Comune della prov. di Ancona (105,4 km2 con 31.814 ab. nel 2008, detti Osimani). Il centro è situato a 265 m s.l.m. a sinistra della bassa valle del fiume Musone. Il nucleo urbano più antico, racchiuso entro le mura duecentesche, sorge sulla sommità di un colle, sulle cui pendici, a S e a NO, si sono sviluppati i quartieri più moderni. Industrie alimentari, metalmeccaniche e dell’abbigliamento. Fiorente l’artigianato. Nel fondovalle dell’Aspio si trova il centro di O. Stazione.
Deriva l’origine e il nome da Auximum, colonia romana (2° sec. a.C.) e municipio (1° sec. a.C.); contesa durante le guerre civili, fu importante piazzaforte dei Goti nella guerra con i Bizantini (535-53) e occupata dai Longobardi dal 575 al 625 e dal 728 al 774, quando fu compresa nella donazione di Carlomagno alla Chiesa. Per tutto il Medioevo O. rivendicò contro i papi la propria autonomia parteggiando per l’Impero e, nel 14° sec., dandosi più volte in signoria. Con Albornoz tornò all’obbedienza della Chiesa, che le restituì la sede vescovile e i diritti cittadini (1368). Nel 15° sec. passò ai Malatesta, che la tennero fino al 1417; dal 1433 se ne impadronì Francesco Sforza, che vi stabilì il centro delle proprie operazioni nelle Marche e ne fu cacciato dagli abitanti (1443); dopo la breve signoria di Boccolino Guzzoni (1486-87), O. seguì le vicende della provincia delle Marche, alle dirette dipendenze della Chiesa fino al 1860.
Trattato di O. Stipulato tra Italia e Iugoslavia il 10 novembre 1975, dava piena sovranità ai rispettivi Stati nei territori che nel Memorandum di Londra (5 ottobre 1954) erano stati provvisoriamente assegnati in amministrazione (Zona A all’Italia; Zona B alla Iugoslavia), rendendo definitivi, con modifiche di poco conto, i confini ivi stabiliti. Oltre al trattato, gli accordi di O. contenevano un patto di cooperazione economica e vari allegati integrativi.