OCHRIDA
(gr. ᾽Αχϱίδα, ῎Οχϱιδα; macedone, bulgaro, serbo-croato Ohrid)
Città nella ex Rep. iugoslava di Macedonia, situata sulla riva nordorientale del lago omonimo, in epoca medievale centro di notevole importanza, prima del regno bulgaro e poi, nel sec. 14°, di quello serbo.O. si trova menzionata per la prima volta nelle fonti storiche a partire dal sec. 11°: la Cronaca di Giovanni Skilitze afferma che a O. si trovava il palazzo dello zar bulgaro e che probabilmente vi risiedette Samuele tra il 987 e il 1014. Esiste inoltre la testimonianza della Vita s. Clementis (XXIII D), scritta dall'arcivescovo Teofilatto di O. (m. nel 1108 ca.), secondo la quale, tra il sec. 9° e il 10°, la città era stata il centro dell'attività edilizia di Clemente di O., canonizzato subito dopo la morte nel 916, anche se non ci sono fonti più antiche che confermino questa notizia. Nel 1018 O. fu occupata dall'imperatore bizantino Basilio II (976-1025), che la inserì tra i quattro kástra dell'arcidiocesi autocefala bulgara insieme a Respa, Mokros e Kitzabis (Gelzer, 1893, p. 42). Nel sec. 12° Anna Comnena (m. nel 1153 ca.), nell'Alexiade (XII, 6), considerava il nome di O. come un termine barbaro per designare il lago di Licnido, ma né lei né il continuatore della Cronaca di Giovanni Skilitze, al contrario di quanto ritengono taluni studiosi (Tomoski, 1961, p. 7), mettono tale nome in relazione anche all'antica città di Licnido, arcivescovado nei secc. 4°-5°, la cui sede fu poi spostata, nel sec. 6°, a Iustiniana Prima. Né vi sono prove certe che suffraghino una tradizione locale databile al sec. 12°, la quale riferisce che O. accolse proprio la sede arcivescovile di Iustiniana Prima dopo l'abbandono di quest'ultima città (Prinzing, 1978). Nel sec. 13° O. fu oggetto di contesa tra Bulgaria ed Epiro; ritornata poi sotto controllo bizantino, fu conquistata nel 1334 dal sovrano serbo Stefano Dušan (m. nel 1355), per passare definitivamente sotto il dominio turco alla fine del 14° secolo.La città e il territorio circostante conservano un gran numero di importanti monumenti di epoca medievale. Se si esclude la cittadella fortificata - di data ancora non ben definita, ma certamente non riferibile, come vuole la tradizione, al principe bulgaro Boris I Michele (852-889) e poi allo zar Samuele, perché sicuramente più tarda (Bošković, Tomoski, 1961, p. 74) -, si tratta soprattutto di edifici a carattere religioso, riccamente affrescati e improntati, almeno tra i secc. 11° e 13°, all'architettura e all'arte auliche costantinopolitane.La cattedrale della Santa Sofia fu forse fondata dai ss. Clemente e Nahum, discepoli dei ss. Cirillo e Metodio alla fine del sec. 9°, ma venne certamente ricostruita nel sec. 11° dall'arcivescovo Leone, nei pressi di una distrutta basilica paleocristiana, nelle forme di una chiesa a tre navate, con cupola (poi crollata in un momento imprecisato), transetto e nartece. Nel 1317 l'arcivescovo Gregorio fece costruire un esonartece a due piani, di carattere palaziale, con porticati aperti retti da pilastrini e colonne, fiancheggiato da due torri. Alla metà del sec. 14° il corpo-scale della torre nord del nartece fu trasformato dal despota Giovanni Oliver in una cappella privata, senza che questo provocasse modificazioni all'esterno. Adibita a moschea dopo la conquista turca, tornò al culto ortodosso nel 1912. L'edificio, oggi coperto da una volta a botte leggermente archiacuta, è decorato da diversi cicli di affreschi, forse iniziati all'indomani della conquista bizantina nel sec. 11° e continuati in quello successivo. Nel catino absidale è effigiata la Madonna in trono che tiene in mano una mandorla nella quale è raffigurato il Bambino; nel primo registro compare la Comunione degli apostoli; al di sotto, tra le finestre, i patriarchi di Costantinopoli e altri santi. Fatto non comune, nell'abside del diaconico, oltre a S. Giovanni Battista, sono rappresentati alcuni papi, tra cui Leone I, Gregorio Magno e Silvestro; nella protesi compare invece il ciclo dei Quaranta martiri di Sebaste. Per quanto riguarda la rimanente decorazione del bema e delle navate, invece delle canoniche feste liturgiche si trovano scene non usuali, anzi talvolta uniche, quali un ampio ciclo della Vita di Abramo, la Liturgia di Basilio il Grande e l'Apparizione di Cristo a Giovanni il