tutela della salute del lavoratore stesso. In Italia e in numerosi paesi industrializzati sono state introdotte nuove forme di contratti di lavoro. In generale, negli ultimi anni si è cercato di rendere più flessibile il mercato del lavoro, nel senso che l’occupato – in base al tipo di contratto stipulato con il datore di lavoro – può essere chiamato a dare la disponibilità a modificare l’orario, l’attività svolta e la sede del lavoro in base alle esigenze produttive dell’impresa. Per creare occupazione lo Stato può inoltre favorire l’integrazione tra il mondo del lavoro e la scuola, promuovere la formazione e incentivare la ricerca.