Teologo. Il nartece, i cui affreschi datano a partire dal 1200 ca. fino all'inoltrato sec. 14° e sono in parte opera del pittore Giovanni Theorianos, presenta un amplissimo ciclo di santi, non tutti identificabili, distribuito sui due piani e altre raffigurazioni sacre, come per es. i Concili ecumenici. La decorazione del piano superiore della cappella di Giovanni Oliver, con i ritratti dei donatori, di vescovi e di santi, spetta invece, almeno in parte, al pittore Costantino e a suo figlio Giovanni.La chiesa di S. Clemente, seconda per importanza solo alla Santa Sofia, fu costruita intorno al 1295 dal méghas hetaireiárches Proghon Sghuros e dalla moglie Eudocia, presumibilmente appartenente alla famiglia imperiale dei Paleologhi, secondo quanto riporta un'iscrizione a fresco posta sull'entrata. Inizialmente dedicata alla Vergine Períbleptos, ricevette l'attuale denominazione solo dopo la traslazione delle reliquie di s. Clemente alla fine del 14° secolo. L'edificio presenta una tipica pianta a croce greca inscritta con cupola centrale; protesi e diaconico sono poco profondi, il naós è preceduto da un nartece. Nel 1365 l'arcivescovo Gregorio aggiunse una sorta di parekklésion al lato nord e più tardi fu aggiunto un analogo corpo di fabbrica sul lato sud. Due torrioni posti ai lati del bema hanno finito per nascondere in larga misura alla vista il primitivo edificio, il cui paramento murario è, almeno nelle parti alte, realizzato in pietre e mattoni, questi ultimi disposti secondo un elaborato criterio decorativo.Anche questa chiesa è decorata da un importante ciclo di affreschi, in gran parte contemporanei alla sua edificazione, eseguiti in uno stile paleologo maturo, le cui esasperazioni lasciano però trasparire una variante provinciale. Per quanto riguarda il naós, il programma decorativo, oltre alle immagini canoniche della decorazione monumentale bizantina coeva, comprende anche i cicli della Passione e della Vita della Vergine, nonché altre scene evangeliche; le Storie di s. Giovanni Battista si trovano invece nel diaconico. Sulle lunette e sulle volte del nartece compaiono poi immagini simboliche della Vergine, il Cristo-Angelo, S. Giovanni Battista alato e altre immagini che illustrano opere di Giovanni Damasceno. In particolare, nella volta meridionale sono raffigurate le anime dei giusti tenute nella mano di Dio: insieme ai santi militari dipinti sui pilastri occidentali del naós, tali affreschi sono concordemente assegnati dalla critica ai famosi pittori Michele Astrapas ed Eutichio e costituiscono anzi la loro prima opera nota.Tra gli altri monumenti di O. bisogna inoltre segnalare le chiese originariamente a pianta triconca - forse databili alla fine del sec. 9° o agli inizi del 10° - dedicate a s. Panteleimone (costruzione oggi distrutta) e a s. Nahum; quest'ultima, posta nell'omonimo monastero che sorge isolato sulla riva del lago a km 30 ca. dalla città, venne ampiamente riedificata in seguito. Nel sec. 14° invece sorsero, o vennero completamente rifatti, vari edifici religiosi: S. Nicola Bolnička (ca. 1330-1340); i Ss. Anargiri (ca. 1340), ove fu attivo ancora una volta il pittore Giovanni Theorianos (Grozdanov, 1980, p. 189); la chiesa della Theotokos, nel vicino villaggio di Zaum (1361); la Vergine Bolnička (1365-1367); i Ss. Costantino ed Elena (ca. 1370-1380); la vecchia chiesa di S. Clemente, detta S. Clemente il Piccolo (1378); la Vergine Čelnika (fine del sec. 14°), già eretta nel sec. 11° in forme basilicali.È inoltre da menzionare una serie di chiese rupestri, tra cui spicca quella di S. Erasmo, che nella protesi ospita il monumentale ritratto di un sovrano bizantino del sec. 13°, forse Teodoro Angelo Comneno di Tessalonica (1224-1230; Ljubinković, Corović-Ljubinković, 1961, p. 111). Alcuni dei summenzionati edifici, tutti di dimensioni piuttosto ridotte, sono decorati con importanti cicli di affreschi che si spingono talora fino al 15° secolo. O. fu sede, invece, di un'importante scuola pittorica che produsse un gran numero di icone, alcune presumibilmente opera anche di Michele Astrapas ed Eutichio, oggi conservate in due raccolte principali, quella ospitata nel parekklésion meridionale della chiesa di S. Clemente e quella presente nel Naroden muz., galleria delle icone.
Bibl.:
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